Marcia indietro della Scala sui sauditi. Sala costretto a restituire i soldi (video)
La Scala fa una imbarazzante marcia indietro. E restituisce ai sauditi i due bonifici da 3 milioni e 100mila euro ricevuti dal ministro della Cultura saudita, Badr bin Abdullah bin Mohammed Al Farhan, per finanziare la Scala.
Dopo una serie di contestazioni e polemiche per il controverso accordo di partnership con l’Arabia Saudita e l’imbarazzante posizione dei sauditi sui diritti umani, il Cda della Scala, di cui il sindaco Sala è presidente, ha deciso di rimandare indietro quei soldi che scottano nel corso della riunione odierna del Cda che aveva all’ordine del giorno proprio l’ingresso dei sauditi nel Consiglio di Amministrazione del teatro.
«In Arabia Saudita c’è la pena di morte per apostasia, per adulterio, per omosessualità e zero diritti per le donne. È una Nazione fondamentalista, e noi – aveva contestato venerdì scorso Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d’Italia – vogliamo permettere che finanzino i nostri luoghi culturali? Follia!»
«I bonifici in oggetto sono stati fatti non rispettando le linee guida relative alle donazioni, ci sono codici e regole che devono essere rispettate – ha detto Sala ammettendo così che le cose non sono state fatte regolarmente come avrebbero dovuto essere fatto – Nel mio ruolo ho proposto che immediatamente questi 3 milioni siano restituiti e i consiglieri hanno approvato all’unanimità», ha sostenuto il sindaco e presidente del Cda del prestigioso Teatro milanese assicurando che il percorso di un accordo con i sauditi «finisce oggi. Nessun altra forma di collaborazione con i sauditi è stata approvata».
E così il cda della Scala di Milano ha deliberato di restituire al mittente i soldi dei due bonifici da 3 milioni e 100 mila euro arrivati dal governo Saudita.
«Prima di prendere fondi da un Paese che qualche problema in passato l’ha creato bisogna stare molto attenti – aveva polemizzato con Sala ancora stamattina, prima della decisione del Cda, il ministro dell’Interno, Matteo Salvini – i fondi per la Scala possono arrivare da tanti ma non da tutti. Questo vale per la Cina come per l’Arabia Saudita, il rispetto dei diritti umani è parte rilevante».
Sul tavolo del consiglio anche il tema del rinnovo del sovrintendente Alexander Pereira, il cui mandato scadeva nel 2020 e che è stato riconfermato, fino a febbraio del 2020, dal Cda di cui fanno parte, fra gli altri, oltre a Sala, i consiglieri, Giovanni Bazoli, Alberto Meomartini, Margherita Zambon, Giorgio Squinzi, Francesco Micheli, Sala, Claudio Descalzi, Philippe Daverio e Alberto Poli.
Proprio su Pereira, che aveva deciso l’accordo con i sauditi, si era scatenata la polemica dei soldi ricevuti: «si è mosso in buona fede dal punto di vista della ricerca di partnership – cerca di difenderlo Sala – l’idea era partita su basi sane, senza immaginare i sauditi soci, ma poi la cosa è un po’ scappata di mano e ha preso un’accelerazione dove non si è rispettata la procedura», ammette il sindaco di Milano.
«Al sovrintendente – ha aggiunto a chi gli chiedeva cosa rimproverasse a Pereira scaricato in questa maniera sulla vicenda dei soldi sauditi – imputo una grande ingenuità. Ormai è un po’ di anni che è in Italia e dovrebbe capire come funziona il meccanismo. A lui ho detto che apprezzo l’attivismo e questo modo di fare per cui si spende molto nell’azione internazionale, ma lo ritengo un po’ ingenuo a credere che quello che un esponente politico gli dice un giorno poi lo dichiari all’indomani. Pereira ha peccato di ingenuità. Questo mi è dispiaciuto».
Quanto alla stoccata del presidente della Regione Lombardia, il leghista Attilio Fontana, che ieri ha paventato l’ipotesi di un licenziamento di Pereira, Sala replica. «Invito a tutti a considerare che il cda è sovrano. Se Fontana, che non critico e non biasimo, intende portare avanti un’idea del genere non ha altro da fare che dire al suo rappresentante Daverio di proporre la cosa e oggi non è stato fatto. Daverio non ha nemmeno accennato alla cosa».
«Mi auguro che la Scala continui ad essere il Teatro più bello e più importante del mondo senza avere – ha detto Matteo Salvini – fondi» stranieri.
«Quello della Fondazione e del governo è un dietrofront che ci soddisfa. E’ una decisione di buon senso, figlia delle forti proteste delle opposizioni, tra i primi quella di Fratelli d’Italia che sin da subito aveva espresso la sua forte contrarietà all’ingresso dei sauditi nel Cda del Teatro più importante d’Italia – dice il deputato Federico Mollicone, capogruppo di Fratelli d’Italia in commissione Cultura della Camera – Al contempo però – avverte il parlamentare – alla luce delle parole pronunciate dallo stesso sindaco Sala che ha dichiarato di non aver alcuna preclusione verso l’Arabia Saudita, la battaglia di Fdi non termina. Non vorremmo infatti, che il loro ingresso sia solo stato rinviato e che dalla finestra possa in futuro rientrare quello che oggi è uscito dalla porta».
Ben fatto. Con questa decisione si mette un freno alla viscida invasione islamica in Italia.
Basta svendere e farci comperare da arabi, mussulmani e stranieri in Generale. Difendiamo la nostra cultura e il nostro patrimonio