Ecco perché Trump si sgancia dal Vietnam siriano innescato da Obama e consegna la Siria a Erdogan
L’annuncio del presidente americano Donald Trump di ritirare le sue truppe dalla Siria, consegnandola di fatto al presidente turco Erdogan ha causato una vera bufera internazionale. La scelta della Casa Bianca pare illogica e cinica, ma vi sono delle ragioni che costringono Trump ad abbandonare i siriani al loro destino: e il loro destino è quello di vedere il loro Paese invaso dalle truppe turche che, più che combattere l’Isis, vogliono sterminare i curdi che lottano a fianco dei siriani. Insomma, un Paese membro della Nato, la Turchia, invade uno Stato sovrano, la Siria, senza che le organizzazioni internazionali, come Onu, Ue e la stessa Nato, dicano qualcosa. Sarebbe, parlando in termini tecnici, come se l’Italia invadesse la Slovenia. Ma perché Trump scappa dal Vietnam siriano? Perché, innanzitutto, il pasticcio non l’ha creato lui, ma il suo predecessore Barack Obama, che sette anni fa fomentò e armò le cosiddette “primavere arabe” per destabilizzare l’intera regione mediorientale e acquisirnew il controllo. Tentò pure nella stessa Turchia, oltre che in Siria, ma fallendo. La Casa Bianca mise sul tavolo tutte le risorse disponibili: armi, soldi, propaganda, media: la stessa macchina di Hollywood produsse materiale per far vedere che gli White Helmets (legati ai terroristi) erano solo dei bravi volontari e che il legittimo presidente Bashar Assad era un dittatore feroce, ma il progetto è fallito disastrosamente e l’imperialismo dem si è tramutato in una catastrofe.
Siria, ora l’ordine è: “Uccidete Assad”
La Turchia ha approfittato per regolare i suoi conti privati con i la minoranza curda che aveva preso posizione per i patrioti di Assad, così come (la Turchia) nel 1915 aveva regolato i suoi conti con la minoranza armena. Nonostante la imponente campagna di fake news contro Assad e il suo esercito, i terroristi dell’Isis armati dall’estero hanno perso anche in Siria, e a Trump non rimane che fare buon viso a cattivo gioco. Ora l’obiettivo è rovesciare e possibilmente assassinare Assad, che potrebbe rivelare i retroscena sul ruolo americano del fallito golpe armato contro uno Stato sovrano. E per fare questo il determinato ed efficiente esercito turco, già ammassato ai confini della Siria, sembra essere l’elemento più indicato. Le forze armate siriane, infatti, dopo otto anni di durissima guerra, non hanno più la forza per resistere a truppe fresche e bene armate che si apprestano a invadere il loro Paese. Nei prossimi giorni saremo costretti ad assistere a scene già viste in Libia e in Iraq. Chi leverà la sua voce in favore del popolo siriano? Potrebbe farlo solo Vladimir Putin e magari anche l’Iran, ma si prenderanno la responsabilità di scatenare un conflitto che dalla Siria si estenderebbe oltre e avrebbe conseguenze imponderabili?