Fidanza: «FdI nei sovranisti conservatori per cambiare veramente l’Europa»
Venerdì 22 a Roma si celebrerà la “Convenzione blu”, la conferenza programmatica di ACRE, l’Alleanza dei Conservatori e Riformisti Europei. Carlo Fidanza, deputato di Fratelli d’Italia e già parlamentare europeo, è stato uno dei tessitori che ha portato a questo significativo passaggio.
Fidanza, cosa succederà a Roma venerdì?
Delegazioni di partiti sovranisti e conservatori da 30 nazioni europee raggiungeranno la nostra Capitale per celebrare questo appuntamento fondamentale che apre la campagna elettorale dei Conservatori e Riformisti per le Europee del 26 maggio.
Perché proprio a Roma e in Italia?
Per celebrare ufficialmente l’ingresso di Fratelli d’Italia nella grande famiglia di ACRE. Quando Raffaele Fitto (che di ACRE è Vicepresidente ndr) ha proposto Roma c’è stato subito un consenso unanime da parte di tutte le delegazioni europee. È per noi un riconoscimento prestigioso e un segnale del fatto che l’Italia viene considerata un terreno di sperimentazione politica. Lo è per la coalizione innaturale che ci governa, ma lo è anche per noi, per vedere quanto spazio può avere una forza sovranista e conservatrice, alleabile con la Lega ma distinta dalla Lega. A giudicare dalle tante adesioni all’appello lanciato da Giorgia Meloni lo scorso settembre noi crediamo che lo spazio ci sia e sia destinato a crescere.
Ma perché proprio i Conservatori?
Il gruppo ECR, che di ACRE è il braccio parlamentare, è già oggi il terzo più consistente a Strasburgo dopo popolari e socialisti. In questi anni si è accreditato come forza solida e credibile. Senza i britannici, che nel prossimo europarlamento non siederanno più per via della Brexit, ECR sarà guidato dallla destra polacca di Pis, con cui già Alleanza Nazionale condivideva la stessa famiglia europea. Kaczinsky oggi guida il principale partito di governo del blocco di Visegrad, a cui noi di FdI guardiamo con interesse perché ci dimostra che si può stare in Europa a testa alta, difendendo sovranità, confini e identità. Se poi, dopo le Europee, Orbàn decidesse di abbandonare finalmente la casa inospitale del PPE per passare con noi…
E quale ruolo si candida a svolgere FdI dentro ECR?
Il nostro ruolo è rafforzare dentro ECR la componente mediterranea, insieme ai francesi di Debout la France (i primi nella storia ad allearsi con Marine Le Pen nel ballottaggio delle ultime presidenziali) e speriamo presto anche ai nostri amici spagnoli di Vox, che hanno sbancato in Andalusia e possono andare al governo nazionale a fine aprile. Visegrad più Mediterraneo è un meccanismo che può mettere in crisi i progetti egemonici di Merkel e Macron.
Eppure i primi sondaggi sulla distribuzione dei seggi nel prossimo Parlamento Europeo dicono che un’alleanza europeista tra popolari, socialisti e liberali continuerebbe ad avere la maggioranza…
Sarebbe una grande ammucchiata per mantenere l’Europa di oggi che è un loro fallimento. Ma quei sondaggi non sono del tutto attendibili. Il dato di ECR ad esempio è sottostimato, perché non tiene conto di accordi già chiusi e altri in via di definizione con altri partiti che entreranno nella nostra famiglia. Ci aspettiamo sorprese dal voto di maggio. Il nostro obiettivo è rompere il perenne inciucio tra popolari e socialisti e costruire una nuova alleanza per l’Europa che vada dalla destra del Ppe (Orbán, Kurz, ecc) fino ai populisti di Salvini e Le Pen. ECR in questo avrà un ruolo decisivo.
Sarà per questo che Salvini ha fatto il diavolo a quattro per incontrare Kaczinsky a Varsavia?
L’apporto dei polacchi sarà fondamentale ed è normale che siano corteggiati. In quegli incontri con Salvini hanno ribadito il rapporto preferenziale con Fratelli d’Italia, che ha scelto in tempi non sospetti di sposare questo progetto. Spesso i commentatori di regime dipingono FdI in ritardo sulla Lega. Non è vero, spesso anzi ci ritroviamo proposte nostre riscoperte dai leghisti mesi dopo. Ma, a maggior ragione, su questo rivendichiamo con orgoglio di aver scelto per primi e senza indugi. Paradossalmente se il 27 maggio Salvini volesse entrare in ECR, come qualcuno sussurra, dovrebbe ottenere il placet di Giorgia Meloni.
Questi gruppi europei spesso appaiono solo una sommatoria di numeri. Difficile trovare un linguaggio comune per cambiare davvero l’Europa…
È vero. A maggior ragione per le forze di destra, che hanno una vocazione nazionale e non internazionalista. Ma nel nostro caso non ci unisce soltanto una forte critica all’attuale assetto dell’Unione Europea, abbiamo un modello alternativo. Vogliamo archiviare la logica del super-Stato burocratico e costruire una Confederazione di Stati nazionali liberi e sovrani capaci di cooperare sulle grandi materia (sicurezza, immigrazione, mercato unico) ma autonomi nel decidere a casa loro gli aspetti più spiccioli della vita e dell’economia. Ci dipingono come anti-europeisti ma in realtà è questo l’unico modo per salvare l’Europa; pretendere di annullare differenze e identità porterebbe alla rivolta dei popoli e alla disgregazione.