Infrastrutture, occorre riaprire la “questione settentrionale”
La “questione settentrionale” (a cui l’Ugl sta dedicando, in queste settimane, una serie d’incontri tematici) è un argomento cruciale per gli assetti sociali ed economici del Paese. Sgombrato il campo da qualsiasi deriva localistica essa va collocata all’interno della più vasta questione nazionale, dove uno spazio tutto particolare, proprio per la sua tipicità, deve essere riservato a quella meridionale.
La nuova “questione settentrionale” si ripropone infatti con esigenze ben diverse rispetto alla prima ondata della protesta d’impronta secessionista, partendo da una chiara volontà modernizzatrice, che nulla ha a che fare con richiami etnici e folklorici. A chi ha a cuore i destini del proprio territorio poco importa la polemica contro il Sud, mentre viene richiesta una maggiore considerazione nella politica economica , proprio in ragione del ruolo che si riconosce al Nord e delle specifiche domande che emergono dalle sue diverse realtà territoriali e dalla loro centralità rispetto all’Europa.
D’altra parte la “questione settentrionale” ha, oggi, alcuni elementi distintivi rispetto ai più generali problemi nazionali: un federalismo fiscale in grado di dare maggiore competitività alle regioni settentrionali a cui corrisponda una fiscalità di vantaggio per il Mezzogiorno ; un rapido collegamento con i grandi corridoi europei, sostenuto da un riordino infrastrutturale del Sud d’Italia; una nuova politica della sussidiarietà, equilibrata da una nuova autorevolezza dello Stato; semplificazioni normative all’interno di chiari indirizzi di sistema.
Cornice essenziale di questo quadro d’interventi deve essere la capacità di coniugare localismo ed integrazione, riconoscendo cioè il valore delle culture e delle specificità produttive locali insieme ad una concreta integrazione socio-economica, nella prospettiva delle più vaste sfide globali.
Appare perciò necessario:
a. Fissare quali prioritarie alcune scelte infrastrutturali essenziali per evitare che il Settentrione d’Italia e quindi tutto il Paese venga tagliato fuori dalle principali linee europee di collegamento e sviluppo. In particolare: l’alta velocità sulla Torino-Lione, l’alta capacità tra il Piemonte ed il Veneto, il terzo valico ferroviario tra Genova e Milano.
b. Impegnarsi per una semplificazione normativa e per velocizzare le procedure necessarie per l’avvio di attività produttive e commerciali. I ritardi burocratici sono costi aggiuntivi che possono essere abbattuti.
c. Realizzare finalmente un’organica integrazione tra Scuola, Formazione, Ricerca, avendo a cuore le esigenze delle aziende e dei territori.
d. Sostenere l’innovazione e l’internazionalizzazione delle nostre aziende, attraverso un piano straordinario d’intervento.
Su questi crinali non ci sono in gioco interessi particolari, piccoli orticelli personali o immotivate rendite di posizione. Sono piuttosto i più ampi destini nazionali ad essere in ballo. Da Nord a Sud. Con al centro una visione finalmente integrata dello sviluppo ed una chiara individuazione delle priorità. Chi coltiva la “decrescita” (più o meno felice) è ad un passo dalla recessione e dalla crisi.
bellissimo ma quando si riapre la quetione meridionale? per le infrastutture ??? Autostrade da schifo ferrovie non parlimone, cosi come infrasuttture e collegamenti ecc.ecc. forse sarebbe meglio tagliare l’Italia a mettà rifacciamo il regno delle due Sicilie e fuori dall’europa.
articolo ben fatto, e’ ora di farlo veramente “il rilancio del Sud”. D’altra parte non posso dimenticare tutti i soldi spesi, soldi pubblici, nel corso degli anni con la Cassa per il Mezzogiorno, una quantita’ di denaro impressionante, dove sono finiti?????? nelle tasche di qualcuno, risultato lo sviluppo e’ ancora al palo. E si faccia al fine ma seriamente e razionalmente avendo in mente e ricordando l’esempio piu’ negativo della prima Repubblica, la siderurgia di Gioia Tauro.
Sento di essere sulla medesima linea dell’autore dell’articolo, sig. Bozzi Sentieri. Senza togliere una virgola!
Se la questione settentrionale ha la stessa tempistica che ha avuto e che ancora ha la questione meridionale,siamo davvero messi bene(in senso ironico,ovvio).
verissimo
dobbiamo non dico risolvere (MAGARI) ma affrontare realmente la questione meridionale (mentre m5s ne approfitta…) che subito esce fuori la c.d. questione settentrionale (dove in questi 30 anni di lega non credo sia mancata l’attenzione per il settentrione, o no?)
lasciamo perdere davvero i localismi
e facciamo dell’Italia tutta una Nazione significativa cominciando da ciò che milioni d’Italiani si aspettano da decenni…rilancio reale, vero, continuo di tutto il Sud. e poi prenderemo in considerazione il resto, deve esserci, per forza di cose, un ordine cronologico, non si possono per decenni fare promesse a tutti i livelli, a favore di una riconsiderazione importante per il nostro Sud eppoi disattenderle tutte ma proprio tutte
eppoi dire…ci siamo sbagliati dobbiamo destinare i soldi ancora di più al nord….
non è morale ne serio, si rischia di lasciare un’intero territorio alle ipocrisie suadenti dellìm5s