Il Congresso mondiale delle famiglie, ma quale scandalo: è una scommessa per il domani

25 Mar 2019 13:25 - di Mario Bozzi Sentieri

Riceviamo da Mario Bozzi Sentieri e volentieri pubblichiamo:

Caro direttore,

L’appuntamento è noto. Dal 29 al 31 marzo si terrà a Verona il XIII Congresso Mondiale delle Famiglie. Vi parteciperanno le rappresentanze di una trentina di Paesi e molte realtà associative italiane, impegnate a difesa della famiglia. Ma chi sono i promotori dell’iniziativa, che tanto turbamento ha provocato tra le anime belle del “progressismo” nostrano?

Il World Congress of Families (WCF) è una confederazione di associazioni pro famiglia fondata nel 1997 a Rockford, negli Stati Uniti sulla base dell’articolo 16/3 della Dichiarazione universale dei diritti umani: “La famiglia è il nucleo naturale e fondamentale della società e ha diritto ad essere protetta dalla società e dallo Stato”. Secondo lo Statuto, lo scopo del WFC è quello di: “Difendere la posizione della famiglia tradizionale in un momento di erosione della vita familiare e del declino dell’apprezzamento per le famiglie in generale”. Il WCF definisce la famiglia naturale come “l’unione di un uomo e una donna in un’alleanza permanente suggellata col matrimonio”.

Il WCF organizza annualmente convegni internazionali in diverse città del mondo. L’ultimo è stato nel 2018 a Chisinau, Moldavia. All’ordine del giorno dell’appuntamento veronese:  la bellezza del matrimonio, i diritti dei bambini, l’ecologia umana integrale, la donna nella storia, la crescita e il calo demografico, la dignità e la salute delle donne, la tutela giuridica della Vita e della Famiglia, le politiche aziendali per la famiglia e la natalità.

Questa la “cornice” dell’incontro, a cui sono iscritti a parlare decine di rappresentanti dell’associazionismo pro-famiglia, uomini di cultura, docenti universitari, politici e religiosi. 

Dov’è lo scandalo che tanto allarme ha creato sui mass-media e tra la sinistra? Dove sta la “regressione culturale e civile” evocata da Nicola Zingaretti? E perché parlare – come ha fatto Monica Cirinnà –  di “odiatori dell’amore”? È giusto vedere nell’ appuntamento veronese – come  si legge in un appello firmato da qualche centinaio di insegnanti – una visione fascista, xenofoba, razzista, sessista, omofoba?

In attesa di ascoltare gli interventi dei relatori, proviamo a fissare alcuni discrimini “di metodo”, in grado di rispondere a questi quesiti. Dagli indirizzi generali del Congresso non emerge alcuna volontà discriminatoria. L’obiettivo è quello di unire e fare collaborare leader, organizzazioni e famiglie per affermare, celebrare e difendere la famiglia naturale come unità stabile e fondamentale della società.

In questa ottica “i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio” sono assolutamente in linea con il dettato costituzionale (art. 29 della Costituzione della Repubblica Italiana) e con i suoi indirizzi “programmatici”, laddove “La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l’adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose. Protegge la maternità, l’infanzia e la gioventù, favorendo gli istituti necessari a tale scopo”.

In tema di difesa della vita non si può dimenticare come la stessa Legge 194 sull’aborto parli di  diritto ad una procreazione cosciente e responsabile, insieme con “il riconoscimento del valore sociale della maternità” (art. 1) e prescriva (artt. 4 e 5) che la fase autorizzativa all’aborto debba essere preceduta da una fase dissuasiva, che passa dalla prospettazione di concrete alternative all’intervento abortivo. Riconoscere il valore della maternità e attivare forme dissuasive dell’aborto è dunque – non sembri un paradosso –  perfino interno alle normative vigenti (per quanto ipocrite)  sull’interruzione volontaria della gravidanza.

Tutto ciò ha un ulteriore valore “sociale” se  viene inserito all’interno di coerenti (e assolutamente necessarie) politiche demografiche, finalizzate alla sopravvivenza nazionale, oggi minata da politiche depressive ed antifamiliari. 

Al fondo di questi indirizzi generali c’è la necessità di uscire dai piccoli orizzonti dell’individualismo e dai bassi orizzonti dell’edonismo personale, tornando a pensare e ad operare per grandi idee e grandi aspettative. E dunque anche a scommettere su una bellezza delle relazioni familiari ed ad un’ecologia umana integrale autenticamente ricostruttiva. Di tutto questo si parlerà al  XIII Congresso Mondiale delle Famiglie. Con buona pace per gli “odiatori” di verità e di futuro. 

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *