
Venezuela, il mondo diviso tra Guaidò e Maduro. E il governo italiano non prende posizione
Dopo l’ultimatum dell’Europa a Maduro, cresce il fronte delle nazioni che sostengono Juan Guaidò, l’autoproclamato presidente del Venezuela. Ma sono ancora molti i Paesi, come Russia e Bolivia, che stanno con il presidente Nicolas Maduro. La spaccatura internazionale di fronte alla crisi venezuelana è evidente ed è andata in scena anche all’Onu, dove Mosca e Washington sono andate allo scontro. Ma chi sostiene chi?
Usa e Ue chiedono nuove elezioni in Venezuela
Il secondo mandato del presidente Maduro è stato definito illegittimo dall’Oas, l’Organizzazione degli Stati Americani’ e dagli Stati Uniti (tra i primi a schierarsi a favore di Guaidò). Ma sono tanti i Paesi che appoggiano l’autoproclamato presidente venezuelano, come il cosiddetto ‘gruppo di Lima’ formato da Argentina, Brasile, Canada, Cile, Colombia, Costa Rica, Guatemala, Guyana, Honduras, Panama, Paraguay, Perù e Saint Lucia, secondo i quali le elezioni dello scorso maggio “mancavano di legittimità” perché non vi hanno potuto partecipare tutti i partiti politici, non vi erano osservatori internazionali e mancavano di standard e garanzie per un voto “equo, libero e trasparente”. Sia l’opposizione sia i 13 paesi, oltre agli Stati Uniti, chiedono che Maduro trasferisca i suoi poteri all’Assemblea nazionale, il parlamento dominato dall’opposizione. Anche l’Ue, con Federica Mogherini, è scesa in campo per chiedere nuove elezioni. Così come hanno fatto Spagna, Francia e Germania.
Mosca: “Gli Usa pronti a intervenire in modo immorale”
Maduro può comunque contare sul sostegno di alcuni Paesi amici, come Russia, Messico, Cuba, Bolivia, Iran, Turchia e Nicaragua. Ma anche India e Cina non vedono di buon occhio interferenze nella crisi politica venezuelana. Nel corso della riunione al Consiglio di sicurezza dell’Onu, la Russia ha chiesto agli Stati Uniti di dire chiaramente se sono pronti ad usare la forza militare in Venezuela. Mosca ha anche accusato Washington di usare il Consiglio di sicurezza Onu come uno “stratagemma immorale” per provocare un cambio di regime in Venezuela.
La posizione del governo italiano
In Italia la situazione è diversa. Il premier Conte, pur esprimendo “forte preoccupazione per i rischi di un’escalation di violenza” ed aver manifestato vicinanza al popolo venezuelano, auspicando “un percorso democratico che rispetti libertà di espressione e volontà popolare” non ha ancora preso ufficialmente posizione. Salvini, invece, ha salutato positivamente l’ultimatum di Germania, Francia e Spagna. “Spero che anche il governo italiano abbandoni ogni prudenza e sostenga il popolo venezuelano, il diritto a libere elezioni, alla democrazia” ha detto il vicepremier. Da parte dei Cinquestelle, Di Battista ritiene invece che “firmare l’ultimatum Ue al Venezuela” sia “una stronzata megagalattica”
FdI: “Sul Venezuela governo fa come Ponzio Pilato”
”Governo italiano come Ponzio Pilato, non ascolta le richieste d’aiuto di due milioni di cittadini e di oriundi italiani che sono minacciati in Venezuela dalla repressione del dittatore Maduro, fugge dal Parlamento e da ogni responsabilità”. È quanto dichiara il senatore di Fratelli d’Italia, Adolfo Urso, che già giovedì mattina aveva chiesto l’immediata audizione del ministro Moavero e il riconoscimento del presidente Guaidó. ”Il governo italiano, invece, appare silente, balbetta frasi di circostanza mentre tutti i Paesi liberi, America ed Europa, si schierano con Guaidò, per il ripristino della libertà e della democrazia in Venezuela. Presenteremo una risoluzione in Parlamento per il riconoscimento del presidente Guaidò e per lo svolgimento di libere elezioni con la presenza degli osservatori internazionali. Se Salvini intende difendere libertà e democrazia può votare la nostra mozione superando così gli anacronistici veti ideologici imposti da Cinque Stelle a tutela del regime militare di Maduro”, conclude Urso.