25 aprile? Ricordiamo anche il 28 aprile e il massacro partigiano dei 43 giovani legionari a Rovetta
Ora che il 25 aprile è passato, possiamo ricordare il 28 aprile, quando a guerra finita i partigiani della 53° Brigata Garibaldi trucidarono 43 giovani legionari fascisti in una delle loro solite esecuzioni sommarie. L’eccidio avvenne a Rovetta, in provincia di Bergamo, e i giovani assassinati appartenevano alla I DIvisione d’assalto “M” della Legione Tagliamento, inquadrati nella Guardia nazionale repubblicana della Rsi.La divisione dall’ottobre del 1943 operava nel Bresciano, come supporto alle telecomunicazioni e contrasto ai partigiani. Il 26 aprile 1945 i militi della DIvisione, appresa la notizia della fine della guerra, decisero di recarsi a Bergamo guidati dal sottotenente Roberto Panzanelli. Si incamminarono perciò, preceduti da una bandiera bianca, sulla strad adi Rovetta. Qui giunti, consegnarono le armi al locale Comitato di liberazione nazionale, che firmò un documento a tutela dei prigionieri,con garante anche il parroco Bravi, membro dello stesso Cln. I militi vennero poi trasferiti nelle scuole locali, in attesa di essere consegnati o all’esercito del Sud o alle truppe alleate. Ma il 28 aprile arrivarono a Rovetta dei partigiani garibaldini e portarono immediatamente i giovani presso il cimitero per assassinarli. Invano il sottotenente tentò di far valere il documento, che gli venne strappato di mano e calpestato. Al colmo della crudeltà, i partigiani, dopo aver scoperto che Giuseppe Mancini, 20 anni, era il figlio della sorella di Mussolini Edvige, lo costrinsero ad assistere all’esecuzione sommaria di rtutti i suoi camerati, prima di assassinarlo. Durante il trasferimento al cimitero un giovane milite, Fernando Cascioli, riuscì fortunosamente a fuggire e rimase nascosto tre mesi prima di poter tornare nella sua città, Anagni. La responsabilità dell’orrenda strage compiuta a guerra finita fu attribuita a tale Paolo Poduje, detto Moicano, originario di Lubiana e quindi verosimilmente in contatto coi boia di Tito, che anni dopo ammise di aver dato l’ordine di fucilazione sommaria. Sembra che Poduje fosse invischato coi servizi segreti britannici. Nel 1946 la procura di Bergamo aprì un’inchiesta ma nel 1951 stabilì che non fu uno sterminio ma un’azione di guerra, in quanto nel Bergamasco l’occupazione finì il 1° maggio. Però il tribunale non tenne conto che si trattava di prigionieri disarmati che si erano arresi al nemico, fiduciosi della sua correttezza e lealtà. C’è sempre la convenzione di Ginevra, se i tribunali non vollero fare il loro dovere. A guerra finita, senza processo: non si può certo parlare di operazione di guerra, ma solo di barbaro sterminio. Impunito come molto crimini partigiani. Le vittime della furia partigiana avevano dai 15 ai 22 anni.
Pubblichiamo l’elenco delle vittime:
- ANDRISANO Fernando, anni 22
- AVERSA Antonio, anni 19
- BALSAMO Vincenzo, anni 17
- BANCI Carlo, anni 15
- BETTINESCHI Fiorino, anni 18
- BULGARELLI Alfredo, anni 18
- CARSANIGA Bartolomeo Valerio, anni 21
- CAVAGNA Carlo, anni 19
- CRISTINI Fernando, anni 21
- DELL’ARMI Silvano, anni 16
- DILZENI Bruno, anni 20
- FERLAN Romano, anni 18
- FONTANA Antonio, anni 20
- FONTANA Vincenzo, anni 18
- FORESTI Giuseppe, anni 18
- FRAIA Bruno, anni 19
- GALLOZZI Ferruccio, anni 19
- GAROFALO Francesco, anni 19
- GERRA Giovanni, anni 18
- GIORGI Mario, anni 16
- GRIPPAUDO Balilla, anni 20
- LAGNA Franco, anni 17
- MARINO Enrico, anni 20
- MANCINI Giuseppe, anni 20
- MARTINELLI Giovanni, anni 20
- PANZANELLI Roberto, anni 22
- PENNACCHIO Stefano, anni 18
- PIELUCCI Mario, anni 17
- PIOVATICCI Guido, anni 17
- PIZZITUTTI Alfredo, anni 17
- PORCARELLI Alvaro, anni 20
- RAMPINI Vittorio, anni 19
- RANDI Giuseppe, anni 18
- RANDI Mario, anni 16
- RASI Sergio, anni 17
- SOLARI Ettore, anni 20
- TAFFORELLI Bruno, anni 21
- TERRANERA Italo, anni 19
- UCCELLINI Pietro, anni 19
- UMENA Luigi, anni 20
- VILLA Carlo, anni 19
- ZARELLI Aldo, anni 21
- ZOLLI Franco, anni 16
ONORE