Il dibattito sulle “Grandi Opere”, l’Italia non può morire di “localismo”
Riceviamo da Mario Bozzi Sentieri e volentieri pubblichiamo:
Caro direttore,
cosa c’è dietro il No alle Grandi opere, sbandierato – con un inusuale orgoglio “ideologico” – da Alessandro Di Battista, esule dorato a Puerto Escondido? Da dove nasce l’onda lunga del Movimento Cinque Stelle, che su questi No ha raccolto ampi successi elettorali ? Quali forze ed idee sono state assecondate?
Più che su un “progetto” di sistema, un ripensamento generale sui modelli e le modalità dello sviluppo economico-sociale , è il “localismo” ad averla fatta da padrone, nelle tante piccole e grandi “vertenze” che hanno interessato decine di opere infrastrutturali, da Nord a Sud. Non c’è solamente la Tav , la linea ferroviaria ad alta velocità italo-francese, o la Tap, il gasdotto trans-adriatico che deve trasportare il gas naturale dalla regione del Mar Caspio alle coste pugliesi. La partita delle infrastrutture interessa il Terzo valico, necessario al sistema portuale ligure, la Gronda autostradale genovese, la Pedemontana lombarda, quella veneta, la linea ferroviaria ad alta velocità Brescia-Padova, tanto per citare le principali opere in cantiere.
Il dibattito sui costi-benefici non lascia dubbi. Ora è il caso di andare oltre, evitando di cadere prigionieri delle piccole scaramucce locali, che tanti risultati elettorali hanno portato a qualcuno, ma che lungi dal porsi come un fattore reale di cambiamento, hanno finito per depotenziare gli interessi generali, rendendoli residuali e dunque incapaci di competere seriamente sul piano della crescita del sistema-Paese. Con idee del genere ad uscirne sconfitta è l’idea stessa di Stato, uno Stato che, nella logica contemporanea dei grandi numeri e dei grandi aggregati (territoriali, produttivi, urbani) deve essere deputato a “fare ordine”, a selezionare i micro particolarismi, ad individuare priorità e direttrici di sviluppo piuttosto che assecondare l’egoismo dei territori.
Ciò – sia chiaro – non significa sminuire il valore dell’identità locale, a cui gli italiani sono storicamente e culturalmente legati. Non coniugare però queste identità con un più ampio e complesso interesse nazionale, significa mettere a repentaglio la tenuta stessa delle comunità che si dice di volere tutelare e rappresentare. Significa favorire le microconflittualità, chiudendosi, ognuno, nel proprio “orticello”.
Le “radici” di una grande realtà nazionale, qual è l’Italia, non sono quelle delle tante, pur gloriose comunità locali, quanto soprattutto quelle che ci vengono dalla consapevolezza “patriottica” e “sovranista” di essere partecipi di un comune, più grande destino. Scriveva, con lucida sintesi, più di settant’anni fa, Ezra Pound: “Il localismo ? Va bene quando localismo non significa conservazione della vanità locale, della stupidità locale, della mano morta locale, della superstizione locale”. Di tutto, possiamo ben dire oggi, l’ Italia ha bisogno, fuori che di un localismo che significhi e magari coltivi conservazione, vanità, stupidità, mano morta, superstizione. Un localismo di questa fatta farebbe solo danni.
senza le grandi opere non ci sarà mai una ripresa e saremo destinati al fallimento più totale. L€ ci ha indeboliti, fermare la ripresa è un suicidio politico.
Le azioni di governo del M5S non sono altro che la dimostrazione che il movimento è di estrema sinistra e quindi ancor più incomprensibile che abbiano fatto un governo con la Lega.
Questo mi ricorda il ponte sullo stretto, allorché furono fatti gli stanziamenti e ci si accingeva a iniziare i avori, la sinistra golpista dirottò i finanziamenti nelle proprie tasche… un crimine che nessuno ha perseguito e che la MD, invece, ha occultato… il M5S sta facendo la stessa cosa, con l’aggravante che i lavori della TAV sono molto avanti e che quindi i miliardi spesi non possono nemmeno essere dirottati altrove.
Dicono che ci sono altre emergenze, giusto, ma anche i bambini sanno che senza riprenderci la sovranità monetaria, non può essere fatto nessun investimento a vantaggio del popolo.
