Pensioni, arrivano le brutte notizie in una lettera dell’Inps: da aprile scatta il taglio

9 Mar 2019 11:46 - di Renato Fratello

A dicembre c’era stato l’annuncio. Ora si passa ai fatti. L’Inps sta inviando a milioni di pensionati italiani una lettera tutt’altro che incoraggiante. «La informo che la pensione a lei intestata è stata ricalcolata a decorrere dal 1 gennaio 2019, in applicazione dell’articolo 1, comma 260 della legge 30 dicembre 2018, n. 145». Iniziano così le comunicazioni dell’Inps. Nel testo, come riporta il Mattino, sono inserite anche le tabelle che contengono il vecchio e il nuovo importo del trattamento previdenziale e il conguaglio che, viene specificato, «sarà trattenuto sulle prossime rate di pensione». Sta entrando nel vivo solo in questi giorni l’applicazione della norma che riduce – per il 2019 e per i due anni successivi – la rivalutazione riconosciuta alle pensioni per adeguarle all’aumento del costo della vita.

Pensioni, i calcoli dell’Inps

La legge di Bilancio era stata approvata a fine dicembre. A quel punto l’Inps non aveva fatto in tempo ad applicare sugli assegni il nuovo schema e così ha pagato con il vecchio sistema le prime tre rate dell’anno. Chiaramente gli importi erano un po’ più alti di quanto dovuto. Ora l’istituto previdenziale ha effettuato i ricalcoli e questa differenza accumulata nei tre mesi dovrà essere recuperata. Gabriella Di Michele, direttore generale dell’istituto, come riporta il Mattino, ha confermato durante un’audizione alla Camera che la rata di aprile sarà la prima calcolata con i criteri aggiornati e che successivamente si procederà ai conguagli, anche quelli (ben più pesanti) originati non dalla rivalutazione ma dal taglio ai trattamenti alti: cioè l’altra misura introdotta con la legge di Bilancio, che prevede decurtazioni con percentuali tra il 15 e il 40 per cento sugli assegni oltre i 100mila euro lordi annui.

Pensioni, che cosa cambia

Con la nuova perequazione, spiega il Mattino, non cambia nulla per le pensioni fino a poco più di 1.500 euro lordi mensili (circa 1.200 netti), ovvero quelle che arrivano fino a tre volte il trattamento minimo Inps, per le quali l’incremento del costo della vita pari all’1,1 per cento viene riconosciuto integralmente. E l’effetto è praticamente insignificante anche tra tre e quattro volte il minimo (cioè fino a circa 2.030 euro lordi al mese, circa 1.550 netti) che si vedono riconoscere il 97 per cento dell’inflazione registrata lo scorso anno. Al di sopra di questa soglia la percentuale di rivalutazione riconosciuta inizia a calare gradualmente, prima al 77 per cento, poi al 52, al 47 e al 45 per arrivare infine al 40 per cento destinato ai trattamenti superiori ai 4.565 euro lordi mensili, che quindi recuperano meno della metà dell’aumento del costo della vita.

Commenti

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  • gaspare 9 Marzo 2019

    per sette anni il blocco e’ stato totale almeno ora qualcosa si vede

    • Francesco Storace 10 Marzo 2019

      Mi pare proprio che non sia così