Briatore contro «il turismo in ciabatte»: «Fa male all’Italia. Serve puntare sul lusso»
Lui, Flavio Briatore, lo ripete da anni: così il turismo in Italia non funziona. E ora i numeri sembrano dargli ragione: Gallipoli quest’anno ha registrato il 25% in meno di presenze, con punte del 40% a luglio; la Riviera Romagnola ha chiuso a meno 10%; solo un po’ meno peggio è andata la Toscana di Forte dei Marmi e di Viareggio con una flessione intorno all’8%. «Il problema è che noi non investiamo nel turismo, gli altri Paesi sì», ha commentato l’imprenditore, dando la sua ricetta per il rilancio: più infrastrutture, meno burocrazia, servizi all’altezza dell’esborso richiesto, capacità di fare sistema. Con un obiettivo: lasciar andare «il turismo in ciabatte» e puntare sul lusso.
«Il punto è che il turismo in ciabatte non dà niente al territorio né basta a trasformare un Paese o una regione in una destinazione appetibile», è stata la riflessione dell’imprenditore affidata a una lunga intervista a Libero. Il turismo di lusso, invece, per Briatore, «lascia cose importanti sul territorio, porta soldi che fanno il bene di chi lì vive e lavora». Ma per attirarlo «occorrono investimenti, e molti hanno paura a investire in Italia», dove bisogna vedersela con «vincoli burocratici e assurde leggi regionali». Servono servizi all’altezza, mentre noi «ci culliamo sul fatto che il nostro mare è bello, senza pensare che il mare è molto bello anche altrove». Quanto ai costi, per Briatore, il problema è tutto legato a quello che si offre: «Se tu offri un servizio valido, la gente non si lamenta dei costi. E questo vale per tutti i tipi di offerta, dal turismo di lusso ai campeggi». «Il problema – ha sottolineato – è che spesso in Italia le camere sono over prize, cioè sono care ma vecchie».
«Stiamo sprecando una grossa opportunità: ad agosto la gente va in vacanza, ma quello stesso mese tanta gente potrebbe trovare un’occupazione. Penso a lavapiatti, camerieri…», ha aggiunto Briatore, a sua volta imprenditore del turismo con diversi locali, fra i quali il più noto resta forse il Billionaire di Porto Cervo. «Investirebbe ancora in Italia?», gli ha chiesto il cronista. «A investire ormai ci ho rinunciato», è stata la confessione di Briatore, che – benché insoddisfatto della politica e fortemente scettico sulla scelta di questo governo di accorpare le deleghe sul turismo al ministero dell’Agricoltura – esclude un suo impegno in politica, magari come sottosegretario al Turismo: «Alla politica non ci penso neppure».
Starà anche sulle scatole a tanti, ma sa il fatto suo! Anche Marchionne ha fatto per l’Italia cose incredibili e solo l’anticipata uscita di scena non consentirà i fuochi d’artificio finali.
Questi imprenditori illuminati, partiti dalla gavetta la più bassa immaginabile al pari di olivetti, lamborghini, ferrari e tanti altri, (quelli buoni non i benetton) che hanno lavorato per tutti, non SOLO per se, sono a tutti gli effetti un patrimonio per i paese ed andrebbero attentamente ascoltati, essendo proiettati molto in avanti rispetto al resto! Briatore ha ragione piena, detto molto volgarmente meno ciabatte in quantità che lasciano traccia della loro presenza nei wc con poche stelle e stressano il paese ed i pochi soldi che spendono restano a quattro gatti e; più mocassini pregiati in pelle of course e turismo di vera qualità, se ne gioveranno tutti !