Messico, elezioni presidenziali di sangue: favorita la sinistra
Battute finali della campagna elettorale in Messico, dove il primo luglio si svolgeranno le elezioni più grandi della storia del Paese, con 3400 candidati alle presidenziali, politiche, al seggio di otto governatori, più quello di Città del Messico, e di 1600 sindaci. Elezioni che sono state segnate in questi mesi di campagna elettorale da una recrudescenza della guerra criminale, che dal 2007 ad oggi ha fatto 200mila morti in Messico, con oltre 120 politici, tra i quali decine di candidati, uccisi da settembre ad oggi. Per domani sono previsti i comizi finali dei quattro principali candidati alla presidenza. La maggior attesa è per quello di Andrés Manuel López Obrador, il già due volte candidato presidenziale che alla guida della coalizione populista di sinistra “Juntos haremos historia” è in testa ai sondaggi, che si svolgerà nel mitico stadio Azteca di Città del Messico. Un luogo fortemente simbolico, dal momento che è stato in questo stadio che l’attuale presidente Enrique Pena Nieto nel 2012 e il suo predecessore Felipe Calderon nel 2006 hanno tenuto i comizi finali della campagna che li ha portati alla vittoria. “Chiudiamo questa campagna con allegria e speranza”, è lo slogan del comizio finale del 64enne ex governatore di Città del Messico, che la stampa messicana chiama Amlo e l’Economist definisce “la risposta del Messico a Donald Trump”, impegnato nelle ultime tappe della campagna in Chapas e nel suo Stato natale Tabasco, dove ha iniziato la sua carriera politica alla fine degli anni Ottanta come leader locale del Pri. Ricardo Anaya – 39enne candidato del Pan, partito di centrodestra che segue, ma a distanza, Amlo nei sondaggi – invece ha scelto lo Stato centrale del Guanajauto per il comizio finale, nella città di Leon. Prima del comizio finale, Anaya terrà diversi comizi finali regionali, come quello che ha tenuto domenica scorsa di fronte al monumento dell’ Ángel de la Independiencia, nel centro della capitale. La legge messicana ha impedito una nuova candidatura di Pena Nieto, il giovane presidente telegenico che conclude il mandato con una popolarità bassissima, una corruzione ai massimi storici, mattanze di politici e giornalisti. Il Partito Istituzionale Rivoluzionario ha candidato Jose Antonio Maede, ex ministro degli Esteri e dello Sviluppo Sociale, giocando la carta del volto nuovo. Ma il candidato oficialista è solo al terzo posto nei sondaggi, e molto indietro rispetto al secondo. Per il comizio finale ha scelto lo stato settentrionale di Coahuila. “Da qui lo ascolterà forte il mondo: bisogna rispettare il Messico ed i messicani”, ha dichiarato la sua portavoce, facendo capire che si è scelto un luogo vicino al confine per dare una risposta a Trump ed alla sua aggressiva politica verso il Messico sulla questione dei migranti, del Nafta e dei dazi. Infine, il candidato indipendente Jaime Rodríguez , detto “El Bronco”, che è quarto nei sondaggi, ha deciso di giocare la carta della modernità e della multimedialità, annunciando per domani un “grande comizio digitale” sulle reti sociali.