Julen è stato trovato morto, il corpo raggiunto dai soccorritori all’1,25 di notte

26 Gen 2019 3:33 - di Paolo Lami
Totalan, i tentativi per recuperare Julen

E’ stato trovato morto Julen, il bimbo di 2 anni precipitato nel pozzo di Totalán a Malaga. Il corpicino del piccolo che era scivolato nella cavità è stato raggiunto dai soccorritori, a circa 60 metri di profondità, quando oramai era troppo tardi, all’1,25 di notte, dopo 13 giorni di scavi frenetici per salvare il ragazzino.

Una corsa contro il tempo che, purtroppo, non è servita, nonostante l’impegno totale dei soccorritori e il gran dispiego di mezzi e uomini, per salvare Julen finito in fondo al pozzo il pomeriggio del 13 gennaio scorso mentre i genitori preparavano la paella nel picnic che avevano allestito lì vicino insieme ad alcuni parenti.
E’ stato il papà a rendersi conto che era scomparso e, poi, a lanciare l’allarme dopo aver trovato, vicino all’imboccatura dellacavità, un sacchetto di dolciumi che il piccolo stava mangiando e aver sentito il figlio piangere all’interno del pozzo.
La triste conclusione vede dunque vanificati gli sforzi immensi di chi, in questi tredici giorni, ha fatto l’impossibile per riportare in superficie il bambino intrappolato in fondo al pozzo e riporta tragicamente alla memoria la tragedia di Alfredino Rampi, il piccolo di 6 anni che, 37 anni fa, finì in un pozzo artesiano di Vermicino, una località a sud di Roma e tre giorni dopo morì, anch’egli a sessanta metri di profondità.

Una storia molto simile a quella di Julen raggiunto dai soccorritori dopo numerosi e complicatissimi tentativi per aprirsi la strada, anche grazie a quattro esplosioni controllate, attraverso un cunicolo scavato a quattro metri di distanza, parallelamente al pozzo e, poi, orizzontalmente, superando ostacoli enormi e materiali particolarmente complessi da gestire – la dura roccia di quarzite ha rallentato l’avanzata – con il rischio di rimanere travolti e intrappolati dalle frane.

Inizialmente si era pensato di utilizzare un’alesatrice per allargare il pozzo principale, profondo 110 metri e largo 25 centimetri, e rendere più semplici i soccorsi ma, poi, ci si è resi conto che tutto questo non sarebbe stato possibile e che c’era il rischio concreto di mettere in pericolo la vita del bimbo.
Quindi si è preferito scavare un pozzo parallelo di circa un metro e mezzo di larghezza fino a raggiungere il punto, sottoterra, dove si presumeva fosse Julen.

In tutto circa 300 persone sono state dispiegate sul posto, tra vigili del fuoco, 112 Emergency Service, Protezione Civile, Guardia Civil, Polizia Nazionale e squadre tecniche di diverse compagnie private per portare a termine l’impresa.

Ma, appunto, tutto questo non  servito.
All’1 e 25 di notte, sotto la luce spettrale delle fotoelettriche che per 13 notti hanno illuminato l’area, gli uomini specializzati della Brigada de Salvamento Minero ai quali spettava il lavoro per abbattere l’ultimo diaframma che li divideva da Julen si sono dovuti arrendere.
Quando l’ultimo diaframma di terra e roccia è venuto giù, a sessanta metri di profondità, gli eroi della Brigada de Salvamento Minero hanno trovato il corpo, oramai senza vita, di Julen esattamente lì dove lo stavano cercando da giorni, dove si immaginava che fosse finito. Tutto inutile.
I genitori del bambino sono stati informati prima che la situazione fosse resa pubblica e il papà di Julen ha avuto un malore mentre un uomo della Guardia civile recuperava il corpo del bimbo, dopo 13 giorni di preghiere, riportandolo in superficie dove lo attendeva la Guardia Civile schierata.
«Il nostro più profondo dolore e le nostre più sentite condoglianze a tutta la famiglia di Julen – scrive la casa Reale spagnola in un messaggio di condoglianze su Twitter unendosi al dolore delle milioni di persone che da 13 giorni seguivano la tragedia e speravano tenacemente che Julen sarebbe stato trovato vivo – E il nostro riconoscimento a tutte le persone che, senza riposo, hanno mostrato la loro solidarietà senza limiti».

La storia della famiglia di Julen già molto travagliata e dolorosa vive dunque un’altra immensa tragedia.
I suoi genitori, José Roselló e Victoria García, molto noti a Malaga, nel 2017, erano stati colpiti da un altro terribile lutto: un altro figlio, Óliver, morì improvvisamente, quando aveva tre anni, mentre camminava lungo la spiaggia assieme al papà e alla mamma.

 

Commenti

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  • Giuseppe Tolu 26 Gennaio 2019

    Poverino, possa riposare in pace. Mi sento vicino alla sua famiglia.