Non volete riprendervi la sovranità monetaria? ale, continuate ad essere servi della UE che vi ha imposto il pagamento di oltre 40 miliardi l’anno per trattato salva stati, continuate ad essere servi degli USA sborsando miliardi all’anno per finanziare la più potente arma di distruzione di massa, usata dai terroristi USA che corrisponde al nome NATO.
Sebastiano,
anche per me la via maestra o meglio (per quel che riesco a vedere/pensare) l’unica via
è quella della sovranità monetaria
conditio sine qua non per una – “Rinascita Italiana” –
Mi sembra di aver capito, però, che non s’intende abbandonare la trappola euro,
tanto che questa possibilità non è insirita nel contratto di Governo firmato fra Lega e M5s.
Alcuni Deputati e Senatori della Lega si sono battuti e molto, con argomentazioni INECCEPIBILI
a favore dell’abbandono dell’Euro (piccola digressione; FDI troppo, troppo, troppo tiepida sull’euro)
ma non sono riusciti, almeno in questa fase, a far convergere e/o convincere il M5s, per cui, l’uscita dall’euro è stata accantonata per ora (spero proprio non abbandonata).
I poteri forti e i milioni di miliardi di € sono tutti schierati a favore dell’euro quindi…estote parati (il grande scontro sarà quello delle euro-pee, dove si gioca il destino del Sovranismo populismo vs. Globalismo elitarismo.
Ad oggi, io non credo si possa riuscire a fare ciò che nel programma è scritto
reddito di cittadinanza, flat tax, fornero abrogazione per mancanza di copertura economica (a tal proposito sarà necessario e significativo il passaggio Costituzionale atto all’abrogazione dell’obbrobrio del c.d. Pareggio di Bilancio che impedisce la Spesa Pubblica a Deficit (Monti sarebbe da processare solo per questo).
Infatti il nuovo paradigma, di questo Governo, e che io approvo in pieno è quello di:
“Sviluppo del PIL attraverso investimenti (spesa pubblica)”
evidenziando che i c.d. costi (parola urticante per i liberisti) pubblici sono, in realtà degli investimenti,
contrapponendosi al vecchio ed eterodiretto dogma della Decrescita Felice (strage di massa) attraverso – l’Austerità tout court.
Forse i minibot potrebbero consentire di attraversare questo periodo di forti contrasti economici
fra lobby bancarie che foraggiano liberismo (con tutti i corollari che conosciamo, fra i quali, la tratta degli schiavi) e il Sovranismo che indica nel Benessere della Nazione l’unico dovere, non solo morale, di chi è designato dal Popolo al Governo.
Siamo in un periodo cruciale nel quale serve il maggior consenso possibile (e la più limpida, chiara ed estesa divulgazione dei fatti contingenti).
Nessuno di noi conosce gli scenari futuri ma almeno, oggi, una flebile speranza l’Italia se l’è guadagnata attraverso la Democrazia supportata dalla nostra meravigliosa Carta Costituzionale.
lucida disamina, come non dare torto a ciò che è scritto nell’articolo e ciò che è detto anche da Ezra Poud (uno dei più grandi pensatori del novecento, fin troppo a lungo misconosciuto…)
Basta frazionamenti, divisioni, basta localismi (ma con la Lega che nasce per questo, anche se, forse, ha capito che è una modalità dei Globalisti per indebolire le Nazioni ed assoggettarle, sarà dura…questo è l’unico punto debole, debolissimo della lega)
La Nazione è una ed indivisibile
via alle Grandi Opere Italiane
per ridare lustro e dignità ad un Popolo capace, capacissimo ma spesso al centro di “esperimenti” economico-sociali da parte delle elite sorosiane…
Il Sud in particolare ha bisogno, più bisogno di tutti di questi interventi intelligenti per farlo ripartire e così far ripartire, davvere, l’Italia tutta.
Laura, non solo il SUD ma tutta l’ITALIA ha bisogno di interventi pubblici, ma quello che non capisci è il come realizzarli e te lo dico con 2 sole parole… SOVRANITA’ MONETARIA.. ti dice niente?
Tra l’altro non dimenticare che quando i golpisti del PD dirottarono i miliardi stanziati per il Ponte dello Stretto, non lo hanno fatto a vantaggio del popolo ma solo per le loro tasche, significa che bloccare la TAV serve solo ad arricchirsi sulle spalle del popolo.