Il Financial Times lancia Chiara Ferragni in politica: è l’anti-Salvini
Il successo imprenditoriale, l’attitudine femminista, il ruolo a suo modo rivoluzionario che ha avuto nel sistema dei media e del fashion system. Il Financial Times dedica un lungo articolo a Chiara Ferragni, presentandola non più – o non solo – come la blogger da milioni e milioni di follower, ma come una giovane donna imprenditrice che si è saputa lasciare alle spalle l’immagine di biondina di cui «tra sei mesi nessuno si ricorderà più». Non è una novità: da tempo non si parla più della Ferragni in questi termini e lei stessa è impegnata da alcune stagioni ad affermare la sua evoluzione in «imprenditrice digitale». La novità dell’articolo del FT è un’altra: è il modo in cui il prestigiosissimo giornale britannico, neanche troppo velatamente, accredita Ferragni come l’anti-Salvini. Un’operazione affidata a una digressione finale sulla nostra politica, che la dice lunga sulla scomparsa della sinistra italiana dal panorama nazionale e internazionale.
«Un’italiana internazionale»
Nell’articolo si ripercorre la storia di Ferragni, dai primi selfie ai successi imprenditoriali, legati al suo brand e alla trasformazione del blog in un sito di e-commerce globale. Si ricorda l’avanzare sulla scena internazionale di questa macchina da guerra mediatica, che non ne ha sbagliata una fino al matrimonio-evento con Fedez. Se ne sottolinea l’attitudine femminista, incarnata nell’alternanza di foto con magliette sul girl power o con adorato figlio in braccio, ricordando che si tratta di una scelta fatta in piena consapevolezza, come del resto la diretta interessata ha ripetutamente dichiarato. Si arriva, infine, a sottolineare come il vero salto sia arrivato quando Ferragni ha scelto di farsi americana, andando a vivere a Los Angeles, per poi fare pace con la sua italianità diventando «un’italiana internazionale». Ed è qui, da questo momento in poi, che il FT mostra le vere carte in mano. «In un Paese con una significativa fuga di cervelli tra i suoi giovani talenti, questa (gli italiani internazionali, ndr) è una specifica categoria. Ed è anche un atto d’accusa alla classe politica italiana». «In particolare, mi colpisce – si legge nel pezzo firmato da Rachel Sanderson – che Ferragni faccia parte di una manciata di donne d’affari italiane di alte profilo – una rarità in un mare di uomini anziani e gerontocrati. Il potere in Italia è ancora davvero molto nelle mani degli uomini».
Chiara Ferragni presentata come l’anti-Salvini
E già così ci troviamo di fronte a una netta politicizzazione della figura di Chiara Ferragni, che ci si comincia a immaginare come una specie di Hillary Clinton assai più giovane (e, sì, ok, anche molto più carina). Ma siamo ancora nell’ambito del generale, di una cornice che serve a dare risalto al quadro vero e proprio, sul quale infatti viene focalizzata l’attenzione subito dopo. «La freschezza e l’abbraccio all’internazionalismo della Ferragni si stanno rafforzando, al contrario del mood in Italia, che è tetro. Mentre noi parliamo – scrive ancora la giornalista – Matteo Salvini, il ministro italiano dell’Interno di estrema destra, un uomo che vorrebbe essere primo ministro, ha causato uno sdegno internazionale rifiutando di lasciar attraccare una nave di migranti. Recenti dati suggeriscono che il Paese potrebbe tornare in recessione. Ovunque il discorso è di declino, un Paese davvero molto bello calcificato nel passato, impaurito e incapace di rinnovarsi». E qui si arriva al punto: «Ferragni e Fedez sono già posizionati su un lato del divario che sta lacerando il Paese. Fedez è emerso come un critico di Salvini, attaccandolo su Twitter per dichiarazioni razziste e – così scrive Sanderson – xenofobe». «Certamente, Ferragni è parte di una storia mediatica globale che riguarda le influencer, giovani donne che assaltano le barricate. Ma, che piaccia o che si disprezzi, Ferragni è anche innegabilmente parte dei piccoli germogli verdi del rinnovamento italiano». In un’intervista di agosto Ferragni ha escluso un suo impegno in politica, dicendo che non le interessa. Ma ciò non toglie che si renda necessario un atto di compassione: una prece per il Pd.
Credevo fosse un giornale serio.