Uno Bianca, Occhipinti è libero. Sconvolti i familiari delle vittime
Riceviamo da Massimiliano Mazzanti e volentieri pubblichiamo
Caro direttore, Marino Occhipinti, da ieri, è un uomo libero, uno che ha “saldato” definitivamente i suoi conti con la società. Chi è Marino Occhipinti? Forse, è bene ricordarlo a vantaggio dei lettori più giovani o che non hanno memoria delle imprese criminali della Banda della Uno Bianca, il sodalizio di rapinatori-poliziotti che insanguinò le strade di Bologna e della Romagna tra il 1988 e il 1994. Catturato assieme ai tre fratelli Savi e agli altri due componenti del gruppo, fu condannato all’ergastolo. Secondo i magistrati di sorveglianza di Venezia, però, il suo <ravvedimento> è <autentico> e merita di essere ulteriormente premiato con la liberazione anticipata. Ulteriormente perché, già dal 2012, era in stato di <semilibertà> e ammesso al lavoro esterno in una cooperativa della galassia di CL.
Ovviamente, quando la notizia si è diffusa, i familiari delle vittime della Banda della Uno Bianca sono stati colti da sconforto. E come dar loro torto? Che il <fine pena mai>, in realtà, non esista in Italia è cosa nota, ma i reati di Occhipinti possono <costare> solo 12 anni di carcere e 6 di semilibertà? Bisogna ricordare, infatti, come Occhipinti, tra gli assassini della Uno Bianca, sia forse il peggiore di tutti: è vero, ha ucciso una sola volta, è responsabile di solo uno dei 24 morti assassinati dalla banda da cui uscì praticamente subito, dopo quella prima rapina con omicidio; però, nei successivi sette anni di attività dei criminali, restando al suo posto alla Squadra Mobile di Bologna, mantenne il silenzio sui complici e, molto probabilmente, ne agevolò le imprese nefaste. Anzi, proprio il non aver mai esaurientemente spiegato il perché di quel lungo silenzio, mentre i Savi facevano stragi e rapine a più non posso, rende stonato quel giudizio della magistratura veneta: <ravvedimento autentico>. Basta andare a messa e confessarsi al sabato, per cancellare delitti e omertà così gravi? È veramente sufficiente l’atteggiamento di un vescovo progressista – quello di Bologna, Matteo Zuppi, il quale si è interessato personalmente al caso -, per cancellare sette anni di orrori? Ci sono ancora dei misteri da chiarire, in quella storia criminale – un paio almeno sono contenuti in documenti inediti che sono nella disponibilità della nostra testata – quale contributo ha mai dato Occhipinti per sciogliere questi dubbi? Non dovrebbe essere il dire tutta la verità l’essenza del <ravvedimento> di un criminale? O bastano veramente le manifestazioni pubbliche di contrizione? Perché se è vera questa seconda ipotesi, non ci sarebbe nemmeno bisogno dei magistrati di sorveglianza: casi psichiatrici a parte, quale criminale – dopo svariati anni di galera – non si pente, per aver buttato via la sua vita, magari per pochi mesi o pochi anni di perverso benessere? E chi, poi, non si <pente>, sapendo che questo gesto, così genericamente inteso, vale comunque un sostanzioso sconto di pena? <Rieducare> i carcerati, aiutarli a coltivare la speranza di una seconda possibilità è certamente giusto e obbligatorio, per un paese civile, ma ci dovranno pur essere dei limiti e delle regole ferree oltre che certe. Altrimenti, la sensazione è che la società, nei suoi deliri <politicamente corretti>, sia entrata in un corto circuito, tale da vedere un ergastolano non essere più tale dopo solo 12 anni di carcere; perfettamente libero dopo 18 e, per di più, con già bell’e pronta un’occupazione che manca ad oltre quattro milioni di italiani che non hanno mai rapinato e men che meno ucciso nessuno.
Inutile arrabbiarsi, troppo tardi. Cosa vi aspettavate da una dittatura rossa ( che indirettamente e’ ancora in carica ), loro decidono e loro fanno quello che vogliono. Mi fanno ridere, pardon, pieta’ quando dicono che in Italia ci sono troppi fascisti.
Italia /U.E. COMPLETAMENTE ALLO SBANDO !!!
Spiace leggere ormai persino da parte dei parenti delle vittime (…) che “i carcerati (tutti indistintamente ???) meritino comunque di essere rieducati e possano coltivare la speranza di una seconda possibilitá”.
Il Beccaria sosteneva dovesse esserci proporzionalitá e non abuso nell’applicazione delle pene. In sostanza una riedizione aggiornata della legge “occhio per occhio” che appunto fu creata con lo stesso fine: stroncare la vendetta e la sproporzionalitá tra l’ offesa subita e la conseguente pena applicata.
La pena É E DEVE ESSERE INNANZITUTTO, SOPRATTUTTO, SANZIONATORIA.
Cribbio, é cosí difficile capirlo ?
L’eventuale recuperabilitá o meno del condannato, comunque riservata ai delitti di minor grado, é un aspetto aggregato e SECONDARIO RISPETTO A QUELLO PRINCIPALE SANZIONATORIO.
Magistratura rossa-rossissima a ruota libera, media altrettanto rutili, tutti i gangli della societá sfasciati a dovere dalle metastasi sinistroidi e complice mollezza-ottusitá di chi, da destra, doveva battere i pugni per impedire tutto ‘sto schifoso degrado, non potevano che condurre a questo stato di cose: CLOACA MAXIMA !
BdV