“Chicchirichì!”: il genio istrionico di Emil Jannings, l’attore preferito di Hitler

3 Gen 2019 17:34 - di Antonio Pannullo

Probabilmente oggi i giovani non lo conoscono più, ma indimenticata rimane la sua interpretazione in L’Angelo Azzurro, con una sconosciuta Marlene Dietrich che con quel film divenne una star internazionale: parliamo di Emile Jannings, di cui in questi giorni ricorre l’aìnniversario della morte, primo e unico attore tedesco ad aver avuto l’Oscar come attore protagonista. In realtà Jannings, classe 1884, è considerato uno dei più grandi attori tedeschi, ma non nacque né morì in Germania, pur avendovi legato la sua carriera. Anzi, in realtà era figlio di uomo d’affari americano e di una tedesca che vivevano in Svizzera, nel cantone San Gallo. Emigrati a Lipsia, Jannings vi frequentò le scuole, che però ben presto abbandonò per andare per mare. Tornato, iniziò a frequentare scuole di recitazione, approdando ben presto al teatro, allora unica forma di espressione visiva. Jannings si trovò così proprio in mezzo alla cultura di Weimar nella leggendaria Berlino degli anni Venti, quella di Max Reinhardt ed Ernst Lubitsch. Nel 1918 Jennings debuttò in scena allo Schauspielhaus di Berlino. Jennings, pur continuando nell’attività teatrale, si trovò coinvolto anche nel cinema, che a quell’epoca ancora era muto. Sostenne diverse parti, perfezionando il suo carattere istrionico e un po’ ottocentesco, che però caratterizzava bene i personaggi. Nel 1926 intepretò anche Mefistefele in Faust, e forse fu per questo che gli americani si accorsero di lui e lo valorizzarono: la Paramount lo volle a Hollywood dove Jannings, oltre a seguire corsi di recitazione, interpretò i film L’ultimo comando di von Sternberg e Nel gorgo del peccato di Victor Fleming, quest’ultimo ormai perduto. Per questi due film Jannings vinse il prestigioso premio Oscar come attore protagonista, e finora è l’unico tedesco ad averlo mai ottenuto. Volutamente caricaturale, incline alla recitazione retorica e grottesca, enfatico, Jannings interpretò una serie formidabile di personaggi storici tra cui Nerone, Enrico VIII e Federico II. riscuotendo sempre grande successo per le puntuali ed efficaci caratterizzazioni psicologiche. La sua carriera a Hollywood terminò con l’avvento del sonoro: il suo accento tedesco non aiutava e il doppiaggio era al suo inizio.

L’Angelo Azzurro e la bomba-Dietrich

Tornato in patria, fece il film che lo ha reso a tutt’oggi famoso, L’Angelo Azzurro, Der blaue engel, accanto a un’attrice sua compatriota ancora non molto conosciuta, Marlene Dietrich, che proprio da quel film fu lanciata definitivamente. E accadde una cosa strana: L’Angelo Azzurro, dall’omonimo romanzo di Heinrich Mann, fratello di Thomas, era stato pensato dal regista Josef von Sternberg per consacrare Jennings nel cinema sonoro, invece nel corso del film la Dietrich si prese tutta la scena, spostando il baricentro del racconto da lui a lei. La storia è nota, Mann ci scrisse una novella: in una cittadina tedesca un attempato professore, Immanuel Rat, si invaghisce di una cantante, Lola Lola, che cantava nel locale Angelo Azzurro. Il professore c’era andato per dissuadere i suoi studenti dal frequentare quel luogo di perdizione, ma rimane soggiogato dal fascino ambiguo della Dietrich. I due si sposano e l’anziano professore inizia le torurnée con la compagnia. Finiti i suoi risparmi, il professore si rassegna a lavorare comne clown negli spettacoli, con la famosa scena dell’uovo in cui viene umiliato sul palcoscenico. In poco tempo Immanuel Rat perde il lavoro, il prestigio, la dignità e anche la moglie, che se la fa con l’illusionista della compagna. Nel corso di uno spettacolo nella sua città, il povero professore impazzisce, e dopo aver tentato di uccidere la moglie infedele, scappa e si rifugia nella sua vecchia scuola, dove muore adagiato sulla sua cattedra. Mentre Jennings è un gigante, nel film la Dietrich recita come peggio non poteva, e solo il suo fascino e le sue canzoni la salvano e la rilanciano.

Jannings diventa l’attore ufficiale del nazionalsocialismo

L’Angelo Azzurro è del 1930, e segna uno svolta e un bivio artistico e umano sia per Jennings sia per la Dietrich: l’attore si lega sempre più all’ascendente nazionalsocialismo (famosa una sua foto con il ministro della propaganda Joseph Goebbels) mentre la Dietrich, che poi diverrà un’icona del germanesimo, diventa antinazista e va a lavorare a Hollywood. Jennings invece lavora per molti film del Terzo Reich, di carattere storico, e Adolf Hitler lo nomina Artista dello Stato (Staatsschauspieler). Jennings stava ancora lavorando al suo ultimo film nell’aprile del 1945 quando Berlino cadde circondato dai sovietici. Nel frattempo Marlene Dietrich, divenuta cittadina americana, cantava e ballava per le truppe americane in prima linea in Europa. La Dietrich, divenuta frattanto fervente attivista anti-nazista, destestava Jennings per il suo filo-nazismo e spesso ne parlò in termini sprezzanti. Va anche detto che quando, dopo la guerra, la Dietrich si esibì in Germania, vi fu accolta con una certa ostilità e freddezza, non tanto perché i tedeschi fossero rimasti nazisti, quanto perché era vista come una traditrice della patria. Ovviamente Jannings dopo la guerra fu “denazificato” e messo all’indice: non lavorò mai più. Fu costretto a trasferirsi in Austria, dove prese la cittadinanza, e dove morì il 2 gennaio del 1950 vicino Salisburgo, dove è sepolto. Il suo Oscar è oggi in mostra al Filmmuseum di Berlino. Jannings nel corso della sua carriera ha interpretato circa 80 film e si è sposato quattro volte.

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