Viri rieletto sindaco di Affile. L’Anpi lo portò in tribunale per Rodolfo Graziani
Non è arrivato all’80% che aveva pronosticato dopo la condanna, ma – insomma – certamente con il 54,93% dei voti la sua è stata una vittoria netta. Ercole Viri da Affile, testé riconfermato sindaco, si prende oggi quella rivincita che aveva ampiamente annunciato contro i processi mediatici e contro il processo vero e proprio che gli furono intentati con l’accusa di fare apologia di fascismo. Lui, Viri, insieme a due assessori, nel novembre dello scorso anno, fu condannato per aver voluto, da sindaco, onorare la memoria dei caduti in guerra, intitolando un sacrario-museo al più illustre dei soldati cittadini di Affile: il generale fascista Rodolfo Graziani, «il più grande condottiero affilano», ribadì Viri a condanna già comminata.
Inaugurato nel 2012, il sacrario divenne subito un caso nazionale, contro il quale si mobilitò tutto l’apparato antifascista nazionale, dai partiti del centrosinistra all’immancabile Anpi, che fu il soggetto promotore della causa in tribunale. La vicenda, dopo cinque anni, ebbe come esito giudiziario quella condanna da parte del Tribunale di Tivoli, che Viri bollò come «sentenza politica», spiegando di non essere affatto pentito e aggiungendo che «il problema dell’Italia sono i giudici politicizzati», altro che «fascismo». Lo stesso Viri, del resto, pronosticò in una intervista a Repubblica, che la condanna non avrebbe smosso di una virgola il consenso nei suoi confronti. Semmai, era la sua convinzione, gli avrebbe giovato. «Alle prossime comunali mi ripresento, prenderò l’80%», disse il sindaco, ricordando di essere stato già rieletto dopo l’edificazione del sacrario.
Oggi, si diceva, all’80% Viri non c’è arrivato, ma lo stesso ha conseguito una vittoria inequivocabile. Alla guida della lista civica “Insieme Uniti per Affile” ha mancato davvero per un soffio il risultato tondo del 55%, attestandosi al 54,93% e lasciando al palo del 45% lo sfidante Marino Frasca, sostenuto dalla civica “Progetto Affile”. «Gli affilani mi hanno premiato ancora una volta. E sono contento. Evidentemente sono soddisfatti del mio lavoro e, vivendo quotidianamente la vicenda che mi coinvolge, sanno che si tratta di una questione prettamente politica», è stato il commento di Viri al voto. «È stata ed è una condanna politica, lo sapevamo. Adesso andiamo in appello e poi, nel caso, in Cassazione che emetterà la sentenza definitiva e sono certo sarà a noi favorevole», ha poi aggiunto, spiegando che «io continuo a lavorare come ho sempre fatto, amministrando il Comune di Affile nell’interesse e per il bene dei miei concittadini». E il sacrario? «La struttura non è stata sequestrata o altro, quindi continuerò ad utilizzarla per eventi o iniziative. E poi è un museo e i musei raccontano la storia e basta. La sentenza non ha cambiato nulla, perché nulla c’era da cambiare», ha concluso il primo cittadino.
Benissimo, ottima vittoria. Ma nessuno si e’ preoccupato di portare in tribunale questi facinorosi di partigiani accusandoli di apologia di alto tradimento e terrorismo ??