C’è chi mette la camicia nera a Che Guevara. E a destra scoppia il caso
Ma insomma il comandante Che Guevara a chi appartiene? All’immaginario pop (gadget, magliette, spillette, accendini), alla sinistra doc, alla destra che gioca a sparigliare le icone consolidate con incursioni in campo “nemico”? O è quello che cantava Gabriella Ferri, “Addio Che/la gente come te/non muore nel suo letto/non crepa di vecchiaia”.
Decisamente stucchevole e datata la polemica di queste ore sul copyright di Ernesto Che Guevara dopo il post pubblicato su Facebook da Gioventù nazionale in occasione dell’anniversario della morte del guerrigliero argentino. Accanto all’immagine storica del Comandante, basco nero e sigaro, la scritta “E se vale la pena rischiare io mi gioco anche l’ultimo frammento di cuore”. Insomma un omaggio, insolente forse, a Guevara per lo slancio da sognatore e avanguardista, il “guerrillero heroico”. Non un “fascista immaginario” né un “camerata suo malgrato”.
A destra scoppia il caso Che Guevara
E scoppia lo tsunami: destrorsi duri e puri che si sentono traditi dalla “vergognosa” provocazione che minaccia l'”identità, esperti di comunicazione che bacchettano i ragazzi di Fratelli d’Italia per lo scivolone, compagni gonfi di bile che sobbalzano dalla sedia “è roba nostra, non si tocca”. Ventiquattr’ore di polemiche virali, di tifoserie contrapposte per quello che la stampa, un po’ ignorante e molto distratta, giudica un corto circuito ideologico. Tutti spiazzati, in tanti a strapparsi le vesti, a cominciare dal notabilato di destra che ricorda a quegli irresponsabili di Gioventù nazionale che il Che era un criminale comunista. Come per Pasolini, per De André, per Guccini, per Gaber la tentazione di tirare per la giacca questo o quel personaggio per farne proprietà esclusiva di una parte è sempre in agguato, anche dopo mezzo secolo. I quotidiani si sbizzarriscono a leggere nel post un cambio di passo da osservare, monitorare, attenzionare, sempre alla ricerca di restyling inesistenti e abiure. “Che Guevara diventa un’icona di destra”, titolano. Pochi argomenti e scarsa fantasia, la stessa di quei diligenti cronisti che a ogni congresso del Msi, di An, del Pdl cercavano tra gli stand dei libri il titolo sbagliato, tra i gadget in vendita la mascella del Duce e la croce celtica o, ancora peggio, si stupivano della modernità dei giovani congressisti (“però non mangiano i bambini“, ecco lo scoop).
Una provocazione lunga 30 anni
Ma la provocazione dei fratellini d’Italia viene da lontano. Ed è addirittura datata, quasi un omaggio postumo ai loro “maestri”. Viene da una stagione post anni di piombo, metà degli anni ’80, in cui la destra giovanile va all’assalto dei luoghi comuni, vuole uscire dalle fogne, sperimenta nuovi codici e nuove antropologie. La Nouvelle droite francese, la Voce della Fogna, la “metapolitica”, l’ecologia. Un po’ guasconi, un po’ goliardi, quei giovani rompono gli schemi destra-sinistra nel nome di “tutti gli uomini di valore sono fratelli”, titolo di una pagina della rivista undergound Morbillo che osava piazzare Che Guevara accanto a Nietzsche. Gli anni della sfida al linguaggio severo dei parrucconi del Msi, con i teoremi della doppia pena di morte e certi tic impresentabili del pianeta post-fascista. Erano gli anni dei convegni all’Università contro la violenza con Antonello Trombadori, dei gruppi di studio su Gandhi e Pier Paolo Pasolini, maltollerati dall’establishment di partito che guardava con simpatia a Pinochet, gli anni dei manifesti di Fare Fronte per il contropotere studentesco con l’immagine di Che Guevara e la scritta “Sparare sulla burocrazia… Il gusto di trasgredire la tentazione di fare”. Correva l’anno 1988. E fa un certo effetto vedere trent’anni dopo quotidiani e settimanali, parlamentari di lungo corso, esperti internauti arrampicarsi intorno alla tessera di partito del Che.
