Mangiati da Salvini. Gli ultrà M5s moriranno pazzi
Intanto, cominciano a mollarli. E persino la mitica rete offre vistosi segnali di insofferenza. Questa immagine pubblicata qui sotto è esemplare e viene ripresa da una pagina Facebook: è più significativa di mille parole. Rende l’idea di un disagio davvero profondo all’interno della galassia a Cinque stelle, che ormai accusa i vertici di aver allentato il rigore contro la casta… Gli ultrà M5s moriranno pazzi.
Prima creano su Facebook il gruppo a sostegno di Conte presidente del Consiglio, poi dopo il voto-casino Diciotti, lo cestinano, ne fanno coriandoli, carta straccia.
Sono quelli che hanno capito che Salvini se li mangia: saranno i pentastellati la prossima pappa che il leader della Lega immortalerà su Instagram.
E dopo il voto della giunta Gasparri che ha detto no al processo al ministro dell’Interno, la saldatura tra popolo grillino e odiati politici di Palazzo diventa micidiale. Se la piattaforma Rousseau – come aveva notato Giorgia Meloni con due dita negli occhi di Di Maio – ha riservato al dissenso antisalviniano un inimmaginabile 40 per cento, il plotone favorevole alla magistratura si è ridotto al 25 per cento nella giunta delle immunità di palazzo Madama: pretendevano l’autorizzazione a procedere i quattro pidioti, il sempregiudice Grasso per Leu e il solito De Falco, che da quando è sceso dalla nave a Cinque stelle ha dedicato la sua vita a far male a Luigi Di Maio.
Già, il re è nudo e non è un bello spettacolo perché se la sta facendo addosso. Alla fine il capo politico M5s si è dovuto alleare con i senatori di Fi, Fratelli d’Italia e quelli delle Autonomie, che poi saranno decisivi in aula per arginare il dissenso che cova nel gruppo grillino a palazzo Madama. Salvini farebbe bene a fare qualche telefonata di ringraziamento: in fondo Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni – come ripete sempre – sono solo alleati per le amministrative e non stanno al governo con lui. Ma per dire no al processo non hanno dovuto imbastire la sceneggiata della consultazione farlocca online per giustificare la loro posizione, al contrario di M5s. Anche se stanno in minoranza. Perché la difesa dei confini nazionali – che il 40 per cento dei grillini considera reato – è invece un dovere per chi governa. E anche per chi fa l’opposizione.
Pasticcioni, ecco che cosa sono invece i pentastellati che non sanno assumersi le loro responsabilità. Per le quali vengono anche profumatamente pagati, tanto per capire.
Con i loro ondeggiamenti sono riusciti persino a far rifiatare il Partito democratico, con i suoi senatori lì a gridare vergogna contro la stragrande maggioranza della giunta Gasparri che faceva il suo dovere; sentirli strillare con la pletora di indagati che hanno salvato a più riprese fa davvero accapponare la pelle.
Di Majo, vuoi o non vuoi, deve ora fare i conti anche con Marco Travaglio, che si è messo sul trespolo a capitanare la rivolta contro il salvataggio di Salvini: e chissà se anche il direttore del Fatto quotidiano entrerà di diritto nelle liste di proscrizione tanto care a Di Battista e soci.
È il triste crepuscolo di una storia che si perde per strada.
20 Febbraio 2019 — Che quella italiana non è una democrazia ma una fognacrazia, nel vero senso dell parola, lo dimostra un libro di 850 pagine che, guarda caso, nessuno vuole pubblicare, per non smascherare o cambiare questo sistema… A disposizione.