Lo slogan di Sala? “Prima gli immigrati”. Su 300 case popolari 207 a stranieri
Il primo assegnatario si chiama Mohamed, il secondo Adli, il terzo Jose Hercules. Non è il podio di una gara olimpica, ma la classifica del bando delle case popolari pubblicato oggi sul sito del Comune di Milano. Sono trecento alloggi, in larghissima parte assegnati a immigrati. Nel dettaglio, come specifica Silvia Sardone di Forza Italia, sono 207 su 300. Agli italiani, meno di un terzo degli alloggi a disposizione.
Il «21esimo bando integrativo per l’aggiornamento della graduatoria comunale» non è altro, dice in un’intervista al Giornale, che una conferma del «welfare anti-italiano tanto caro alla sinistra». In sostanza, sottolinea la consigliera comunale e regionale del Gruppo Misto, «due alloggi su tre finiscono a immigrati». «Scorrendo la lista sembra di essere in Nordafrica o in Sudamerica – insiste Sardone – non certo a Milano: i cognomi italiani sono la netta minoranza e purtroppo sarà sempre così finché non verranno adottati correttivi ai bandi».
Case popolari: a Sesto San Giovanni prima gli italiani
Ci sarebbe un modo per tutelare (o almeno non penalizzare) gli italiani? A Sesto San Giovanni, la giunta di centrodestra guidata dal sindaco Roberto Di Stefano ha trovato una soluzione. L’immigrato che presenta domanda di assegnazione di una casa popolare deve dimostrare di non possedere immobili all’estero. Sono finiti i tempi delle autocertificazioni, il più delle volte farlocche. Come spiega la Sardone, “nel 2016 la sinistra aveva assegnato 32 alloggi, di cui 29 a stranieri”, spiega il sindaco. “Noi abbiamo consegnato più appartamenti di loro, ben 39, e solo due di questi sono finiti ad immigrati”.
Un sindaco tutto casa popolare (all’immigrato) e moschea
Perché il sindaco Beppe Sala e la sua giunta rossa non adottano un criterio simile. L’esponente di centrodestra non ha dubbi: «Sala e Majorino non perdono mai tempo prima di marciare contro il razzismo ma continuano a dimenticarsi che i primi a discriminare sono proprio loro». Per Sala la priorità è la moschea a Milano. E guai a osservare che, in città, la criminalità da parte degli immigrati di prima e seconda generazione è diventata un’emergenza. Si rischia di passare per xenofobi. Ancor peggio dire: “Prima gli italiani”. Quindi, nel nome del politicamente corretto, lo slogan di Sala è diventato: “Prima gli immigrati”.
Dovrebbe essere trasferito come sindaco in Africa!
Sergio, non facciamo i violenti! Una bella pedata nei “artolomei” (Colleoni) basterebbe, prima che i suoi amichetti islamici glieli asportino, per farne un eunuco alla corte del sultano del Lombardistan…
Ed ora i maomettani intitoleranno la prossima (illegale) moschea milanese a Yussuf Salah… Allah è grande, e Perepepè Sala è il suo agente immobiliare.
Prima Pisapia adesso Sala, ma è mai possibile che i milanesi siano così masochisti? O essere radical scik è di tendenza come un Rolex o una Audi?
E ancora non gli sparate in faccia?
Non siamo assassini. noi
FERMIAMO QUESTI TRADITORI DELLA PATRIA DEI SUOI VALORI DEI SUOI CITTADINI DELLE NOSTRE TRADIZIONI DELLA NOSTRA CULTURA. SONO IDENTICI AI TERRORISTI DELL’ISIS CHE DEMOLISCONO TUTTI I DOCUMENTI STORICI E MONUMENTALI PER CANCELLARE UNA CIVILTA’, UN INSULTO ALLA DIGNITA’ DEL POPOLO ITALIANO….INSORGIAMO!!! FERMIAMO QUESTA SOSTITUZIONE ETNICA!!!