I comunisti uccidono Annarumma: così iniziano gli anni di piombo (video)

19 Nov 2018 17:47 - di Antonio Pannullo

 

annarumma-ponteggi

Nella foto scattata quella mattina in via Larga a Milano, si vedono chiaramente i manifestanti comunisti armarsi dei tubi Innocenti (larghi 6 centimetri) dai vicini ponteggi. Sarà con uno di questi tubi che assassineranno l’agente Annarumma.

 

 

 

 

 

 

 

L’omicidio dell’agente di polizia Antonio Annarumma, da parte di manifestanti dell’estrema sinistra il 19 novembre 1969, aprì le porte dei cosiddetti anni di piombo: da allora si registrarono migliaia di omicidi e ferimenti, decine di migliaia di attentati incendiari e bombe. Per noi missini gli anni di piombo iniziarono invece pochi mesi dopo, nell’aprile del 1970, quando a Genova, sempre i comunisti, uccisero il missino Ugo Venturini, operaio, membro dei Volontari Nazionali, colpito a morte in piazza Verdi durante un comizio di Giorgio Almirante. Venturini dall’aggressione riportò gravi conseguenze, che lo condussero alla morte il 1° maggio. Da allora fu un’escalation che si calmò dopo circa un ventennio. Lo slogan dei giovani missini di allora per un certo periodo fu: “Annarumma! Venturini! Comunisti assassini!”, perché era proprio così che lo vedevamo, nonostante i soliti tentativi della stampa antifascista che vedeva ogni morto di destra vittima di una fantomatica “faida” interna. Ovvio che non era così, e questo prova la evidente malafede della grande stampa italiana, ma il risultato è stato solo quello di assicurare l’impunità a molti degli assassini: oggi, infatti, né l’assassino di Annarumma né quello di Venturini hanno un nome o un volto.

Annarumma infangato dai giornali di regime

Tornando ad Annarumma, era un ragazzo di 22 anni in forza al 3° Reparto Celere di Milano. Era originario di un piccolo paese dell’Avellinese, Monteforte Irpino, dove era nato nel 1947. Come molti giovani meridionali, si era arruolato nelle forze dell’ordine ed era stato destinato a Milano, dove si trovò quella mattina in via Larga al suo appuntamento con il suo destino. Era stata indetta una manifestazione contro il caro-affitti dalla Triplice sindacale Cgil-Cisl e Uil, dall’Unione comunisti italiani, ossia i marxisti-leninisti, cui si sarebbero aggiunti successivamente gli estremisti del Movimento Studentesco. In via Larga, malauguratamente, c’era un ponteggio realizzato con i cosiddetti tubi Innocenti, dei tubi di ferro che potevano essere utilizzati come armi contundenti contro le forze dell’ordine. E fu proprio con uno di questi tubi Innocenti, usato come una lancia, che i manifestanti centrarono la testa di Antonio Annarumma che si trovava alla guida di un “gippone” della polizia OM52: i mezzi della celere erano impegnati in quel momento in un “carosello”, come si diceva allora, per disperdere i manifestanti. Oltre agli Om52 c’erano anche le jeep Campagnola AR59 della polizia. I mezzi, ovviamente erano bersagliati dai manifestanti con ogni tipo di oggetto: sassi, tubi, bottiglie, spranghe; Annarumma rallenta per infilarsi l’elmetto , in modo da essere più protetto, e per farlo rallenta. In quel preciso momento il manifestante, rimasto sempre sconosciuto, gli tira il tubo Innocenti, infilandoglielo nella testa e causandone la morte immediata. Il veicolo guidato da Annarumma, senza più controllo, colpì un altro mezzo della polizia, i cui occupanti rimasero feriti.

Ai funerali di Annarumma Calabresi salvò dal linciaggio Capanna

Come detto, la stampa antifascista tentò subito di speculare sull’incidente, sostenendo falsamente che Annarumma era morto in seguito a questo incidente e non per il tubo Innocenti in testa. Bugia successivamente smentita dalle perizie medico-legali e dalle testimanianze. Annarumma fu adagiato sul selciato e poi caricato su una Alfa Romeo civile e portato all’ospedale. Ma era già morto. La tragedia ha una coda: ai funerali di Annarumma si presentò anche Mario Capanna, leader del Movimento Studentesco, i cui esponenti la mattina  del 19 erano accorsi dall’università, armati di caschi, spranghe e bastoni, per attaccare le forze dell’ordine. La presenza di Capanna fu interpretata, e giustamente, dai poliziotti come una autentica provocazione, e a stento fu salvato dal linciaggio. E chi lo salvò, insieme ad altri, il commissario Luigi Calabresi, che addirittura ingaggiò na collutzaione con i colleghi poliziotti per salvare Capanna. Ironia tragica della sorte, Calabresi fu assassinato da estremisti di sinistra, di Lotta Continua, perché reputato – a torto – della morte dell’anarchico Giuseppe Pinelli. Anche la vicenda di Annarumma dovrebbe ristabilire la verità storica, ossia che erano i comunisti che uccidevano ed esercitavano violenza contro tutti quelli che non la pensavano come loro. Logicamente, l’Unità del 20 novembre fornì una versione assolutamente faziosa della vicenda, sostenendo che la polizia aveva caricato immotivatamente la folla di pacifici manifestanti che stava defluendo. In realtà la polizia caricò, sì, ma solo dopo che era stata bersagliata da ogni tipo di oggetto, pezzi di asfalto divelti compresi. Annarumma, poi di cui si è cercato di infangare la memoria, sostenendo che era stato preso dal panico ed era andato a sbattere, in realtà aveva già quattro anni di esperienza nella Celere ed era abituato alle tensioni causatate dall’estrema sinistra violenta. Il processo per i fatti di via Larga si aprì nel gennaio 1970, ma nessuno degli imputati era accusato di omicidio, ma solo di resistenza a pubblico ufficiale. Annarumma fu presto dimenticato: solo il cantautore  di destra Leo Valeriano, nel 1970 gli dedicò una ballata, nella quale si critica anche il modo di gestire le emergenze da parte dlela Polizia a quell’epoca, intitolata Terra nera. Dice così:

“Sguardi di sasso.. picchetti armati…
la morte corre nella nebbia della città.
Mi hanno detto che domani partirò
mi hanno dato una consegna da eseguire
mi hanno dato una divisa, mi hanno detto sei un soldato,
mi hanno detto tu sei la legge, ora vai!
Con gli occhi dell’Irpinia, sotto il cielo di Milano
disteso sull’asfalto della strada grigio fumo
nel buio della città…”

Commenti

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  • comunardo blanqui 20 Novembre 2019

    Calabresi reputato – a torto – della morte dell’anarchico Pinelli.

    A TORTO ahahahahah…seeee tornate nelle fogne camerati.

  • Antonio 20 Novembre 2018

    ieri come oggi, i veri fascisti sono a sinistra