Domenico Crocco(*): il giovane Pinuccio? Straripante, un’intelligenza poliedrica e indomabile
Giuseppe. Nel 1935 l’anima politica di Cerignola è divisa tra due Giuseppe: Giuseppe Caradonna, gerarca fascista, Giuseppe Di Vittorio, sindacalista comunista. L’ordine e la tradizione contro la passione delle lotte bracciantili. Entrambi odiano il latifondismo assenteista, la terra incolta nelle mani di pochi, che appare un’offesa grave di fronte alla drammatica disoccupazione agricola. Ma mentre Giuseppe Di Vittorio sceglie la lotta comunista per la “terra ai contadini”, Giuseppe Caradonna sogna la bonifica integrale e l’affermazione di una diffusa piccola proprietà coltivatrice, di una nuova borghesia terriera. I due sono avversari irriducibili. Così Giuseppe Di Vittorio lavora clandestinamente per sovvertire quell’ordine fascista che Giuseppe Caradonna s’impegna in tutti i modi a mantenere.
Giuseppe Tatarella, destinato a traghettare la destra postfascista, prima al confronto democratico con l’avversario postcomunista e poi, addirittura, al governo, nasce quell’anno, il 17 di settembre, nelle ore in cui Di Vittorio, attraverso un suo uomo di fiducia, sta cercando di ricostituire clandestinamente una sezione del partito comunista nella Cerignola controllata dal fascismo. Il padre, Cesidio Tatarella, nato a Cerignola l’8 luglio 1908, è molto sveglio e ha sempre avuto voglia di imparare. La moglie di Cesidio, Anna Melluso, nata a Cerignola il 4 agosto 1912, è definita da molti, in paese, “una santa”: presto orfana del padre, molto bella, sempre dedita ai sacrifici, ha come unico orizzonte la famiglia, i figli, la parrocchia, la devozione per Padre Pio. Al primogenito “Pinuccio” viene dato il nome del nonno paterno Giuseppe, che gli somiglia in modo impressionante. È lui, per necessità, a mandare subito il figlio a lavorare. Cesidio si guarda intorno. Si accorge che a Cerignola, uno degli agri più estesi d’Italia, sulla sponda dell’Ofanto, nel Tavoliere delle Puglie, la terra non offre grandi spazi di lavoro. Cesidio, che ha il pallino dell’impresa, decide di puntare sul commercio. Si accorge che a Cerignola ci sono tanti ciabattini e nessun negozio che fornisce loro pellami, chiodi, attrezzi del mestiere. Così affitta un locale in via San Leonardo e diventa il primo fornitore per calzolai del paese. E siccome gli affari vanno bene, compra il locale e due case comunicanti in via dei Sanniti.
Pinuccio si fa riconoscere solo per i suoi insistenti e inconfondibili vagiti ai quali, dopo undici mesi, si aggiungono quelli del secondogenito Nicola, seguito, nel 1940, da Matteo. Il padre Cesidio si ammala gravemente: sclerosi multipla, male misterioso. L’educazione dei figli, tutti vivaci, pesa soprattutto sulla moglie Anna. Il negozio ugualmente. In questo clima difficile e faticoso, la stessa gioia per il concepimento del quarto figlio diventa un problema angosciante: come farà una donna sola ad accudire il marito malato, mandare avanti il negozio e a tirar su quattro figli di cui uno in gestazione? Qualcuno consiglia ad Anna di abortire, ma lei va a raccontare tutto a don Michele Leone, prete all’antica, parroco dell’Addolorata, che normalmente non lascia spazio a indugi: “Aborto? Non se ne parla neppure. Questo figlio non sarà un peso in più ma una grazia per l’intera famiglia”. La famiglia Tatarella si prepara così ad accogliere Salvatore, che nasce l’11 ottobre del ’47, e che in Pinuccio trova grande protezione. Pinuccio frequenta l’asilo privato della preparatissima signorina Mazzilli, le elementari alla “Carducci”, a due passi da casa, e le medie alla “Pavoncelli”. In una Cerignola divisa tra comunisti e anticomunisti, Pinuccio sperimenta il bipolarismo anche a livello parrocchiale. La casa dei Tatarella è in mezzo a due parrocchie: quella del Carmine, dove c’è don Vito Ungaro, che non è simpatico alla destra giovanile; quella dell’Addolorata, dove c’è il tradizionalista don Michele Leone, prediletta dalla famiglia Tatarella. Pinuccio imbastisce lunghi ragionamenti con don Michele, su tutti gli argomenti. All’inizio don Michele, che rimane folgorato dalla sua simpatia, non gradisce che Pinuccio frequenti sempre persone più grandi d’età: “Stando con i grandi, s’imparano i vizi dei grandi!”. Poi capisce che quella di Pinuccio non è una scelta, è una necessità: “E’ come se l’intelligenza di questo ragazzo si senta costretta nei confini limitati del suo corpo e abbia una continua necessità di sfide più alte”.
