Legittima difesa, Salvini: «Grazie a chi ha votato sì, è stata una battaglia di civiltà»
Incassato il sì definitivo sulla legittima difesa, Matteo Salvini si rivolge ai parlamentari che hanno reso possibile il varo della legge sulla quale la Lega aveva messo la faccia. «Grazie agli amici dei Cinquestelle, grazie agli amici di Forza Italia e Fratelli d’Italia, che hanno sostenuto questa battaglia di civiltà», dice il ministro dell’Interno che plaude al fatto che lo “storico” provvedimento sia stato votato a stragrande maggioranza, «tranne che dal Pd, che vota contro qualsiasi cosa, pur di dire no a Salvini, alla Lega e al governo». Non c’erano i ministri dei Cinquestelle in Aula? gli fanno notare i cronisti. «Io bado alla sostanza, la legittima difesa è legge dello Stato, io bado poco a chi c’è, chi non c’è, quello che conta è che questo è un governo che porta a casa il governo dopo solo nove mesi».
Maurizio Gasparri intervenendo in aula spiega le ragioni del sì: «Forza Italia vota a favore della legge sulla legittima difesa perché si tratta di un passo in avanti. Il nostro è un sì di coerenza in quanto si sposta il baricentro delle tutele in favore del cittadino. Abbiamo dovuto rivedere la legge approvata nel 2006 dal nostro governo per evitare i troppi margini di discrezionalità da parte dei magistrati». Poi rivolgendosi a Salvini aggiunge: «Certo, sarebbe stato meglio che le nostre proposte emendative fossero state accolte ma l’opposizione di una parte della maggioranza di governo non lo ha consentito. Faremo i miglioramenti quando avremo un governo omogeneo sul piano culturale e ideale. Oggi vogliamo ribadire con forza che con questa legge non si dà luogo a una sorta di far west ma si tutela il diritto a non dover morire per mano criminale nella propria casa o nel proprio negozio». «Se la proposta sulla legittima difesa è diventata legge è grazie al centrodestra unito: era nel programma con cui ci siamo presentati alle elezioni e per noi la parola data agli elettori è sacra. I Cinquestelle invece si sono divisi anche su questo», gli fa eco Licia Ronzulli.
Soddisfatte anche le vittime di aggressioni, finite sotto i riflettori della cronaca per aver reagito ai malviventi. Tra i primi a parlare è Graziano Stacchio, il benzinaio che il 3 febbraio 2015, a Ponte di Nanto, quando un commando di cinque uomini assaltò la gioielleria di Roberto Zancan, intervenne sparando con il proprio fucile, legalmente detenuto, e colpì a morte uno dei banditi. «Nessuno vuole il far west, nessuno vuole comprare una pistola per fare giustizia da sé, ma solo difendersi. Non è certo possibile avere un poliziotto per ogni persona. Questa legge è, una legge tampone, ma comunque un passo avanti per le vittime come noi che abbiamo subito aggressioni e rapine». Franco Birolo, il tabaccaio di Civè, in provincia di Padova, che sparò ai ladri che si introdussero nel suo negozio di notte, ora si sente più sicuro: «Mi sembra corretto che lo Stato e la magistratura siano più vicini al cittadino onesto e puniscano il criminale che si introduce in casa tua di notte. È una cosa che aspettavamo da anni, noi vittime coinvolte in fatti di questo tipo. Non si può più correre il rischio di dover risarcire i delinquenti o i loro familiari, non si può permettere che i criminali possano accedere al rito abbreviato e ottengano gli sconti di pena senza prima aver pagato per i danni che hanno causato». Soddisfatto anche se giudica il provvedimento troppo debole, Roberto Zancan: «È il minimo che si poteva fare. Piuttosto che niente, va bene anche questo. Resta sempre il problema della discrezionalità di un giudice che deve valutare da dietro una scrivania ciò che è ingiudicabile per chi non lo ha provato. Nessuno può capire cosa significhi subire l’aggressione di un commando».