Storica sentenza sulle “marocchinate”: pensione di guerra a una delle donne violentate

11 Mar 2019 11:00 - di Redazione

Solo nei giorni scorsi è stata resa nota una notizia che ci riporta agli orrori della Seconda guerra mondiale e in particolare l’ondata di stupri che colpì nel maggio del 1944 la popolazione del basso Lazio (province di Frosinone, Latina e Roma) ad opera delle truppe coloniali al seguito dell’esercito francese. Le donne italiane furono offerte come bottino di guerra a marocchini, tunisini, algerini. Una tragedia che trova eco nel romanzo di Alberto Moravia da cui fu tratto il famoso film La Ciociara.

Ebbene ora la Corte dei Conti del Lazio ha riconosciuto a una donna della Ciociaria vittima di stupro il diritto “alla concessione del trattamento pensionistico di guerra per la violenza carnale subìta in periodo bellico da parte di truppe di occupazione”.

Alla fine della guerra lo Stato italiano assegnò alle vittime un risarcimento per il “danno fisico” (una cifra compresa tra le 50 e le 180mila lire). Sarà poi la Corte costituzionale a stabilire che quelle donne hanno diritto anche al risarcimento per “danno morale” e a una pensione di guerra. Numerose donne si fanno avanti con le domande ma le loro istanze vengono respinte. Tre anni fa una donna della Provincia di Frosinone ha deciso di fare ricorso alla Corte dei Conti che le ha dato ragione ritenendo fondata la sua richiesta di una pensione di guerra. Una sentenza di primo grado che apre la strada ad altri ricorsi di questo tipo. Non a caso, spiega l’avvocato Mauro Sabetta, che ha seguito il caso, al quotidiano “Avvenire”, “altre donne mi hanno contattato per fare ricorso alla Corte dei Conti”.

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