Il ruolo della destra in Italia nel passato e nel futuro prossimo venturo

6 Mar 2019 17:34 - di Carlo Ciccioli

Riceviamo da Carlo Ciccioli e volentieri pubblichiamo:

Caro direttore,

La Destra in Italia nel dopoguerra ha attraversato fasi specifiche con ruoli ben definiti. Dal 1946 attraverso la fondazione e il successivo consolidamento del Movimento Sociale, ha raccolto soprattutto coloro che avevano vissuto gli eventi del Fascismo e della Repubblica Sociale. Si trattava di persone che, aldilà delle vicende del “ventennio” e della guerra, avevano creduto soprattutto in delle idee che, benchè sconfitte e vittime di errori ed orrori, volevano comunque testimoniare la sopravvivenza ad una esperienza emotiva intensissima. Al netto di conflitti e contraddizioni interne, caratterizzate anche da contrasti irriducibili e scissioni, avevano comunque il comun denominatore di storie comuni, compresa la ricomposizione con il mondo monarchico e liberale. Tale fase (1946-1968) si concluse all’incirca alla fine degli anni ’60 , sia per l’età di molti dei suoi esponenti e protagonisti, sia perchè le successive vicende della politica avevano fatto il loro corso. La nuova fase della Destra si apre nel 1968/69 con il furoreggiare dell’ideologia comunista e la possibilità del trionfo dell’estrema sinistra in Italia, sia quella istituzionale del Partito Comunista Italiano che quella aggressiva e violenta dei gruppi extra-parlamentari, fino alle Brigate Rosse. La parola d’ordine della riscossa della Destra, che soprattutto nell’ ultimo periodo aveva attraversato un certo declino, era quella dell’anti-comunismo. In tutti gli anni ’70 Giorgio Almirante dà senso a questa fase con le parole d’ordine del fronte articolato anticomunista, la partecipazione alle “maggioranze silenziose” e la fondazione della Destra Nazionale, raccogliendo successi significativi anche oltre al 10% degli elettori con punte fortissime a Roma, Napoli, Reggio Calabria e in Sicilia. La fase dell’anticomunismo (1968-1993) si conclude con la caduta del muro di Berlino nel novembre 1989 e il successivo crollo dell’Unione Sovietica. I partiti comunisti europei ammainano bandiera e addirittura cambiano nome, come in Italia in PDS e DS. Questo fa venir meno il ruolo della Destra come punta di diamante dell’anti-comunismo. Dal 1994 con la discesa in campo di Silvio Berlusconi e la nascita di Forza Italia, la Destra ritrova il suo ruolo e la sua funzione come area di destra all’interno della coalizione del Polo delle libertà, della successiva Casa delle Libertà ed infine all’interno dello stesso Popolo delle Libertà. Ci troviamo di fronte, dalla fondazione di Alleanza Nazionale in poi, non più al patrimonio ideale del Movimento Sociale Italiano delle origini, cioè di una Destra sociale, nazionale e popolare, ma di una destra più ampia e plurale che comprende anche l’area cattolica e liberale. Sempre percentuali a due cifre, che fluttuano intorno al 15% ed anche oltre, ma che di necessità subiscono l’egemonia del pensiero dominante di Forza Italia e del peso al Nord della Lega all’interno della coalizione . In questa fase va detto che Alleanza Nazionale dispone di una classe dirigente più attrezzata dei Partiti alleati e quindi può permettersi qualche exploit in alcune situazioni di governo locale, regionale o nei Ministeri, ma sempre con un ruolo compresso dal peso preponderante dell’area liberale dell’alleanza. La crisi del berlusconismo, ed io mi sento di dire anche il limite del berlusconismo, che non riesce mai a decollare come pensiero politico originale, che rimane sempre subalterno agli interessi dei suoi gruppi interni e dei poteri consolidati della vita politica italiana, collegati al vincitore di turno, senza alcun contenuto culturale ed ideale, ne hanno determinato il respiro corto e il dissolvimento sotto la pressione dei potentati dell’Unione Europea. Di fatto nel 2011 si conclude l’esperienza iniziata nel 1994 (1994-2011) e comincia un’altra fase che è caratterizzata dalla diaspora del vecchio mondo di Alleanza Nazionale in mille rivoli e dalla nascita, all’inizio marginale, di Fratelli d’Italia, che da un misero 2% del 2013 e solo 9 Deputati eletti, arriva finalmente il 4 marzo 2018 ad una percentuale del 4,4% e alla elezione di 32 Deputati e 18 Senatori. Ma nel frattempo l’area elettorale della destra, che è quella delle percentuali di Alleanza Nazionale del ventennio precedente, viene abbondantemente assorbita dalla Lega che superata la limitazione di essere Partito del Nord, diventa una sorta di Lega Nazionale, che con Matteo Salvini sposa tutte le battagli tradizionali della Destra quali ordine, sicurezza, giustizia, lotta alla corruzione, anti-comunismo, famiglia tradizionale, identità nazionale, anche oscurando l’originale pensiero federalista. Di fatto con l’idea del “cambiamento” la Lega riesce a rappresentare oggi quasi un terzo dell’elettorato italiano che in precedenza aveva premiato Forza Italia e Alleanza Nazionale e che in questi messaggi si era sempre ritrovato. La posizione della Lega con il suo scarso retroterra culturale ed ideologico, è più comoda per reclutare consenso diffuso, ma proprio in conseguenza di ciò, tale consenso è più fragile ed evaporabile più velocemente nel tempo. E’ qui il nodo dello spazio prossimo venturo della Destra di Fratelli d’Italia, che proprio perchè ha alle spalle un patrimonio consolidato di idee e classe dirigente, può rappresentare lo zoccolo duro della coalizione che verrà, assorbendo la delusione che certamente determinerà il generalismo della Lega e la dissolvenza di Forza Italia con un Berlusconi sempre più alla fine del ciclo vitale. Tutto ciò necessita però di un intenso lavoro politico, culturale, organizzativo, di proposta e di elaborazione di tesi future. Perché, quando poi vinci, i nodi vengono al pettine, come oggi nel Governo gialloverde; noi siamo la forza politica più attrezzata, se vogliamo anche caparbia, per affrontare le difficoltà che sempre si presentano nella quotidianità dell’azione politica. Noi abbiamo alle spalle una scuola antica e collaudata per far fronte a queste esigenze. La strettoia è quella del quorum elettorale delle europee di maggio, che se siamo agguerriti e intraprendenti, possiamo brillantemente superare. Da quel momento saremo in discesa per recuperare un ruolo elettoralmente più forte nella coalizione e nello scenario politico italiano. In estrema sintesi la Destra in Italia nel dopoguerra ha sempre giocato una funzione collaterale nei grandi scenari nazionali, magari influenzandoli pesantemente, ma non riuscendo mai a svolgere il ruolo centrale di protagonista del sistema politico. Stavolta paradossalmente, in questa fase internazionale, può giocarlo. Speriamo che la presenza di Giorgia Meloni a Washington, unico esponente politico italiano, alla Convention dei Movimenti Occidentali Sovranisti e Conservatori possa essere l’inizio di una grande affermazione.

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