Droga, la Lega vuole inasprire le pene. Il M5S vuole la legalizzazione. Come andrà a finire?
Oltre alla Tav, alla riapertura delle case di tolleranza, alla legittima difesa, c’è un altro tema destinato a dividere Lega e M5S. Ed è quello della droga. Con un disegno di legge la Lega vuole aumentare le pene detentive ed economiche per gli spacciatori di droga, precisando che non esiste modica quantità. Matteo Salvini ha sintetizzato così l’idea: «Ti becco a spacciare, vai in galera». Le pene aumenterebbero da tre a sei anni, le multe potranno arrivare a un massimo di trentamila euro. Per chi si mette alla guida sotto l’effetto di stupefacenti scatta il ritiro della patente e la confisca del veicolo.
Il M5S ha accolto con scarso entusiasmo l’iniziativa e rilancia anzi nel senso della legalizzazione, come spiega Salvatore Penna:”L’Italia ha bisogno di depenalizzare e legalizzare, come chiede da anni anche la Direzione nazionale antimafia, per contrastare la grande criminalità e non di ulteriore confusione tra droghe leggere e pesanti e la criminalizzazione dei consumatori. Per questo, anche insieme agli amici del comitato per la proposta di legge popolare, sto lavorando ad una pdl, che vada in questa direzione, così come ha già fatto il collega Mantero in Senato”. Sulla stessa lunghezza d’onda il senatore 5 stelle Matteo Mantero: «In Italia ci sono più di 200mila spacciatori di marijuana, il 95% dei sequestri riguarda le droghe leggere. La soluzione non è rivedere la modica quantità, colpendo il consumatore – sostiene Mantero –. Per combattere la criminalità, va consentito a chi vuole di piantare poche piante di cannabis a casa propria».
Antonio Boschini, responsabile terapeutico di San Patrignano e vicepresidente della comunità, commenta così il disegno di legge: “Se una persona è libera dopo essere stata coinvolta in uno smercio di centinaia di chili di droga c’è qualcosa che non funziona. Questo è un fatto. Bisogna distinguere poi tra chi spaccia e chi usa le sostanze per consumo personale. Chi spaccia deve andare in galera, chi ha una dipendenza deve avere la possibilità di seguire un percorso terapeutico. Aiutare una persona imprigionata in una dipendenza (che ha commesso un reato) è l’unico modo per evitare che ne commetta altri, il carcere in questi casi è controproducente”. Parlando della modica quantità, Boschini dice che “non funziona” essendo “un trucco che gli spacciatori usano per vendere senza avere problemi”.
Contro quello che definisce il pericolo di una “svolta proibizionista” scende in campo l’Arci: “L’eliminazione della modica quantità è chiaro a cosa porterà – sottolinea in una nota Francesca Chiavacci, presidente nazionale Arci – l’equiparazione tra possessore e spacciatore, qualunque sia la dose che detiene, creerà un abominio civile e giuridico”. “La proposta, inoltre – prosegue – non si preoccupa neanche di un sicuro aggravarsi del già drammatico sovraffollamento delle carceri. Il cinismo politico della propaganda permanente vuole aprire una nuova stagione di proibizionismo.