Gramellini, il corsivista dei poteri forti che “bastona” Tria per compiacere i banchieri tedeschi
Massimo Gramellini, corsivista principe del Corriere della Sera, ha sbertucciato ieri il ministro Giovanni Tria c0n una cattiveria che lascia perplessi, soprattutto perché si è trattato di un attacco a freddo e del tutto (apparentemente) immotivato. Il giornalista ha definito il ministro un «timido professore di economia con gli occhiali a ventiquattro pollici e una cartella consunta appesa alla mano come una protesi». Perché, lui pensa forse, con i suoi occhiali da topo di biblioteca e le sue floride ganasce da divoratore di tagliatelle, di essere più aitante? Vabbè, andiamo avanti. Un tipo così, il Tria, sarebbe indegno, secondo il sapido Gramellini, di occupare «la scrivania di Quintino Sella» all’interno del tetro edificio dove ha sede il Mef. E sai che onore! Il corsivista non si ferma lì: continua ad accanirsi gabellando il ministro come «sacrificio umano a Crozza». «uomo mite costretto a cucirsi la bocca», «Nembo Tria, omino di ferro e acciaio».
Non ci sono più i ministri (né i corsivisti) di una volta
Insomma, un killeraggio in piena regola. A questo punto è lecito obiettare che non c’è niente di strano se un corsivista attacca, pur pesantemente, un ministro. Non era forse così ai tempi di Gianna Preda (a destra) e di Fortebraccio ( a sinistra)? Sì. era così, ma il paragone con l’oggi non regge: i ministri di una volta erano gente veramente potente e. se volevano, potevano fare paura; i ministri di oggi, almeno in Italia, sono in gran parte (sia detto senza offesa) dei “poveracci” e non fanno più paura a nessuno. E questo per il semplice motivo che il potere s’è trasferito altrove.
L’attacco di Tria ai tedeschi e la puntuale “bastonatura”
Ma proprio qui sta il punto-, quello che ci può far capire perché mai il corsivista principe di uno dei “giornaloni” della borghesia finanziaria italiana, là dove risiede il potere vero (con i suoi collegamenti transnazionali ed europei) , si lanci nella gratuita “bastonatura” mediatica di un ministro. La risposta sta in quattro parole, buttate lì, quasi di sfuggita al termine dell’articolo: è laddove Gramellini, tra una spiritosaggine e l’altra, dice che Tria «ieri invade la Germania». In realtà Tria non ha “invaso” proprio nessuno. Ha solo rivelato che al tempo del governo Letta, l’allora titolare del Mef, Fabrizio Saccomanni, ricevette pesanti pressioni dall’allora ministro delle Finanze tedesco, il potentissimo Wolfgang Schauble, che voleva imporgli l’introduzione del bail-in, cioè il sistema di controllo sulle banche europee che favorisce la Germania e penalizza l’Italia. Il ministro dell’Economia ha parlato per la precisione di «ricatto tedesco» nei confronti del nostro Paese. Si tratta della dichiarazione più ardita finora arrivata dal “prudente” Tria durante il suo mandato. Se uno come lui decide di svelare un retroscena così inquietante dei recenti rapporti italo-tedeschi un motivo ci sarà pure. E sarà sicuramente un motivo importante, dal momento che stiamo andando verso la ridefinizione del potere bancario europeo in vista dell’addio di Draghi alla presidenza della Bce. In ogni caso, è giusto che l’opinione pubblica italiana venga messa a conoscenza delle passate (e presenti) manovre germaniche ai nostri danni, Guardacaso, la “bastonatura” di Tria da parte di Gramellini parte proprio il giorno in cui le agenzie stampa diffondono le incandescenti dichiarazioni del ministro. Singolare no? Viene da pensare che al “giornalone” su cui scrive Gramellini e negli ambienti finanziari limitrofi non abbiano gradito molto l’uscita del “mite” Giovanni Tria.
Gramellini sodale di Fazio
Vale la pena ricordare, per completare il ritratto di Gramellini, che la sua penna spiritosa e acuminata ha sempre navigato tra i giornali dei poteri forti, là dove viene quotidianamente distillato il pensiero politicamente corretto. E quei cioccolatini al caffè che il nostro corsivista dispensa tutte le mattine ne sono uno squisito prodotto. Del resto un tipo come lui ha dimostrato di avere con il potere una particolare dimestichezza. Basterà ricordare che il corsivista principe del Corriere della Sera è da lungo tempo sodale di Fabio Fazio, del cui salotto televisivo è ospite fisso. Certi personaggi sono fatti per intendersi a meraviglia tra loro, nella speranza che nulla cambi in Italia. E che , non solo Gramellini e Fazio, ma anche l’eletta schiera dei “guru” più vicini ai poteri forti possa continuare a pontificare allegramente. Ma nulla è eterno.