Si riapre il caso del tabaccaio che uccise il ladro: “Vogliono soldi da me, vergogna”
Si ritrovò i ladri in negozio di notte, Franco Birolo. Era il 2012. Gli sfondarono la vetrina con l’auto. Lui, il tabaccaio, era al piano di sopra, con la moglie e la figlioletta. Prese la pistola, scese e sparò a Igor Ursu, pregiudicato ventitreene, temendo gli lanciasse contro il registratore di cassa. Poi fermò un altro rapinatore e lo legò per consegnarlo ai carabinieri che aveva chiamato. In primo grado Birolo venne condannato a due anni e otto mesi e anche a risarcire la famiglia della vittima con 325mila euro. In secondo grado venne assolto, sentenza confermata dalla Cassazione, che negò alla famiglia del ladro ucciso il risarcimento. Ma ora la famiglia del ladro è tornata alla carica: si è rivolta al giudice civile. Il cavillo per avere il risarcimento è nel meccanismo giudiziario: se una persona spara a un ladro che sta per colpirlo, allora i familiari del ladro ferito o ucciso non possono in alcun modo rivalersi nemmeno in sede civile. Ma Birolo credeva che il ladro stesse per colpirlo con il registratore di cassa. Quindi rischia di nuovo la beffa di dover dare i soldi.
L’amarezza di Franco Birolo
«Ho mandato una persona di fiducia a dire chiaramente che non intendo pagare nessuno. Anzi, sono loro che dovrebbero dare soldi a me», ha detto Birolo, come riporta il Corriere del Veneto. L’amarezza regna nelle parole dell’ormai ex tabaccaio: «Sembrava tutto finito, almeno sul piano giudiziario, perché i ricordi non si cancellano». Quella lettera ricevuta gli fa male dentro, la famiglia del ladro vuole essere risarcita in denaro: «Faranno una causa civile. Incredibile è che possano farla».