Intanto, a Cerignola, l’aria politica sta cambiando. Pinuccio non fa in tempo a diventare “balilla” che il fascismo è alle corde. I seguaci del Duce sperano ancora nel ritorno di Mussolini al potere. I comunisti si sono risvegliati e organizzati. A dieci anni, Pinuccio prende la prima comunione, insieme al fratello Nicola, a San Giovanni Rotondo. Da Padre Pio, la famiglia Tatarella ci va spesso: la messa, la confessione, un consiglio. Perché non chiedere a Padre Pio di dare lui stesso a Pinuccio la prima comunione? Tra gli sguardi commossi dei parenti il vivace Pinuccio, che è nato proprio il giorno in cui si festeggiano le stimmate di San Francesco, si avvicina al frate che ha le stimmate proprio come il santo di Assisi. Prima di porgergli l’ostia, Padre Pio lo fissa profondamente negli occhi: “Mi raccomando, Pinù!”. Tre parole che gli s’incollano, senza mai staccarsi, nell’anima. Quella voglia di vivere che il padre Cesidio è costretto a trattenere su una sedia a rotelle, sembra esplodere nei figli, tutti particolarmente vivaci. Pinuccio, però, non è soltanto effervescente: è straripante. Pinuccio è magro come un chiodo. La maggioranza dei coetanei gioca a pallone, mentre Pinuccio non sa neanche che cosa sia un fuorigioco. Il suo sport preferito è la lettura di libri e giornali. E siccome non ha i soldi per comprare l’intera “mazzetta” dei quotidiani ha fatto un accordo con i due rivenditori: l’edicolante gli consente di sfogliarli, per vedere le notizie, in cambio di piccoli favori; a un vecchio signore che si guadagna da vivere vendendo i quotidiani per strada, Pinuccio offre invece ogni giorno il suo panino in cambio di un giornale.
Libri, giornali, giornali, libri. Storia, filosofia, letteratura. Il figlio del fornaio, Francesco De Luca, lo invita a giocare per strada? “Va bene, ma prima devo finire di studiare”. Mario Musto, che frequenta la sua stessa parrocchia, lo invita a casa sua? Pinuccio gli espone innanzitutto le sue teorie sulla grandezza del pensiero liberale. I fratelli più piccoli festeggiano un compleanno? Pinuccio non regala mai loro una trottola o un pallone: solo libri. Salvatore gli chiede di uscire insieme a lui? La meta fissa è la Biblioteca comunale. L’altra grande passione di Pinuccio sono gli scherzi: goliardate quotidiane, praticamente le stesse che il foggiano Renzo Arbore ha rappresentato nella piazza televisiva di “Indietro Tutta”. Pinuccio è il principale ideatore di scherzi nelle comitive di Cerignola, che vagano tra il Duomo e la villa comunale. Le vittime predilette sono soprattutto i ragazzi seriosi e un po’ pesanti, incapaci di ridere di sé. Al liceo “Zingarelli” di Cerignola, la scuola dei figli della borghesia, Pinuccio conquista le simpatie del preside Bonagura, già protagonista del fascismo e del Msi, che esercita su di lui grande influenza. Pinuccio eccelle in tutte le materie umanistiche. Nelle altre non è che vada male: le tralascia. All’uscita del liceo, dove è noto a tutti come agitatore politico e goliardico, Tatarella resta folgorato da una biondina. Chiede informazioni all’amico che lo accompagna: “Si chiama Angiola, Angiola Filipponio”. “Senti, io quella me la sposo”. “Ma Pinuccio, ha solo 15 anni…”. “Ho detto che me la sposo”. “Ma Pinuccio, è piccola…”. “Non sto dicendo che me la devo sposare oggi. Aspetterò”.
