Trump: «Immigrati, tolleranza zero». E i dem fanno le barricate (come in Italia)
Chiede collaborazione bipartisan ai democratici, il presidente americano: uno spirito di cooperazione su cui, fin qui, non ha ancora potuto contare. «Dobbiamo rifiutare la politica della vendetta, della resistenza e della rappresaglia, ed abbracciare la sconfinata potenzialità della collaborazione, del compromesso e del bene comune», rilancia Donald Trump, nel discorso sullo stato dell’Unione pronunciato la notte scorsa al Congresso. Un appello caduto istantaneamente nel vuoto che però, quasi non fosse mai stato pronunciato, è stato seguito da un nuovo duro attacco all’inchiesta del procuratore speciale Robert Mueller e alle possibili altri inchieste sul suo operato da parte della Camera a guida democratica: «Se ci sarà pace ed attività legislativa non vi possono essere guerra ed inchieste», ha detto, scagliandosi anche contro «ridicole inchieste di parte». Queste «guerre folli», ha aggiunto, rischiano di essere di intralcio al successo economico della nazione.
Trump invoca unità al Congresso ma sul muro tira dritto: «Tolleranza zero»
Nuovo incontro con Kim a febbraio in Vietnam
Il presidente Usa ha fatto anche sapere che incontrerà di nuovo Kim Jong Un, il 27 e 28 febbraio in Vietnam. “Nell’ambito di un’ambiziosa nuova diplomazia, continuiamo il nostro storico sforzo per la pace nella penisola coreana”, ha detto Trump rivendicando i successi ottenuti finora. “I nostri ostaggi sono tornati a casa, i testi nucleari si sono fermati e da 15 mesi non vi sono lanci di missili – ha affermato – se io non fossi stato eletto presidente degli Stati Uniti, secondo la mia opinione, ora saremmo in una grande guerra con la Corea del Nord”. “C’è ancora molto lavoro da fare, ma la mia relazione con Kim Jong Un è buona” ha concluso Trump che lo scorso giugno a Singapore ha incontrato il leader nordcoreano.
La vittoria non è di un partito, ma di tutto il Paese…
«L’America vince ogni giorno, lo stato dell’Unione è forte», ha detto ancora Trump rivendicando i successi, soprattutto economici, della sua amministrazione, mentre congressisti repubblicani scandivano lo slogan «U-S-A» durante il discorso sullo stato dell’Unione. «La nostra economia è l’invidia del mondo, il nostro esercito il più potente», ha detto ancora il presidente che ha sottolineato come «questi storici risultati siano per tutti gli americani». «La vittoria non è la vittoria del nostro partito, ma di tutto il Paese», ha continuato, con i toni bipartisan, assicurando che per il prossimo anno la sua sarà «un’agenda per il popolo americano» con il focus su lavoro, il commercio, le infrastrutture, il controllo dei prezzi dei farmaci e l’immigrazione. Mentre in politica estera seguirà un corso «che mette gli interessi dell’America al primo posto». Per fare questo, ha detto ancora rivolgendo un nuovo appello alla politica bipartisan ai democratici, «dobbiamo, insieme, interrompere decenni di stallo politico. Dobbiamo scegliere tra grandezza o impasse, risultati o resistenza, visione o vendetta, progressi incredibili o insensata distruzione. Questa sera – ha quindi concluso trionfalmente – io vi chiedo di scegliere la grandezza».