Via della Seta, Conte fa il pompiere: nessun rischio di colonizzazione cinese
«Non saremo il cavallo di Troia della Cina in Europa». In una lunga intervista al Corriere della Sera il premier Giuseppe Conte rassicura i partner europei e gli Stati Uniti sulla via della Seta, l’accordo commerciale in fieri con Pechino nell’ambito del Belt and Road, progetto di connettività euroasiatica, che sta suscitando molte polemiche. Nessuna colonizzazione, nessun indebolimento del ruolo dell’Italia, dice Conte cercando di mettere a tacere le critiche sollevate da più parti, opposizioni e Lega, sul rischio di conseguenze geo-politiche che travalicano i confini economici.
Conte: solo un accordo economico
«Con la Cina dobbiamo riequilibrare la bilancia commerciale, attraverso un maggior accesso al mercato cinese per i nostri beni, dall’agroalimentare al lusso, e per i nostri servizi, e qui mi riferisco all’eliminazione delle barriere al mercato degli appalti in Cina», insiste guardando alla visita di Xi Jinping, il presidente della Repubblica popolare cinese, come a una grande opportunità per l’Italia. Poi tranquillizza il riottoso Salvini;: «Nessun rischio di colonizzazione. Le ragioni della prudenza sono pienamente condivise all’interno del governo: la tutela della sicurezza nazionale, anche sul piano economico, è un valore fondamentale che intendiamo rafforzare». Rispetto agli altri Paesi europei e non, che hanno avviato da anni collaborazioni importanti con Pechino, l’Italia formalizza «in modo trasparente la cronice entro cui avviare questa collaborazione, difendendo i principi e le linee del quadro europeo».
La Nato non si tocca
Nessuna frizione con la Casa Bianca? «Con gli Stati Uniti – assicura Conte – il dialogo e l’aggiornamento sono costanti, anche su questo dossier. Per noi, quella di collaborare con la Cina sulla Belt and Road, è una scelta di natura squisitamente economico commerciale, perfettamente compatibile con la nostra collocazione nell’Alleanza atlantica e nel Sistema integrato europeo». E ancora, alle obiezioni avanzate dal Segretario di Stato americano sul rischio di opacità nell’intesa, il premier replica: «Nessun rischio del genere, come si potrà constatare dalla lettura dell’accordo». Le telecomunicazioni e la sicurezza cibernetica, come per l’intelligence, sono al centro dell’attenzione del governo che «seguo io direttamente», assicura Conte. Anche con Juncker nessun problema, il dialogo è costante ripete come un refrain incantato. «Il memorandum con la Cina valorizzerà la strategia dell’Ue». Quanto agli innegabili vantaggi che Pechino riceverà dall’accordo o, peggio ancora, il rischio di penetrazione geopolitica come in Asia e Africa, il premier fa riferimento alla grande opportunità per i nostri porti, Genova e Trieste in primis, come possibili terminali in Europa per la nuova Via della Seta che può giovare a tutto il Mediterraneo, visto che il terminale ferroviario è già stato individuato in Germania.
L’intesa non passa per il Parlamento
Il testo del memorandum con Pechino, negoziato per molti mesi, però non passerà per le aule parlamentari, anche qui anche qui “tutto normale” per il capo del governo: «Non ci sarà un passaggio formale perché non costituisce un accordo internazionale». Come per Tav e autonomie anche l’asse Roma-Pechino si trasforma in un pomo della discordia al tavolo di governo con posizioni opposte tra Lega e 5Stelle. Anche su questo versante Conte è costretto a fare da pompiere: «Il nostro governo ha sempre fimostrato di saper convergere sui temi decisivi per l’interesse del Paese».