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Rigopiano due anni dopo: 25 indagati, 7 accusati di depistaggio

Rigopiano due anni dopo: 25 indagati, 7 accusati di depistaggio

Cronaca - di Penelope Corrado - 17 Gennaio 2019 - AGGIORNATO 17 Gennaio 2019 alle 13:41

Sono 25 gli indagati nell’inchiesta della procura della Repubblica di Pescara sulla slavina all’hotel Rigopiano di Farindola (Pescara) nella quale, il 18 gennaio 2017, sono morte 29 persone fra ospiti e personale. A fine novembre scorso i carabinieri forestali del Comando provinciale di Pescara, guidati dal tenente colonnello Anna Maria Angelozzi, hanno notificato l’avviso di chiusura delle indagini nei confronti di 24 persone e una società.

Rigopiano: il nuovo filone aperto un mese fa

A questo filone, il mese successivo, si è aggiunto un nuovo fascicolo: in tal caso sono sette gli indagati per frode in processo penale e depistaggio. Nell’inchiesta che vede indagate 24 persone e la società Gran Sasso Resort & Spa, i reati ipotizzati, a vario titolo, vanno dal crollo di costruzioni o altri disastri colposi, all’omicidio e lesioni colpose, all’abuso d’ufficio e al falso ideologico.

Tra gli indagati esponenti istituzionali e politici

Nel mirino degli investigatori rappresentanti istituzionali e numerosi funzionari, dirigenti e tecnici. L’inchiesta coinvolge, tra gli altri, l’ex prefetto di Pescara, Francesco Provolo, l’ex presidente della Provincia di Pescara Antonio Di Marco ed il sindaco di Farindola Ilario Lacchetta. L’ex prefetto Provolo è indagato anche nel secondo fascicolo aperto della procura di Pescara per frode in processo penale e depistaggio. L’indagine, condotta dal procuratore capo del Tribunale di Pescara Massimiliano Serpi e dal sostituto procuratore Andrea Papalia, ha portato in questo caso alla notifica di sette nuovi avvisi di garanzia a carico del personale della prefettura di Pescara, Provolo, insieme ad altri funzionari della stessa Prefettura.

La rivelazione del tgr Abruzzo: due telefonate dalle macerie

A due anni dalla strage emergono ulteriori dettagli. Una delle vittime di Rigopiano avrebbe tentato di chiedere aiuto fino a otto ore dopo la valanga, utilizzando un smartphone trovato tra le macerie dell’hotel e appartenente a uno dei sopravvissuti. A rivelarlo è un servizio del Tgr Rai Abruzzo. Il giallo riguarda il telefono di Fabio Salzetta, il manutentore dell’Hotel Rigopiano sopravvissuto alla valanga insieme a Giampiero Parete perché in quel momento fuori dalla struttura. Il suo cellulare, lasciato in hotel, è stato usato da una delle vittime che ha effettuato 4 chiamate. Un ulteriore drammatico dettaglio di quanto tempo sia passato prima che i soccorsi arrivassero sul posto.

 

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di Penelope Corrado - 17 Gennaio 2019