Congresso mondiale delle famiglie, Conte revoca il patrocinio. Gay in festa
L’Arci ordina, Palazzo Chigi obbedisce, il Gay-center ringrazia: benvenuti nell’apartheid alla rovescia, miracolo tutto italiano di una minoranza che discrimina la maggioranza fino ad ottenere dalla presidenza del Consiglio dei ministri la revoca del patrocinio al Congresso mondiale delle famiglie che si terrà a Verona a fine e mese e che vedrà, tra le altre, la presenza del ministro della Famiglia Lorenzo Fontana, del vicepremier Matteo Salvini e di leader politici come Giorgia Meloni. Un meeting mondiale per accendere i riflettori sulla famiglia e sul suo ruolo al tempo del deserto demografico e del welfare da ri-orientare sulle opportunità dall’assistenzialismo.
L’appuntamento è a Verona dal 29 al 31 marzo
In poche parole, un’occasione per introdurre e sviluppare nell’asfittico dibattito odierno a base di selfie e tweet temi di ampio respiro e di lunga gittata. Ma che nei fatti rischia di tradursi in una pia illusione: sul tema, infatti, il mainstream culturale – gli Arci, appunto, in compagnia di Lgtb, Gay-center, famiglie Arcobaleno e sigle varie – non tollera concorrenze. La famiglia, intesa come «società naturale fondata sul matrimonio» secondo l’art. 29 della Costituzione (sempre quella «più bella del mondo»), agli occhi di questi instancabili annunciatori di progresso è pura anticaglia, roba da museo, retaggio di preistoriche palafitte. Il futuro è nelle unioni gay, famiglie allargate, infarcite di genitore uno e genitore due e a base di uteri a noleggio e genere sessuale a la corte, da scegliere e poi da riporre come un abito di stagione.
Sulle famiglie la minoranza discrimina la maggioranza
«Il governo non può sostenere in alcun modo il Congresso mondiale delle famiglie che si terrà a Verona a fine mese», ha infatti intimato Francesca Chiavacci a nome dell’Arci nazionale, per poi chiedersi: «Qual è l’interesse pubblico che motiva il sostegno del governo al Congresso delle famiglie a Verona?». L’esatto contrario di quello che spinse il governo Renzi a sequestrare il Parlamento per ottenere in un paio di settimane la legge sulle nozze omosessuali, avrebbero potuto replicarle da Palazzo Chigi. La risposta è stata invece la revoca del patrocinio. A conferma che non basta stare al governo per ottenere il cambiamento. Quello vero, almeno.