Alitalia, una “bomba” nelle mani di Di Maio. In ginocchio da Toto, con l’incubo Autostrade
Conto alla rovescia sul dossier Alitalia, ennesima patata bollente per il ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio. Il Governo punta a chiudere la partita con Fs, Delta e un altro soggetto che è ancora da individuare ma che nelle prossime ore potrebbe concretizzarsi. In pista, infatti, secondo quanto apprende l’Adnkronos, ci sarebbero due fondi di investimento e anche il gruppo Toto che dovrebbe presentare una proposta martedì ma che ieri ha smentito, mettendo in serio imbarazzo lo stesso Di Maio, che ne è il principale sponsor. Atlantia, invece, almeno per ora non ha presentato alcuna proposta e difficilmente lo farà se confermerà la posizione assunta dall’ad Giovanni Castellucci pochi giorni fa durante l’Assemblea degli azionisti del gruppo e l’ostilità del governo verso Autostrade, dopo la vicenda del crollo del Ponte Morandi a Genova.
“Speriamo che Alitalia venga risanata, ristrutturata e rilanciata per poter competere. Ma lo capite anche voi: abbiamo talmente tanti fronti aperti che aprirne un altro particolarmente complesso non ce lo possiamo permettere”, ha affermato il 18 aprile scorso Castellucci.
La sensazione, comunque, è che a quattro giorni dal termine per la presentazione dell’offerta vincolante ai tre Commissari della compagnia in amministrazione straordinaria (Gianfranco Discepolo, Enrico Laghi e Stefano Paleari) i nodi inizino a sciogliersi.
Il gruppo Fs è pronto ad investire circa 260-270 milioni di euro per il 30% della nuova Alitalia. Delta Air Lines, dal canto suo, avrebbe messo sul piatto circa 100 milioni di euro per il 15% della compagnia. Il Mef, invece, potrebbe arrivare al 15% convertendo gli interessi del prestito ponte concesso al vettore in questi due anni di procedura concorsuale che già superano i 100 milioni di euro.
Per il restante 40% quindi in ballo ci sarebbero anche due fondi di investimento e Toto, che, però, ufficialmente, al momento preferisce trincerarsi dietro una smentita. Proprio ieri, infatti, sono trapelate indiscrezioni circa un interesse di Riccardo Toto, il figlio dell’ex patron di Air One. Secondo questa ipotesi che potrebbe essere formalizzata martedì Toto potrebbe rilevare una quota intorno al 20-30% della Newco che rileverà la compagnia aerea italiana.
Il gelo dei sindacati su Toto
Intanto un eventuale coinvolgimento di Toto nel dossier è stato accolto con ‘freddezza’ dai sindacati visti i trascorsi del passato. L’Alitalia privata dei ‘patrioti coraggiosi’, nata dalle ceneri del crac del 2008, aveva imbarcato infatti anche Carlo Toto, l’imprenditore abruzzese e fondatore della compagnia Air One che fu poi venduta e fusa dentro Alitalia. “Non è una bella notizia perché Toto rappresenta il ‘vecchio’ di Alitalia. Non è una soluzione proponibile”, sottolinea Claudio Tarlazzi, il segretario generale della Uiltrasporti. “Non si può riproporre Toto quando Alitalia si accollò Air One. Fu una fase poco chiara e profittevole solo a Toto. Per Alitalia c’è bisogno di un piano industriale di rilancio, con investimenti veri”, sottolinea ancora Tarlazzi.
Per il segretario generale della Fit-Cisl, Salvatore Pellecchia, invece, più che l’azionariato “il tema vero è chi gestirà l’azienda e quale piano industriale verrà elaborato”. Indipendentemente da chi li mette, aggiunge il sindacalista, “conta come i soldi saranno usati. Rilanciare Alitalia vuol dire aiutare l’economia italiana: siamo un paese a vocazione turistica e la seconda manifattura d’Europa”. Il segretario nazionale della Filt Cgil Fabrizio Cuscito, invece, si dice “molto preoccupato” rispetto alla scadenza del 30 aprile. “In assenza di risposte dal Governo entro quella data saremo costretti a muoverci con una mobilitazione dei lavoratori”, minaccia il sindacalista.
Il pessimismo dei leghisti
Una cosa certa è che il tempo stringe. Anche per il vice ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti ed esponente della Lega, Edoardo Rixi, “si è già aspettato troppo” su quel dossier. “Ora vediamo quello che succede. Non vedo al momento soluzioni, sono molto scettico sulla situazione. C’è la necessità di stringere e mi auguro che chi si deve occupare di questo dossier lo faccia con la maggior perizia possibile. Siamo al novantesimo, possiamo ancora fare gol e vincere la partita. Ma qualcuno deve segnare”, sottolinea il viceministro che, rispetto ad un possibile coinvolgimento di Toto, glissa, osservando che “fino a ieri le società concessionarie di autostrade sembravano essere il male assoluto. Ora si chiede alle stesse società di intervenire”. Comunque, rileva Rixi, “io tifo per il Governo. Se arriverà una soluzione sono contento”.
Giovanni Bisignani, l’ex ad di Alitalia tra il 1989 e il 1994, non si sbilancia sull’eventuale ingresso di Toto nell’azionariato della compagnia al fianco di Mef, Fs e Delta ma si dice scettico sul modello che viene seguito. “L’idea di un ingresso di Fs nel capitale sociale di Alitalia è un’idea che purtroppo non ha mai avuto successo nel mondo. C’è stato solo un caso nel mondo, in Canada, in cui è stata lanciata un’iniziativa di questo tipo ma è fallita dopo sei mesi e non è andata avanti. Non esiste nessun tipo di sinergia tra una società che opera nel trasporto aereo e una che opera nel settore ferroviario”, sottolinea Bisignani.
“In Alitalia, da quando sono entrati in campo i tre Commissari Gianfranco Discepolo, Enrico Laghi e Stefano Paleari ma anche prima con Luigi Gubitosi, è stato fatto un buon lavoro in questi ultimi anni. Oggi come oggi devo dire che la società sta camminando abbastanza bene: è migliorata la puntualità, sono migliorati i servizi ed è migliorata l’affidabilità. Ma ora c’è la necessità di avere dei fondi. Alitalia non ha più una lira”, sottolinea Bisignani.
L’incubo di una bocciatura della Ue
La spada di Damocle sospesa sopra Alitalia è anche quella legata alla questione europea che non permetterà allo Stato italiano di aiutare la compagnia con ulteriori fondi o con una quota troppo consistente nel capitale sociale. “Il rischio più grosso per Alitalia è che l’Ue abbia da ridire su un eventuale ingresso dello Stato con una quota troppo importante nel capitale sociale dell’ex compagnia di bandiera. Vieterebbe un’operazione di questo tipo“, sottolinea l’ex ad di Alitalia che è stato anche ai vertici della Iata (International Air Transport Association) dal 2002 al 2011. Il rischio, quindi, “è che il Governo sottovaluti la valutazione che poi farà Bruxelles sull’operazione. E’ già un’anomalia questo fido statale che è stato prolungato più volte”. A questo punto, quindi, l’unica speranza per Alitalia “è trovare un partner industriale europeo”.