Chi è Marco Marsilio: gli anni del liceo, i cortei dell’85, la militanza e la testardaggine

11 Feb 2019 11:15 - di Gloria Sabatini

Muove i suoi primi passi al liceo Cavour di Roma Marco Marsilio, il Lungo per gli amici, (una gemella Laura, già assessore capitolina alla Scuola, un fratello minore Claudio) da poche ore governatore dell’Abruzzo. Classe ’68, sposato, una figlia, inizia il suo impegno politico come rappresentante (e poi dirigente) studentesco di Fare Fronte, l’organizzazione giovanile del Fronte della Gioventù, nei primi anni ’80, all’indomani della stagione acre e dolorosa degli anni di piombo. Attaccabrighe con i “compagni,” pignolo, loquace (fin troppo), Marco si fa notare.

Documenti, riunioni, elezioni studentesche e insieme la militanza nella sezione di Colle Oppio. Marsilio è uno dei protagonisti dell’uscita della destra giovanile dalla palude, uno degli ispiratori del movimento studentesco dell’85, in prima fila nello storico corteo contro la Falcucci, la prima volta che la destra under 30 scende in piazza dagli anni ’70.

È un crescendo di “prime volte”, un vero e proprio boom accompagnato dalla volontà di uscire dagli stereotipi del post-fascismo, di aggredire la società, di strappare alla sinistra i suoi storici terreni con l’associazionismo, l’impegno ambientale (insieme a Paolo Colli fondatore di Fare Verde), il volontariato sociale. Proprio da Colle Oppio, la più antica sezione missina d’Italia, i militanti lasciano colla e manifesti per coinvolgere i cittadini nelle feste di Re Carnevale, la manifestazione “Rioni in Festa”, i centri ricreativi estivi.

I polverosi documenti sulla “metapolitica” diventano fatti. Marsilio è anche uno dei ragazzi del Fronte che a Nettuno sfidano il corteo presidenziale di Bush senior. Tra le sue intuizioni più prolifiche la scommessa su Giorgia Meloni: è Marco, vicepresidente di Azione Giovani, a seminare il terreno perché l’attuale leader di Fratelli d’Italia possa conquistare la presidenza nazionale della più grande organizzazione giovanile di destra.

Marsilio, da militante del Fronte della Gioventù a governatore

Il neopresidente della Regione Abruzzo unisce al realismo un’ottima preparazione culturale.

Si laurea in lettere e filosofia, è autore di un libro sulle radici illuministe del razzismo, è tra i redattori della rivista underground Morbillo, scanzonato mensile satirico che ha proseguito le pubblicazioni come inserto dell‘Italia settimanale e del Secolo d’Italia, partecipa al rilancio della rivista Area.

Marco ama le distanze lunghe, è un maratoneta per indole e di fatto. Ha partecipato a due maratone di New York, ama gli allenamenti duri, le scalate in montagna. La sua carriera politica testimonia la sua natura testarda di abruzzese: si guadagna i galloni sul campo. Viene dalla gavetta.

Prima consigliere circoscrizionale del Centro Storico di Roma, poi consigliere comunale capitolino dal 1997 al 2008. Da capogruppo di Alleanza nazionale ripercorre le tracce del suo predecessore, Toni Augello, sfidando il monopolio del mattone. Attacca frontalmente la lobby dei grandi costruttori e porta a termine, da componente di opposizione della commissione Urbanistica, la battaglia per salvare l’area archeologica di Tor Marancia da una gigantesca speculazione edilizia.

Poi l’arrivo in Parlamento nel 2008 con il Pdl. Nel 2012 è tra i fondatori di Fratelli d’Italia. Una lunga rincorsa costellata di sperimentazioni, successi ma anche battute d’arresto fino alla sfida delle sfide in Abruzzo: a testa bassa il senatore da pochi mesi decide di tentare la conquista della presidenza di una delle regioni più belle e difficili d’Italia, immersa nella neve, flagellata dai terremoti e dalle amministrazioni di centrosinistra. Pronto a lasciare, come ha confermato di fare, il suo comodo scranno di Palazzo Madama.

Ed è un successo, costruito giorno dopo giorno, paesino dopo paesino. Marsilio è credibile, è concreto, è diverso: così lo percepiscono gli abruzzesi, dai cittadini del cratere agli imprenditori, alle categorie produttive che lui vuole rimettere in moto e che di lui si fidano.

Ora parte una nuova avventura. Il suo tradizionale aplomb viene scalfito dagli occhi lucidi con i quali conclude la sua rincorsa elettorale («comunque vada è stata esaltante», ha detto) e si affaccia alle telecamere dopo il verdetto delle urne accompagnato dalla moglie Stefania, che non lo molla mai.

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