Dal ’68 a Gioventù nazionale
Nel 2009 un saggio dal titolo “Ernesto Guevara mito e simbolo della destra mi- litante” si concentrava sulla parabola del guerrigliero argentino che da icona pop, testimone dell’utopia rivoluzionaria, passava nelle mani della destra. Oggi gli autori del post “incriminato” spiegano che la tensione di Guevara «è la stessa di Pound anti-usuraio, è la stessa di Enrico Toti e dei migliaia di giovani che sulle pietraie del Carso sono morti al grido “Viva la Patria! Viva l’Italia”» e che la scelta di «commemorare la morte di un “sognatore e di un avanguardista” spaventa solo chi vuole continuare a vivere nella logica degli opposti estremismi senza voler superare l’ostacolo». Ma prima di loro ci sono i sessantottini dalla “parte sbagliata” che a Valle Giulia sventolano il Che, c’è la rivista l’Orologio di Lucianoi Lucci Chiarissi, l’occupazione dell’università di Firenze del Fuan nel 1961. C’è persino il medievalista Franco Cardini, eretico nella sua lettura controcorrente dell’esperienza cubana di Fidel Castro e del Comandante Che Guevara. Insomma dov’è lo scandalo?
Spiegatemi una cosa allora? La Meloni che rimbrotta questi ragazzi? Quindi per la Sabatini anche la Meloni é una parruccona….
Ho vissuto in Argentina e Brasile e girato per quasi tutto il sud America e di Ernesto ne ho sentite molte. L’unica vera sua fede era la sua propria fede. Non amava ne il comunismo ne la destra (nulla a che vedere con il fascismo). Aiuto’ vari Paesi del Sud America nella lotta per la liberta’. A braccio con Castro che lo segui’ nei suoi ideali di sinistra e fu anche ospite della Russia per capire cosa voleva Castro. Non si pronuncio’ mai per nessuno e questo disturbo’ molto i Boliviani che decisero di farlo fuori. Le varie versioni sulla sua storia dipendono da chi le ha scritte e da come lo vedevano. C’e’ ancora in Uruguay chi lo conobbe e lotto’ accanto a lui. Costui puo’ senza dubbio, dire di che pasta era fatto Ernesto e quello che pensava e credeva. Oggi chi in Italia lo vuole usare come personaggio di una possibile fede politica…….. sbaglia, Ernesto lotto’ per un Mondo lontano da quello che noi crediamo e vogliamo, eguagliarlo ad una destra o ad una sinistra e’ solo fantasia.
Fu il primo ad organizzare un lager per lo sterminio degli omosessuali. Dopo Stalin ed Hitler, contemporaneamente a Mao.
IL proibizionismo ha dimostrato di essere un grossolano errore, chi la vuole, è meglio che compri una canna in un negozio autorizzato, che prenda m**** dai marocchini & company… RIPETO, il proibizionismo ha sempre alimentato mafia, camorra e ndrangheta, è sempre stato sotto gli occhi di tutti ! Poi, il Guevara, si chiamava solo Ernesto, l’appellativo di “el che ” gli veniva dato da chi lo indicava, “che”, vocalmente cè, è usato nei bassifondi del porto a Buenos Aires, ed è il modo di chiamare chiunque , del quale non si conosce il nome… Era lui che chiamava tutti “che” di conseguenza fù identificato come colui che chiama tutti “che” … “el che!” Giusto perché si sappia.
BEH, IO HO SEMPRE AMMIRATOILCOMANDANTE, UNO CHE, IN UN MONDO DI FUNZIONARI E RIVOLUZIONARI DA BALCONE, INVECE DI GODERSI UNA CARRIERA DA APPARATCHNIK; RIPRESE I FUCILE E ANDÒ A RISCHIARE LA GHIRBA, RIMETTENDOCELA PURE.ERNESTO GUEVARA DE LA SERNA DICEVA DI ESSERE KOMUNISTA, E MAGARILO CREDEVA PURE, MA LA SUA OPERA È STATA QUELLA DI UN NAZIONALISTASUDAMERICANO, CHE VOLEVA LIBERARE IL CONTINENTE DAL KOLONIALIMO USA. UN PATRIOTA CONTINENTALE, INSOMMA, CON MOLTI PUNTI DI CONTATTO CON NAZIONALISTI TRADIZIONALI E FASCISTI CLASSICI: ALTRO CHE FESTZE DELL’UNITÀ E KOMPAGNI CHAMPAGNE E TARTINE AL KAVIALE!
Prima di essere questo o quello,Che Guevara era un criminale,insieme all’amico Fidel,il quale lo fece assassinare
hanno ragione ad indignarsi, sono fascisti rossi, e debbono portarla rossa, milioni di morti sotto di loro nel mondo, i fascisti neri che loro citano, non esistono piu dal dopoguerra ma a loro serve far finta che esistano, comunque di fronte a loro sono bambini in fasce, quelli della seconda guerra, tralaltro storia distorta dal potere per il plagio del popolo.
