La politica all’altezza delle sfide culturali: una partita tutta da giocare
Riceviamo da Mario Bozzi Sentieri e volentieri pubblichiamo:
Caro direttore,
tra il disinteresse, proprio dell’idea liberale laissez faire, laissez passer, e il collateralismo, tipico della vecchia egemonia di stampo gramsciano, c’è una “terza via” per ripensare il rapporto dell’area, politicamente vasta, di centrodestra e il mondo intellettuale? Il tema non è nuovo. Ma il fatto che continui a riproporsi – di stagione in stagione – conferma che l’argomento è tutt’altro che superato. Diciamo allora che va “revisionato”, alla luce dei più recenti avvenimenti.
Intanto prendendo atto che ormai le storiche appartenenze della sinistra, culturalmente organica, si sono sfarinate, rendendo palesi le sue congenite debolezze. Gli appelli, le rettifiche, gli inviti a cambiare temi e mentalità, diffusi, da sinistra, negli ultimi mesi, confermano il venire meno dei vecchi richiami ideologici.
Al bando perciò i complessi d’inferiorità da parte di chi con quel mondo nulla ha mai avuto a che fare. Alla presa d’atto occorre però fare seguire una risposta metodologicamente all’altezza della sfida, soprattutto a livello politico, evidenziando le debolezze strutturali dell’area vasta di centrodestra, inconsapevole della sfida culturale e quindi delle necessarie contromisure sul tema, anche laddove potrebbe da subito incidere, a cominciare dalle amministrazioni locali.
A pesare è il già ricordato complesso d’ inferiorità verso la cultura di sinistra o meglio verso i suoi storici esponenti, in una logica di sostanziale continuità gestionale; a seguire il disinteresse da parte dei partiti di centrodestra rispetto alle tematiche culturali; la non-volontà ad incidere sulla programmazione; il permanente isolamento delle realtà culturali non conformiste (di area liberale, cattolica, nazionale).
Quello che emerge è che – a livello amministrativo – ci si accontenta di tagliare qualche ramo secco, rivendicando la “buona amministrazione”. Poco o niente sui temi, sugli autori, sulle visioni in grado di alzare il livello della sfida. Eppure gli argomenti non mancherebbero. Pensiamo alla riscoperta e celebrazione delle tradizioni e quindi alle radici culturali delle diverse realtà locali; alla rottura dei bassi orizzonti del materialismo antistorico, del mercantilismo sradicato, del profitto senz’anima; all’etica del bene comune, del sacrificio e della gratuità nel mondo della cultura, individuando nell’arte e nella bellezza valori assoluti e non mercificabili o strumentalizzabili; guardiamo ai giovani, artefici di una cultura rinnovata, capace di creare simboli identificativi profondi, partecipe della nostra tradizione artistica, teatrale, musicale ed insieme capace di aprirsi alle sfide della modernità.
Qualcuno vuole provare ad accettare la sfida, declinando “linee di vetta” e buon governo? Non è difficile. Basta crederci e iniziare a lavorare di conseguenza, connettendo amministrazioni (regionali, provinciali, comunali), realtà associative non conformi, singoli intellettuali. Intorno a questa volontà può essere attivata una vera e propria filiera culturale nazionale , in grado di collegarsi, scambiando esperienze e realizzazioni. Senza sovrapporre livello culturale e livello politico. Ma nella consapevolezza che – per chi crede al valore delle idee e dei principi – la partita è, in fondo, la stessa. L’importante è iniziare a giocarla.