Se l’Anpi ha dimenticato chi è Renato Curcio, glielo ricordiamo noi

14 Dic 2018 11:25 - di Gabriele Alberti

Una vicenda pazzesca che sta ancora suscitando indignazione. Tutti sono “buoni”, persino i seminatori di morte, purché abbiano sangue antifascista nelle vene e, possibilmente, un parente partigiano. Può andar bene anche il fondatore delle Brigate rosse Renato Curcio, ideologo di una sigla che ha seminato sangue e terrore nel nostro Paese, per ricevere un  “premio”  in una cerimonia ufficiale: una pergamena dell’Anpi. L’evento è stato annullato grazie a  una protesta indignata e unanime di tutto il centrodestra, altrimenti lo scempio sarebbe andato in scena sabato 15 dicembre, con il sindaco di Orsara di Puglia a premiare con una targa dell’Associazione nazionale partigiani il brigatista. Il quale al termine avrebbe anche tenuto una “lezione” sui disagi sociali. Tra i tanti “meriti” che i vari campioni di democrazia – sindaco e Anpi – riconoscono a Curcio è avere avuto lo zio Armando partigiano: l’intenzione era infatti quella di  «ricordare il sacrificio di Armando Curcio, partigiano morto in guerra, zio di Renato», è scritto nella nota del sindaco. Che le proteste degli esponenti del centrodestra abbiano sortito l’effetto di fermare la folle iniziativa del sindaco e in qualche modo indotto anche l’Anpi a prenderne le distanze, non senza imbarazzo, non cancella lo sconcerto , la rabbia.

Il tutto si è svolto nel silenzio più totale degli intellettuali che ogni giorno danno lezioni di democrazia, ci mettono in guardia dal ritorno del fascismo e menate varie. Di quale democrazia è rappresentante il sindaco di Orsara di Puglia, Tommaso Lecce che si apprestava a premiare uno dei leader del gruppo di lotta armata che, dall’estrema sinistra, infiammò gli anni di piombo, dicendo di volere abbattere lo Stato? Oggi Curcio fa l’editore e il conferenziere, ma nella “precedente vita”  è stato a capo di un’associazione sovversiva e sanguinaria che ha ucciso, rapito, gambizzato, rivendicato assassinii. Un irriducibile che non si è mai dissociato dalla stagione della lotta armata nel corso dei 25 anni di carcere.

Curcio fece parte del primo Comitato esecutivo delle Br costituito nel 1972, insieme ad Alberto Franceschini, Mario Moretti e Piero Morlacchi. Tra le azioni rivendicate dalle BR l’omicidio di Graziano Giralucci e Giuseppe Mazzola, militanti del Movimento Sociale Italiano il 17 giugno 1974, uccisi nella sede del partito in via Zabarella a Padova. Curcio, condannato come mandante di quegli omicidi, scrisse il volantino di rivendicazione insieme agli altri dirigenti delle BR . Arrestato, evaso e riarrestato più volte, il 10 maggio 1978, il giorno dopo l’omicidio Moro, alla caserma Lamarmora a Torino, dove si celebrava il processo ad alcuni dei capi storici delle BR, Renato Curcio prese la parola e attraverso un comunicatocelebrò ci queste parole la morte del segretario della Dc: «Ecco perché noi sosteniamo che l’atto di giustizia rivoluzionaria esercitato dalle Brigate Rosse nei confronti del criminale politico Aldo Moro, (…), è il più alto atto di umanità possibile per i proletari comunisti e rivoluzionari, in questa società divisa in classi».

Ancora. Nell’agosto 1991, Francesco Cossiga, presidente della Repubblica, propose di concedere la grazia a Renato Curcio. Marco Pannella denunciò il Capo dello Stato per attentato alla Costituzione il 26 novembre 1991 dando inizio a un dibattito che vide coinvolto tutto il mondo politico. Montanelli, gambizzato dalle Br, denunciò furiosamente l’iniziativa di Cossiga. La figlia di Giralucci, Silvia, scrisse allo stesso presidente Cossiga una lettera pubblica: «La grazia è un’ingiustizia che ci offende, sia come familiari delle vittime del terrorismo, che come privati cittadini. Mia madre ed io avevamo già espresso parere negativo alla grazia […] La nostra vita è stata profondamente segnata da quell’episodio, è una vita non completa, non normale. Perché dobbiamo concedere una vita normale a chi non ha permesso che la nostra fosse tale? Hanno stroncato e segnato irreversibilmente troppe vite per avere il diritto di godersi la loro. Constatatone il fallimento, vorrebbero, e lei con loro, considerare la loro esperienza storicamente sorpassata, ma il dolore mio e della mia famiglia non è ancora storia, è vita». Ecco sono parole che oggi rigiriamo al sindaco di Lecce e all’Anpi.

Che dire di più?  Non si tratta di uno che ha violato e insanguinato le istituzioni democratiche, evidentemente, per gli intellettuali col Rolex. Il sindaco Tommaso Lecce a furor di popolo ha annullato tutto e anche l’Anpi ha preso le distanze  a scoppio ritardato, dichiarandosi estranea alla vicenda:«non siamo nemmeno invitati», dice Michele Galante, Presidente di Foggia dell’associazione, che se l’è presa col sindaco: «Siamo completamente estranei a questa manifestazione. Il sindaco di Orsara può consegnare un riconoscimento come istituzione ma non come Anpi perché non ha nessuna legittimità a farlo. Il comportamento del Comune è scorretto».

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

  • ilpatriota 14 Dicembre 2018

    Ecco a che cosa si è ridotta l’ANPI! Dopo aver esaltato le azioni dei veri partigiani, accomunandoli soprattutto a quelli che non erano patrioti, ma commissari del popolo al soldo dei sovietici, ed a quelli che si sono macchiati di vere e proprie carneficine per giustificare i loro crimini nei confronti di sacerdoti, proprietari terrieri, democristiani, e tutti coloro che non approvavano il comunismo o solo da depredare dei beni più cari, aggiungendoci anche tutti quelli che alla fine della guerra scesero nelle strade definendosi partigiani anche se solo imboscati, oggi i loro nipoti, si sono ridotti – tanto per continuare le loro mistificazioni e la protezione di mascalzoni – a premiare Curcio per uno zio che fece il partigiano. Purtroppo molti italiani sono abituati a tollerare tutto e di più, accettando che questa gente possa ancora parlare.

  • FAUSTO MASSAIA 14 Dicembre 2018

    Ne’ sui giornali ne’ alla TV era comparsa la notizia. Renato Curcio dovrebbe essere messo a zappare la terra ed ai lavori di rimboschimento. Tutti i soldi che guadagna dovrebbero essere devoluti alle famiglie delle vittime delle BR.

  • liberato bonghi 14 Dicembre 2018

    I partigiani celebrano l’operazione verità, essi si individuano nel terrorista rosso Renato Curcio, del quale si riconoscono i padri. Gli italiani hanno aperto gli occhi, difatti hanno gettato alle ortiche la sinistra, perché antinazionale, bugiarda, opportunista ed infine stragista.