Scuolabus, egiziano 13enne ha sventato la strage. Il padre: dateci la cittadinanza
Sarebbe stato un ragazzino egiziano di 13 anni, Ramy Shehata, presente sull’autobus delle Autoguidovie dirottato ieri dall’autista senegale 47enne Ousseynou Sy, a sventare la strage a Linate con lo scuolabus pieno di bambini: avrebbe finto di pregare in arabo mentre, in realtà, stava avvertendo il padre che l’autobus era sotto sequestro.
E ora il padre del ragazzo della scuola media Vailati di Crema chiede che, per questo, sia concessa la cittadinanza italiana al giovane che si trovava sullo scuolabus: «Mio figlio ha fatto il suo dovere, sarebbe bello se ora ottenesse la cittadinanza italiana», ha detto Khalid Shehata, il padre di Ramy, il 13enne che ieri ha nascosto il cellulare all’autista sequestratore ed è riuscito a fare la prima telefonata al 112.
«Siamo egiziani, sono arrivato in Italia nel 2001, mio figlio è nato qui nel 2005 ma siamo ancora in attesa di un documento ufficiale – dice Khalid Shehata – Vorremmo tanto restare in questo Paese. Quando ieri l’ho incontrato l’ho abbracciato forte».
E’ uno dei dettagli della vicenda raccontati dal sindaco di Crema, Stefania Bonaldi, secondo la quale tra gli studenti che si trovavano sullo scuolabus sequestrato dall’autista senegalese, nonostante la paura provata in quei momenti «è scattato un gioco di squadra». Un altro ragazzino, infatti, aveva chiamato dopo aver raccolto un cellulare da terra.
E, intanto, la Procura di Milano sta cercando di recuperare il video che Ousseynou Sy ha diffuso ad alcuni amici e parenti in Senegal.
Nel filmato, registrato con il suo cellulare bruciato tra le fiamme del pullman, l’autista dello scuolabus avrebbe annunciato il suo «gesto eclatante» perché «esasperato», a suo dire, dall’attuale situazione dell’immigrazione.
Quel che è certo è che Ousseynou Sy ha nascosto all’Autoguidovie, l’azienda per la quale lavorava come autista, i suoi precedenti penali specifici, anche utilizzando un escamotage.
Nel suo passato risulta un precedente per guida in stato di ebbrezza che gli sarebbe costato la sospensione a tempo della patente, «periodi in cui non avrebbe lavorato mettendosi in malattia, ma senza che l’azienda di trasporti in cui è assunto lo avesse mai saputo», è stato spiegato.
Stesso discorso per l’altro precedente di violenza sessuali su minori, in cui la condanna a un anno con pena sospesa arriva solo nel 2018.
«Anche in questo caso l’azienda non avrebbe saputo nulla», visto che i controlli sui precedenti non sarebbero obbligatori nelle società private.