Lo Stato deve diffondere la cultura nazionale nelle scuole. Proposta di Fdi
Ottimo informatizzare. Essenziale l’inglese. Ma la cultura nazionale e il libro italiano che fine faranno? La nostra scuola rischia di diventare un’eccellente palestra tecnologica, ma relega nel cassetto opere, testi, narrativa, saggistica, poesia e soprattutto autori del Belpaese.
Il computer al posto del libro
I nostri figli sono stati diseducati alla lettura su carta. Gli scaffali delle librerie nelle nostre case sono piene di libri che restano lì. Avanza sempre più impetuosa la stagione della lettura totalizzante dal computer. Veloce. Col rischio enorme della superficialità che non genera approfondimento.
Inseguiamo mode straniere. L’esterofilia si appropria della nostra scuola. E l’allarme lanciato dal Censis sulla forte diminuzione del tempo dedicato alla lettura nelle fasce giovanili, con IPad e IPhone che diventano gli strumenti culturali del nostro tempo, fa perdere di vista la cultura nazionale.
La formazione dei nostri ragazzi non può vedere indifferente lo Stato. E probabilmente è questo il motivo che ha portato otto parlamentari di Fratelli d’Italia, Frassinetti, Mollicone, Rampelli, Bucalo, Fidanza, Ciaburro, Caretta e Deidda a mettere nero su bianco una proposta di legge che indica un obiettivo preciso.
Avanti con le opere italiane
Esso sta al primo articolo e sarebbe bello vedere approvata la norma in un battibaleno da un Parlamento finalmente sensibile: “Per gli studenti che compiono diciotto anni durante l’anno scolastico 2019/2020 è prevista (…) la distribuzione gratuita di opere letterarie di autori italiani, da scegliere tra i generi della narrativa, della saggistica o della poesia, nell’ambito di un elenco definito con decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca”.
Sta a deputati e senatori di tutti i partiti affrontare la questione, che riguarda il futuro delle giovani generazioni. Oltre che tentare di risolvere anche la grave crisi sopportata da troppo tempo dal settore dell’editoria libraria.
Con la cultura non si mangerà, ma sicuramente si cresce. Ed è un dovere della politica favorirne l’espansione.