«Salvini in divisa? E’ giusto. La dovrebbe indossare anche la Boldrini»
Più che una provocazione è un auspicio quello di Gianni Tonelli, poliziotto, storico sindacalista della polizia e, oggi, parlamentare e segretario della Commissione parlamentare antimafia, che difendendo la scelta di Matteo Salvini di indossare le divise delle forze dell’ordine e degli altri corpi dello Stato, compresi i vigili del Fuoco, si augura che altri politici prendano il buon esempio dal ministro dell’Interno vestendo, anch’essi, i panni degli agenti, ad iniziare dall’ex-presidente della Camera, Laura Boldrini.
«Ben venga se indossassero la divisa tutti i politici e i rappresentanti istituzionali. Mi piacerebbe che la indossasse anche la Boldrini – dice Tonelli – Non capisco da dove nasca tutta questa discussione inutile quando ci sono tanti e significativi precedenti a cominciare dal pacifista Pannella, per arrivare a Minniti, alla Pinotti e a Renzi che sulla giacca della mimetica aveva addirittura ricamato il nome, senza dimenticare Cossiga che, da presidente della Repubblica, indossò la divisa dei carabinieri. Perché per loro nessuno pensò di porre il problema?»
Insomma, secondo Tonelli, la questione posta dal sindacato di sinistra Usb dei vigili del Fuoco «è solo politica e strumentale. Direi che l’argomento delle divise “illegittimamente” indossate da Salvini è come la Nutella: inconsistente. E’ il ruolo istituzionale che legittima l’utilizzo della divisa, chi la indossa dimostra attenzione e sostegno alle persone che quotidianamente la portano con spirito di sacrificio».
Con buona pace di chi si ostina a sollevare futili polemiche strumentali.
D’altra parte era stato un altro sindacato dei vigili del Fuoco, il Conapo, a sostenere e difendere la scelta di Salvini di indossare le divise: «posso dire solo grazie al ministro Salvini», aveva detto ieri Antonio Brizzi, segretario generale del sindacato autonomo dei vigili del fuoco, che «dimostra di sentirsi vicino a noi. Non ho nulla da recriminare a Salvini perchè indossa la divisa, anzi lo ringrazio».