
Il Cavaliere e il Capitano: centrodestra sull’orlo di una “Guerra dei Roses”
Home livello 2 - di Marzio Dalla Casta - 3 Dicembre 2018 - AGGIORNATO 4 Dicembre 2018 alle 10:02
I toni sono (ancora) cordiali e felpati, ma la sostanza è più tosta di un diamante. È la fotografia del centrodestra al tempo delle alleanze asimmetriche o, per essere più chiari, a doppio livello: quello che fila d’amore e d’accordo in periferia e litiga a Roma. Scene da un matrimonio impossibili quando imperava il bipolarismo, ma che oggi, in quel letto a tre piazze che è diventata la politica nazionale, sono praticamente la regola. Non stupisce, allora, se un po’ per convinzione e molto per convenienza Berlusconi tenti di spacciare il fidanzamento politico di Salvini con Di Maio come la fuitina di un giovanotto scapestrato destinata, prima o poi, a lasciare il passo a convincimenti più maturi. «Mi impegno a far rinsavire Matteo dal legame con i 5stelle», sfruculia il Cavaliere. «Ho tanti difetti ma mi alzo sobrio e lucido ogni mattina», replica il Capitano. Non proprio una guerra dei Roses, ma neppure il matrimonio perfetto del dottor Van der Velde. Semmai separati in casa, come ancora si ostina a decifrare il paziente popolo del centrodestra. Una condizione che nel rapporto di coppia è quasi sempre l’anticamera del divorzio. E in politica non è poi tanto diverso dal momento che il sedimentarsi di storie comuni, e quindi la condivisione di successi, di pericoli e di rovesci, sigilla più del silicone. A maggior ragione ora che il governo giallo-verde è convinto di combattere contro i poteri forti e il resto del mondo. Certo, si obietterà che l’argomento non è all’ordine del giorno perché alle elezioni europee ciascuno farà da sé. Giusto: prima, però, c’è da eleggere i governatori in alcune regioni. E lì – scommettiamo ? – sui palchi e nei talk show ritroveremo alleati gli stessi che a oggi Roma se le danno di santa ragione. Di nuovo tutti insieme appassionatamente. A patto, però, che non si parli di politica.