Renzi e Boschi, ve la racconto io che cos’è la vera gogna (contro me e mio padre)
Inorridisco a leggere gli sfoghi di Maria Elena Boschi. Se la prende con la gogna mediatica, la poveretta, saltellando dal papà suo ai genitori di Matteo Renzi, come ha già riassunto stamane il Secolo d’Italia con l’articolo che trovate in questo link: http://www.secoloditalia.it/2019/02/genitori-di-renzi-la-boschi-si-scatena-contro-tutti-e-canta-un-brano-di-de-gregori/
Ma che cosa pretende, la giovane e cadente stella del firmamento toscano, dopo aver preteso di tutto grazie al proprio status politico? Si lamenta del trattamento ricevuto, da lei e da Matteo suo. Che pure lui non si fa mancare nulla quanto a piagnistei. Vero, tutti coltiviamo dubbi su due settantenni ai domiciliari nemmeno tanto truculenti, visto che possono comunicare persino su Facebook. Ma da qui a strillare come vittime del sistema ce ne corre.
Se i lettori del Secolo mi permettono, racconto una storia che mi riguarda, dedicandola propria alla coppia lacrimante, Matteo & Maria Elena.
Ho fatto otto anni il parlamentare e cinque il governatore. In compenso mi sono beccato il tritacarne giudiziario e mediatico per la bellezza di ventitré anni in totale. Inchieste dalle quali ho avuto l’onore di uscire sempre pulito, senza la pretesa di strillare alla congiura. Arrabbiato sì, ma per le speculazioni dei padri (politici) di Renzi e Boschi. Sette anni sotto la mannaia per la sanità, per poi essere prosciolto ventiquattr’ore prima della prescrizione da un giudice coraggioso che escluse ogni ipotesi di corruzione; sette anni per l’infamia del Laziogate, con tanto di processo e una marea di udienze, primo e secondo grado, e assoluzione con formula piena e ogni giorno titoli (negativi) sui giornali e trafiletto quando tutto finì (bene). Poi Napolitano, nove anni di processi, i più duri moralmente parlando: perché per chi ha senso delle istituzioni, trovarsi di fronte il presidente della Repubblica è devastante. E per questo rinunciai alla prescrizione, inseguendo e ottenendo l’assoluzione con i miei legali, in primis Giosuè Bruno Naso e sua figlia Ippolita, presenti in ogni momento giudiziario della mia vita.
Maria Elena si lamenta per il papà. Matteo per babbo e mammina. Provino entrambi ad immaginare di non aver avuto il privilegio di un padre banchiere; o quello di genitori abbastanza spregiudicati negli affari di famiglia; e magari di aver vissuto invece con un papà che finisce i propri giorni in un ospedale a Ceccano, con una grande fortuna però: quella di non dover leggere, cinque anni dopo la scomparsa, la nefandezza dell’Unità che lo descriveva come torturatore di ebrei. Il tutto a una settimana dal voto delle regionali che persi.
Capite ora. cari bambocci della rottamazione altrui, che cosa vuol dire sciacallaggio? Ovviamente trascinai in tribunale l’Unità e vinsi. Ma solo anni dopo la carneficina mediatica contro me e mio padre, perché dimostrammo con l’avv. Romolo Reboa che il mio genitore – all’epoca dei “fatti” – aveva appena 12 anni e viveva in Abruzzo…
Non lamentatevi, Matteo & Maria Elena, non avete il diritto di fare piazzate. Servono soli buoni avvocati che garantiscano la correttezza nel rispetto delle regole processuali. Tra ventitré anni ne riparliamo.
Sono d’accordo .
D’accordo .
Caro direttore, lei e’, senza dubbio alcuno, uno dei migliori uomini politici della storia di questa ormai sgangherata repubblica : i suoi punti di forza sono i principi, la coerenza, la lealtà, l’onestà, la trasparenza e, soprattutto, la dignità ! L’Italia, ha sicuramente bisogno di lei! Faccia sentire agli italiani la sua presenza! Grazie.
Siiii! Arriva lei a raccontarci come hanno fatto sparire miliardi di euro (miliardi di miliardi di ex Lire) ? E chiama gogna quello che laq esponde al pubblico? Non le hanno ancora ritirato la lauera di avvocato? Mentire spudoratamente porta a quello ed altro cara Boschi e la gente poi se ne ricorda!
hai ragione .