Alitalia, commedia infinita. Tutti gli errori commessi dai vari “salvatori della patria”

30 Apr 2019 10:13 - di Giuseppe Menardi
Alitalia

Leggendo certe notizie e osservando l’azione del Governo mi chiedo come sia possibile che continuiamo a ripetere gli stessi errori. Da oltre vent’anni il Governo cerca una soluzione ai problemi economici di Alitalia, impegnato ad evitare il fallimento della Compagnia. L’azione di salvataggio era sempre garantita attraverso la partecipazione diretta o indiretta dello Stato in funzione della fantasia dei “vari salvatori della patria”. Oggi siamo all’ennesima ripetizione della scena in commedia.

Alitalia, le Ferrovie non scoppiano di salute

Il pilastro su cui poggia la nuova operazione si chiama innanzitutto FS. È curioso come la società di trasporto ferroviario sia diventata la cassaforte delle infrastrutture di trasporto italiano includendo prima Anas e oggi Alitalia. Le Ferrovie non scoppiano di salute. È vero che grazie alla Alta Velocità Torino-Napoli e ai ricchi contratti di servizio Fs incassano molto denaro, ma la rete soprattutto nel Sud resta scarsa, inefficiente, obsoleta, indegna dell’Italia. Perciò se hanno denaro da investire sarebbe opportuno che lo investissero nell’ammodernamento della rete. Così com’è incredibile che oggi il nuovo partner di punta di Alitalia possa essere il gruppo che gestisce l’autostrada A24. Cioè quella autostrada, che dopo il crollo del ponte Morandi, il ministro Toninelli ci aveva indicato come insicura, trascurata, l’esempio dell’incuria della gestione del sistema autostradale.

Progetto industriale di mobilità

Allora è inevitabile chiedersi: se questa società ha il denaro per investire in Alitalia non sarebbe opportuno che prima lo investisse nel suo business istituzionale e cioè l’ammodernamento e la manutenzione della A24? È urgente che il Governo presenti al Parlamento un progetto industriale sulla mobilità che tenga insieme le opportune esigenze di uno Stato democratico moderno. Innanzitutto la necessaria complementarietà dei diversi sistemi di trasporto, la proprietà pubblica o meno delle infrastrutture, la indifferibilità di disporre di trasporti efficienti e competitivi senza rinunciare perciò alla realizzazione per esempio della Tav sull’altare di una opposizione che non ha nessuna ragione di esistere. In sostanza Alitalia dopo 8 miliardi spesi per la sua conservazione in vita, deve essere considerata in un quadro complessivo che concerne oltre alle ragioni di carattere specifico della mobilità, anche per quelle di natura economica. E cioè ancora una volta sarà lo Stato sotto mentite spoglie a mettere il denaro?

Come nacque l’Amstrak

In un sistema capitalistico non c’è nessun impedimento affinché un’azienda sia di proprietà pubblica. Ma non deve essere nemmeno il pregiudizio che decide se l’Italia può garantire un sistema efficiente di trasporto complessivo, compreso quello aereo senza disporre di una compagnia di bandiera. Negli Usa, quando le grandi compagnie di trasporto ferroviario si trovarono in perdita, incapaci di rinnovarsi, portarono i libri in tribunale. Nacque così l’Amtrak di proprietà sostanzialmente dello stato federale che con un sistema di tipo assolutamente privatistico gestisce la compagnia in attivo. Certo operazioni di questa natura hanno bisogno di competenza, determinazione, tempo, tutte caratteristiche che confliggono con la necessità di chi, viceversa, immagina di risolvere il problema con un tweet .

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