La folgorazione della politica lo coglie invece in un bagno del convitto nazionale di Lucera. Dalla finestra ascolta una voce forte, decisa, politicamente appassionata, senza le mille puntualizzazioni dell’anticomunismo “moderato”: una voce di donna. Una esperta dirigente del Msi sta pronunciando le veementi battute finali del suo comizio. Pinuccio è letteralmente rapito dalla sua passione civile. È attraversato da un brivido politico. Da quel momento s’innamora del Msi. Appena rientrato a Cerignola fa vita di sezione, s’iscrive al raggruppamento giovanile di cui diventa dirigente, si sposta sempre più spesso a Foggia dove presiede la sezione provinciale giovanile. Collabora alle pagine pugliesi di Il Secolo d’Italia, ai giornali locali e giovanili, in un clima anche goliardico, dentro un ambiente politico bollente. Il 28 dicembre del ’52 va al campo scuola di Badia Prataglia, vicino al Passo dei Mandrioli, dov’è riunito il gotha della giovane destra. Ci sono Enzo Erra, Gianfranceschi, Accame, Vassallo, Bozzoli, Zonghi, Mangiante e Sbardella. Il comunismo viene fatto a pezzi insieme al razionalismo con la schiena curva, “tomba della poesia e dell’avventura”10. Marx e Lenin vengono sottoposti al giogo del concetto rigoroso, esposto nell’ardore giovanile a petto in fuori. Ma il comunismo concettualmente demolito dalla “adamantina intransigenza” della giovane destra, Pinuccio se lo ritrova immancabilmente, al ritorno dal campeggio, a Cerignola. La cittadina è letteralmente dominata dai sostenitori della falce e del martello che conseguono, da soli, la maggioranza assoluta in consiglio comunale. I socialisti non hanno ancora la forza di competere a sinistra e la Democrazia Cristiana è troppo sbiadita politicamente per rappresentare una vera alternativa. Certo, c’è l’anticomunismo dei monarchici, dell’Azione Cattolica, degli universitari cattolici. Ma l’opposizione più spigolosa nei confronti del sistema di potere comunista viene decisamente dal Movimento Sociale. Pinuccio non sceglie il Msi per la continuità col fascismo ma per l’irriducibilità contro l’ideologia comunista. Infatti, come tutta la gioventù di destra, si esalta per due grandi battaglie culturali anticomuniste: la liberazione di Trieste, contesa tra l’Italia e la Iugoslavia comunista, e la protesta contro l’invasione dell’Ungheria, umiliata dai carri armati russi, che suscitano indignazione finanche in Di Vittorio. Cerignola è tra le prime città a solidarizzare con gli ungheresi perseguitati dalle repressioni poliziesche: in piazza vengono bruciate le bandiere rosse, un fantoccio con i baffi di Stalin viene impiccato simbolicamente. Pinuccio si accorge subito che, in queste battaglie, si può coinvolgere politicamente un fronte non comunista e non ristretto alla destra missina. Così sostiene una lista civica che conquista, sorprendentemente, quattro consiglieri comunali. E s’impegna in una propaganda che ha un massimo comune denominatore fortemente condivisibile, l’anticomunismo, lasciando perdere ogni riferimento di marca nostalgico fascista. È una linea vincente per la destra del Tavoliere, abituata quotidianamente a fare i conti con la predominanza del comunismo cittadino. Il clima politico è comunque diviso e bollente e Cesidio è fortemente preoccupato: Pinuccio deve solo studiare, la politica è pericolosa. E poi, che cosa dirà la gente? Già ha destato sorpresa che Pasquale Melluso, zio materno di Pinuccio, sarto e “scapolo d’oro”, proveniente da famiglia rigorosamente cattolica, sia diventato assessore comunista. E ora Pinuccio che fa, entra nel fronte opposto? Vogliamo dare spettacolo? Vogliamo veramente fare il bipolarismo familiare con lo zio da una parte e il nipote dall’altra? Ma la politica è passione, non può concedere troppo spazio agli scrupoli. E poi non è possibile bloccare un innamoramento già esploso. Pinuccio s’iscrive a Giurisprudenza a Bari. E nella città di Araldo di Crollalanza non intravede solo il suo nuovo orizzonte universitario e culturale: a Bari il fidanzamento con la politica, nato ascoltando un comizio in un bagno di Lucera, diventa a poco a poco un amore travolgente.
* Giornalista; tratto dal libro Pinuccio. Vita di Giuseppe Tatarella, Edizioni del Roma, Roma 2001 di cui è autore
Testo tratto dal libro “Pinuccio Tatarella – passione e intelligenza al servizio dell’Italia”, edito da “Giubilei Regnani”. Link per l’acquisto del libro: http://www.giubileiregnani.com/libri/pinuccio-tatarella/