La repubblica dei vinti: il romanzo corale dei disobbedienti della Rsi
Sono le storie degli italiani a Salò, raccolte dalla loro viva testimonianza. Un libro documento, ma anche un racconto a più voci: s’intitola La repubblica dei vinti (Marsilio, pp. 351, euro 18). L’autore, Sergio Tau, è un regista teatrale. Lo scrittore Pietrangelo Buttafuoco, nell’ampia prefazione, parla di “racconto di dolore, ferocia, accanimento e vendetta… racconto di un cambio si sorte: i vincitori si mutano in vinti…racconto delle tante facce dell’animo umano“. Il fascismo sta nella storia, ragiona Buttafuoco, e là lo si deve e lo si può interrogare. Ciò che sopravvive nella cronaca è commedia e parodia, è un “babau polemico” ad arte tenuto in vita dagli antifascisti.
Ma nel libro di Sergio Tau parlano voci di onore e di tragedia, echi di ribellione, parole di rettifica del fango gettato sui vinti per decenni. Vinti che nel frattempo sono morti, e che hanno fatto in tempo a raccontare all’autore gli ideali che li hanno sorretti quando sono diventati sopravvissuti, reduci di una disfatta epocale.
Dunque c’è Edoardo Sala, capitano dei paracadutisti della Nembo, che raccoglie i nastrini tricolore per terra, dove sono caduti dopo il saccheggio di alcuni negozi seguito all’8 settembre. E c’è Mario Abriani, della Divisione San Marco, che durante la permanenza nel campo di prigionia di Coltano tiene il lutto al braccio, come tutti quelli della Folgore, c’è don Guerrino Fabbri, del reparto bersaglieri volontari Benito Mussolini, c’è Pio Filippani Ronconi, che si arruola nelle SS italiane dopo avere fatto parte del reggimento di fanteria Pasubio: “Io – racconta – sentivo il dovere di vendicare questi uomini i quali, scampati alla morte e al freddo della Russia, ritornati in Patria e con la possibilità di andarsene a casa, vennero invece ammazzati per puro sadismo dagli Alleati, cosa che fino ad adesso è stato proibito dire“.
E ci sono anche quelli che furono deportati in Germania per essere lì addestrati, trattati con sospetto, come soldati sui quali aleggia lo spettro del tradimento. Racconta Giancarlo Leonardi: “Il 1 aprile 1944 siamo partiti anche noi. La Brigata Nera ci ha scortato fino alla stazione con i mitra spianati. La tradotta non portava bandiere. Non c’era entusiasmo. Non c’era gente. Niente fazzoletti.Nella notte si è sentito un rumore di aerei. Il sergente maggiore Luigi Boizzi mi ha detto: “Ci sei stato tu sotto i bombardamenti?Hai visto con quale impegno e quale odio distruggono? Non ti dice niente? A me sì. Io devo fargliela pagare. Li ucciderò tutti. Tutti!”. E’ un volontario, studente in legge, ha fatto trenta mesi di Jugoslavia. A Borgotaro gli hanno bruciato la casa. I suoi erano dentro quella casa”.
Ci sono i racconti degli ex ragazzi della Decima. Franco Grazioli, le cui memorie sono in uscita per le edizioni Mursia: “Eravamo giovani e pieni di orgoglio”. Lo scrittore Adriano Bolzoni che rievoca i canti dei giovani del Barbarigo, il giornalista Ugo Franzolin che racconta la fine eroica del comandante Alessandro Tognoloni, pistola in pugno contro i carri americani. E l’indomita ausiliaria Raffaella Duelli: “Quando siamo entrati a Padova noi donne del Barbarigo eravamo rimaste in quattro. E la gente, che ce l’aveva proprio con noi, si è messa a urlare più forte: “Massèle!“, “Coppèle!“, “Le g’ha rovinà l’Italia“.
Sono “i vinti oggi diventati fantasmi”, usciti dalla guerra con la consapevolezza di non poter tornare alla vita normale, convinti in ogni caso di avere agito per amor di patria. L’Italia che, come scrive Buttafuoco, ancora si nega alla pacificazione. L’Italia che li vuole “comunque espunti da ogni edificante narrazione” nonostante le loro storie siano storie di italiani. Disobbedienti e pazzi, ma italiani.
Sempre e solo per l’onore contro i traditori della nostra PATRIA
Semper Fidelis !
Ho comprato il libro leggerò con passione ciò che ho vissuto in camicia nera.
….l’innaffiatore innaffiato…. ovviamente lo “scandalo” di Littoria è per il manifesto esposto dal signor Tripodi (e non Trizzino, anche lui caro al nostro ricordo). Il Duo magari il Suo, i costrutti i coscritti, evidenti errori da informatica … e vista calante….
Se non ci fosse stata la Repubblica Sociale Italiana ad attenuare la rabbia nazista nei confronti di chi aveva tradito cosa ne sarebbe stato della nostra Patria?
Buongiorno.. Libro di sicuro interesse, anche se noi, figli loro, già conosciamo il reale svolgersi di quegli eventi, nonostante i 75 anni di menzogna propinata dai “libertà”.
Un solo appunto: l’estensione della recensione, come anche il signor Angelo Trizzino di Littoria, dovrebbero rivedere un progettino il calendario. Lo storico discorso del Lirico è del Dicembre ’44 (quindi il manifesto che ha suscitato lo scandalo degli ignavi non può appartenere alla famiglia dal ’43; le Brigate nere, nate dalla militarizzazione del Partito ad opera del Duo Segretario nel luglio del ’44, non potevano costituire scotta ai costrutti inviati in Germania per la costituzione delle Divisioni del nuovo Esercito Nazionale Repubblicano). Dettagli, che non cambiano comunque la sostanza di quegli uomini e quelle donne che hanno dato dimostrazione di amore per la Patria dolente
la cosa peggiore fatta all’italia dal fascismo è stata ,appunto, la guerra CIVILE…COME MI DEICEVA MIO PADRE PRIGIONIERO FINO AL 1946
COMPRERO’ IL LIBRO!!!!!
Onore imperituro a Chi non ha tradito! Per l’Onre d’Italia e della Tradizione