
Sanità, qual è la norma che ha fatto gridare le opposizioni allo scandalo
Ha fatto molto discutere l’approvazione, con la manovra, di un emendamento del M5S che a parere delle opposizioni aprirebbe “le porte della sanità a chi non ha i titoli”, e che ha suscitato le critiche di varie categorie, dai fisioterapisti alle ostetriche. L’emendamento prevede che «chi ha svolto professioni sanitarie senza il possesso di un titolo abilitante ed idoneo per l’iscrizione all’albo professionale, per un periodo minimo di 36 mesi, anche non continuativi, negli ultimi 10 anni, potrà continuare a svolgere le attività professionali previste dal profilo della professione sanitaria di riferimento purché si iscriva negli elenchi speciali ad esaurimento presso gli ordini”. Una deroga che secondo il governo tutela 20mila operatori altrimenti a rischio.
L’Aiop difende la norma sulle professioni sanitarie
La deroga in manovra a chi non ha i titoli abilitanti per l’iscrizione agli albi delle professioni sanitarie “individua una soluzione che tutela i professionisti che lavorano nella componente di diritto pubblico e in quella di diritto privato del Servizio sanitario nazionale. Senza questo provvedimento, moltissimi lavoratori avrebbero corso il rischio di perdere il proprio posto di lavoro. Rischio che invece viene scongiurato”. A sottolinearlo è l’Aiop (Associazione italiana ospedalità privata). Secondo l’associazione, con il provvedimento contenuto nella legge di Bilancio “viene inoltre messa in sicurezza la continuità dell’erogazione delle prestazioni garantite dal Ssn, grazie alla previsione che possono continuare a svolgere la propria attività coloro che, attualmente, esercitano in assenza del requisito specifico, in quanto non obbligatorio prima dell’entrata in vigore della legge Lorenzin, purché abbiano svolto la stessa attività professionale per un periodo minimo di 36 mesi negli ultimi 10 anni”. Per l’Aiop si tutelano così “numerosi lavoratori che hanno esercitato per anni e che oggi, a causa della sovrapposizione di successive previsioni legislative, avrebbero visto messa in discussione la possibilità di continuare ad esercitare il loro lavoro, in taluni casi a pochi anni dalla pensione”.
Si tratta, precisa l’associazione che rappresenta l’ospedalità privata, “di professionisti che si sono formati in scuole statali o private equiparate, i quali, semplicemente per il mutare della legislazione vigente, non hanno potuto ottenere il riconoscimento del proprio diploma. La norma, peraltro, crea i presupposti affinché in futuro non si possano creare situazioni analoghe, in quanto i nuovi elenchi speciali saranno ‘a esaurimento’ e non potranno più essere attivati corsi di formazione regionali per il rilascio di titoli ai fini dell’esercizio delle professioni sanitarie”. “Sarebbe auspicabile – conclude l’Aiop – che gli Ordini professionali sviluppassero, anche con questi nuovi iscritti, adeguate iniziative formative di aggiornamento per promuovere un miglioramento continuo della qualità dell’assistenza”.