Una nuova ventata di ignoranza, spero voluta provocatoriamente? Se così non fosse ci sarebbe da preoccuparsi perché sarebbe ignoranza di quelle abissali filtrata da idiozia galoppante: come può un pluriassassino – almeno 147 omicidi eseguiti personalmente – essere preso ad esempio ideale della nostra rivolta? Come può un essere, etichettato come “porco” dai suoi stessi compagni non solo per l’odio della pulizia personale che mostrava, essere portato ad esempio di militanza? O nelle nostre file abbiamo degli infiltrati ormai incistati oppure è in corso una epidemia di meningite non ancora riconosciuta. A me basta “Jim dagli occhi verdi” e quasi avanza.
Quanta confusione e quanta disperata e desolante ricerca di miti di riferimento (come se i NOSTRI non fossero stati o non siano sufficienti ad una visione del mondo per il quale valga la pena di lottare). Mi ricordo che, al tempo, in questione, eravamo TUTTI incondizionatamente dalla parte dei rangers boliviani che davano la caccia a questo terrorista!!
Il Dott.Ernesto Guevara ,medico della buona borghesiaArgentina,politicamente non ci appartiene.Guardiamo a coloro che nel 1915-18,diedero il sangue alla Patria,agli eroi di El-Alamein nonché ai giovani che scelsero liberamente di militare nella RSI.
E’ giusto che la canabis sia legale e che venga venduta in negozio, e non a contrabbando. (meno spacciatori)
Scoprire che per oltre 40 anni (ne ho 54) non ho capito un kaiser mentre spiegavo alla gente (e a mio figlio di 10 anni) che costui è stato uno dei peggiori terroristi comunisti è un trauma. Che succede?
Che Guevara, medico argentino, è assieme a Mark ed Hengel la vergogna della classe media a cui appartenevano, traditori della liberaldemocrazia.
Io non mi scandalizzo della scelta di idealizzare anche a destra Che Guevara. Si sa i giovani sono così vivono con entusiasmo la loro vita e magari non sempre conoscono a fondo la storia . Mi meraviglio invece di chi scrive : l’autrice lavora per un giornale Il Secolo d’Italia che è stato l’organo del MSI per tantissimi anni e che avuto direttori e firme prestigiose. Il Secolo d’Italia di oggi esiste solo ed unicamente perchè sono esistiti quegli uomini che hanno lavorato, si sono sacrificati, hanno sofferto ed hanno anche prodotto raggiungendo risultati inimmaginabili per quei tempi.Quindi io mi ribello perchè non è consentito dare dei “parrucconi” a questa gente . Posso accettare il nuovo, non posso accettare la voglia di cancellare le radici e comunque è inammissibile usare certi termini su un giornale che dovrebbe fare riferimento al mondo della Destra .La Fondazione AN dovrebbe meglio vigilare sul suo giornale e certi giornalisti dovrebbero essere meno ignoranti, dal verbo ignorare, come diceva una volta Almirante, e soprattutto non dare certi gravi giudizi, soprattutto se non si ha dimostrato di saper fare quantomeno allo stesso livello di quelli che lei offende !! Sono necessarie scuse da parte di tutti a cominciare dal Direttore che già altre volte ho criticato,passando per l’autrice e per il Cda della Fondazione AN . Non si sputa nel piatto in cui si mangia e soprattutto maggiore rispetto per i nostri eroi, perchè coloro che hanno vissuto in quegli anni possono essere considerati eroi né più né meno del Che!!!! Giuliana de’Medici Non so dove sarà pubblicato questo mio intervento ma vi prego di pubblicarlo sul Secolo d’Italia come precisazione
Io sinceramente mi scandalizzerei molto di più venendo a sapere che il partito che più di tutti gli altri ha intrapreso la sacrosanta lotta a tutte le droghe legali e illegali ,leggere e pesanti si faccia finanziare da aziende produttrici di cannabis legale ovviamente ma pur sempre cannabis.Vorrei tanto sapere cosa ne pensa il deputato Donzelli che poche settimane fa in un articolo del Secolo si è giustamente indignato per i molti negozi legali di cannabis che stanno nascendo come funghi nelle nostre città.Nessuna smentita da parte di Meloni o La Russa almeno per ora ma e dico ma se la notizia venisse confermata ci sarebbe da riflettere sulle parole coerenza e ipocrisia.