La prima proiezione delle elezioni nel land tedesco dell’Assia ha tutta l’aria di una batosta, la seconda in 15 giorni dopo quella della Baviera, per la Cdu di Angela Merkel e per i socialisti della Spd. I dati infatti diffusi dalla Zdf confermano sostanzialmente i dati degli exit poll. La Cdu è al 27,4 per cento (oltre 10 punti in meno rispetto alle elezioni di 4 anni fa), la Spd al 19,8 per cento (la perdita è più o meno la stessa) per cento. Volano invece i Grünen (i Verdi) dati al 19,7 e la destra radicale di Alternative für Deutscheland (AfD) che con il 12,8 per cento entrano per la prima volta nel Bundesrat dell’Assia. I liberali del Fdp si attestano al 7,2 per cento, la sinistra del Linke al 6,6 per cento mentre altre formazioni minori arrivano al 6,5 percento.
La Cdu della Merkel perde il 10%. Male anche l’Spd
La secca sconfitta della Cdu, che nel land ha governato con i Verdi, e dell’Spd mette a serio rischio la tenuto della Grosse Koalition che governa a Berlino. I Cristiano-democratici della Merkel e i socialisti guidati da Annalena Baerbock e Robert Habeck sono ora sotto il 40 per cento e quindi chiaramente minoranza nel Paese. L’Assia, poi, è uno dei land più importanti dell’intera Germania. Vi si trova Francoforte, sede della Bce ma soprattutto capitale finanziaria del Paese. L’Assia è una delle locomotive dell’economia tedesca. Qui il tasso di disoccupazione è al 4,4 per cento, al di sotto della media nazionale. Dal punto di vista politico, Francoforte è stata anche la culla dell’Afd, il movimento che più di ogni altro si è intestato in Germania la battaglia anti-europeista.
A rischio la Grosse Koalition con i socialisti
Di certo farà riflettere la circostanza di un voto tanto penalizzante per la Cdu e così premiante per i Verdi nonostante i due partiti abbiano condiviso nel land dell’Assia la medesima responsabilità di governo. Ma si tratta di un risultato che a maggior ragione autorizza a ritenere che la crisi investa direttamente i partiti storici, a cominciare da quello della Merkel per finire ai socialisti, considerati ormai troppo establishment per dare rappresentanza alle nuove esigenze che salgono dalla società tedesca, in linea – del resto – con quanto si sta verificando nel resto d’Europa.