Bologna, dopo la bomba anarchica arrivano le farneticazioni dell’Anpi
Riceviamo da Massimiliano Mazzanti e volentieri pubblichiamo:
Caro direttore,
a questo punto, credo sia venuto il tempo di convocare il medico, il geriatra. Urgentemente. Ecco cos’hanno dichiarato i due responsabili dell’Anpi, sull’attentato dinamitardo dell’altra notte ai danni di Forza nuova a Bologna: «Se qualcuno pensa di farsi giustizia da solo – a parlare è Carla Nespolo, per la quale, evidentemente, mettere una bomba alla sede di Fn è un “atto giusto”, ma che dovrebbe essere compiuto dalle istituzioni -, in realtà dà ragione a Salvini, che dice che sta con chi spara; noi invece stiamo dalla parte della legalità, e anche se la nostra indignazione deve essere grande, forte e unitaria, non deve mai sfociare nella violenza». Se non fosse sufficientemente chiaro, il concetto, ecco Carlo Nespolo: «Ci sono tutti gli estremi perché certi movimenti vengano sciolti, ma bisogna chiederlo, come noi facciamo con insistenza, alle autorità competenti. Quella è la strada: farsi giustizia da sé non va mai bene». Insomma, ciò che è accaduto a Bologna – per l’ennesima volta, per altro. E non solo a Bologna, va aggiunto -, sarebbero semplici “errori” di “compagni che sbagliano”, come si diceva un tempo, ma pur sempre compagni. Compagni per i quali non si chiede l’arresto; sul quale non si chiede di indagare; per le azioni dei quali non si chiede un giro di vite da parte di istituzioni e forze dell’ordine; no, tutto ciò è preteso contro le vittime delle loro azioni, perché, comunque, i “cattivi” restano gli altri. Di questo passo, non sorprenderebbe se, di fronte a un nuovo attentato contro un movimento di destra quale che sia, l’Anpi chiedesse ai magistrati l’apertura di un fascicolo per <istigazione a delinquere>, dato che non sono delinquenti quelli che mettono le bombe, bensì quanti, “pretendendo di esistere”, inducono i “compagni” a metterle. Ripetere giova: la polemica politica (o giornalistica), in questi casi, serve a ben poco: può essere d’aiuto solo lo psichiatra. Anche se, leggendo certe farneticazioni, è inevitabile chiedersi per quale ragione l’Anpi, ormai un vero e proprio movimento politico e per di più inquietantemente estremista, debba continuare a essere l’unico partito in Italia a godere di finanziamenti pubblici, a sopravvivere inutilmente grazie a un fiume di denaro e di agevolazioni nemmeno quantificabili, data la molteplicità di enti e di ragioni per le quali l’Anpi e altre strutture collegate bussano a quattrini.
Subito chiuse tutte sezioni ANPI, senza se e senza ma, e in particolar modo senza soldi.