Christian de la Mazière, da Berlino nella Charlemagne a compagno di Dalida e Juliette Greco
È scomparso il 15 febbraio di pochi anni fa, nel 2006, uno degli ultimi testimoni della Battaglia di Berlino, l’estrema difesa del Reich all’invasione sovietica nell’aprile del 1945. Era un personaggio, il francese Christian de la Mazière, che nel 1944 si arruolò volontario nelle Waffes SS, andando poi a servire nella divisione francese Charlemagne, che come molti ricordano fu protagonista nell’estrema difesa della capitale tedesca. E de la Mazière, giornalista, scrittore, critico cinematografico, impresario, era uno di quei ragazzi che a colpi di panzerfaust distrussero decine di carri armati sovietici nelle vie della capitale, a pochissima distanza dal bunker di Hitler. A detta di tutti gli storici e i cronisti dell’epoca, la Charlemagne si comportò più che onorevolmente a Berlino, e prova ne fu che dei 330 soldati dello Sturmbataillon inviati a Berlino il 24 aprile 1945 (la Charlemagne aveva già combattuto in altri teatri, per lo più orientali), solo 30 furono i superstiti alla fine della battaglia. Appena arrivati, furono inseriti nella divisione Nordland, formata da scandinavi e olandesi, affiancati da ragazzi della Hitlerjugend e da altri reparti tedeschi, ma fu subito chiaro che la battaglia sarebbe stata molto dura. I sovietici attaccarono massicciamente mandando avanti i pesanti T-45, ben 62 dei quali furono distrutti dalla Charlemagne con l’ausilio, come si diceva, dei soli panzerfaust. Dopo furiosi scontri nel Tiergarten e sulla Whilelmstrasse, la Charlemagne si riunì a un reparto di SS lettoni e apprestò l’ultima resistenza. Decimati, alcuni di loro fuggirono nella S-Bahn, la metropolitana, tra cui de la Mazière, ma furono poi intercettati dopo qualche giorno di fuga da una pattuglia polacca e arrestati. De la Mazière riuscì a cavarsela perché parlava il polacco (la madre era polacca) e disse di essere un reporter al seguito delle truppe. Fu inviato a Mosca come prigioniero e disse di essere strato arruolato nel Dipartimento tedesco delle forze del lavoro (Sto) e in seguito fu riconsegnato alla Francia, dove però la sua identità fu appurata. Processato, fu condannato a 5 anni di prigione e per 10 anni fu privato dei diritti civili. Tra l’altro, soggiornò anche brevemente nella prigione di Fresnes, la stessa dove il poeta Robert Brasillach era stato fucilato per collaborazionismo. Fu rinchiuso nel carcere di Clairvaux, dove nel frattempo si laureò, e nel 1948 fu graziato dal presidente Vincent Auriol. Tornato libero, riprese a lavorare nel giornalismo, collaborando con diverse testate, fondando un’agenzia di pubbliche relazioni ed entrando nel mondo del cinema e dello spettacolo, dove divenne amico di molti personaggi famosi, come Jean Gabin, che per lui aveva una particolare simpatia, Renè Clair, Pierre Brasseur e molti altri. Addirittura Jean Gabin volle a tutti i costi che de la Mazière fosse presente alla consegna della sua Legion d’Onore, suscitando molto imbarazzo tra gli organizzatori. L’ex SS fu perciò pregato di rimanere in disparte. Ebbe una relazione con Juliette Greco e poi, dal 1963 al 1966, un rapporto importante con Dalida, già allora una delle più grandi cantanti francesi. Anche dopo la fine della loro relazione, rimasero buoni amici, tanto che de la Mazière la intervistò per France-presse nel 1967 in occasione del suo (di lei) tentativo di suicidio dopo la morte di Luigi Tenco a Sanremo. Si dice poi, ma non è comprovato, che ebbe anche una storia con Brigitte Bardot. Nel 1969 raccontò la sua esperienza di guerra in un docu-film, Le Chagrin et la Pitié di Marcel Ophiuls, nel quale molti protagonisti francesi del tempo raccontarono le loro esperienze del tempo di guerra. De la Mazière ci tenne a sottolineare che lui e i suoi commilitoni non sapevano assolutamente nulla dei campi di concentramento nazisti e barcamenandosi disse che era molto giovane e che era stato trascinato sdal sentimento anti-bolscevico dell’epoca, ma non fu creduto.
Proseguì nella su attività giornalistica, lavorando per diversi giornali, e nel 1972 ebbe la malaugurata idea di pubblicare il suo libro Le reveur casquè, Il sognatore con l’elmetto, che, se vendette quattro milioni di copie, dette però un colpo mortale alla sua carriera e alla sua agenzia di pubblicità: fu immediatamente messo all’indice e ostracizzato dall’intellighentsia di sinistra francese, e non lavorò più, nonostante il fatto che ispirò il cantatutore George Brassens per la sua canzone Morire per delle idee, ripresa poi anche dal nostro Fabrizio De André. Probabilmente fu per questa ghettizzazione che negli anni Ottanta andò prima in Argentina come corrispondente di un’agenzia di stampa francese e poi in Togo come consulente del presidente Eyadema, discusso capo di Stato della fragile democrazia togolese. Verosimilmente, de la Mazière fu chiamato dal suo vecchio compagno d’armi François Barazere de Lannurien, che aveva combattuto con lui nella 33 Waffen Grenadier Division Charlemagne che si trovava in Africa già da qualche anno. Tornato dal Togo, continuò a collaborare con riviste e giornali come Le Choc du mois e Le Figaro Magazine e anche con periodici di destra. Pochi anni prima di morire, nel 2003, scrisse un altro libro, Le reveur blessé, Il sognatore ferito, in cui racconta le conseguenze della sue scelte nella sua vita professionale e sociale. Morì il 15 febbraio 2006 ed è sepolto al cimitero di Montparnasse. Aveva 83 anni.
Furono in migliaia a partire volontari da tutt’Europa: il cattolico belga Lèon Degrelle e moltissimi suoi connazionali si arruolarono nel ’41 per combattere il bolscevismo in Russia; nella “SS-Wallonie” parteciparono a tutte le battaglie sul fronte dell’est fino alla disfatta dell’aprile 1945.. Dopo l’8 settembre PIo Filippani Ronconi militò nelle “Waffen-SS” italiane, comandate da Carlo Federico Degli Oddi. C’erano anche battaglioni di Britannici. Segnalo alcuni errori nel Vs. articolo: il nome della strada di Berlino si scrive Wilhelmstraβe (opp.: -strasse), secondo la grafia tedesca. La metropolitana si chiama U-bahn, mentre S-bahn è il tram.
Distinti saluti.