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“Il Primo Re”, Matteo Rovere ci restituisce la magia della fondazione di Roma

“Il Primo Re”, Matteo Rovere ci restituisce la magia della fondazione di Roma

Cultura - di Salvatore Sottile - 19 Febbraio 2019 - AGGIORNATO 20 Febbraio 2019 alle 09:56

Andatelo a vedere “Il Primo Re“. Andate al cinema, se potete, e gustatevi questo lavoro tutto italiano (Rai Cinema, VOO, BeTV) che per noi ha già il timbro del capolavoro. Merita il prezzo del biglietto. Così come meriterebbe più premi e più riconoscimenti anche se siamo certi che difficilmente arriveranno. Merita la regia (intensa!) di Matteo Rovere e merita la fotografia (stupenda!) di Daniele Ciprì. Meritano gli attori, bravissimi!, a partire da Alessandro Borghi e Alessio Lapice rispettivamente nei panni di Remo e Romolo che dialogano in un protolatino difficile ma, non impossibile da afferrare. È una storia che coinvolge, questa proposta da Rovere. E anche piuttosto inattesa nella sua realistica crudezza. Due ore abbondanti di adrenalina, di amore fraterno e di combattimenti all’ultimo sangue. Due ore che ci raccontano di quel 753 a.c. Di un fiume impetuoso, di foreste immerse nelle nebbie, di due fratelli pastori che si ribellano alla schiavitù e che riescono a sottrarre ad Alba il Sacro fuoco di Vesta. E ancora, del sacrificio di Satnei (Tania Garribba), la sacerdotessa che svelerà la profezia fino all’epilogo del combattimento fratricida dal cui sangue nascerà Roma. Vale la pena di vederlo e di aspettare anche i titoli di coda per quel rapido dipanarsi del grafico della potenza della Città Eterna, del suo  dominio su tutto il mondo conosciuto. Andate a vederlo “Il Primo Re”. Perché, ha scritto Pietrangelo Buttafuoco: «Come con Giovanni Paolo II che a fine proiezione di The Passion di Mel Gibson – il film sul martirio di Gesù – poté dire: “Racconta la passione di Cristo per com’è veramente accaduta”, con tutte le conseguenze politiche e teologiche così oggi con questo Re, con Roma che – va ricordato – preesiste al cristianesimo, ci si restituisce alla fonte del sacro». E andate a vederlo anche perché, d’altra parte, è stato subito stroncato dall’ineffabile Furio Colombo che parlando di operazione scopertamente manipolatoria s’è pure chiesto «se attribuire a Romolo o a Rovere la fondazione contestuale del sovranismo». Quale motivazione migliore? Buon film a tutti.

 

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19 Febbraio 2019 - AGGIORNATO 20 Febbraio 2019 alle 09:56