Castrazione chimica, la Bongiorno: «Chi dice che è preistoria non sa di che parla»
La castrazione chimica «è una terapia all’avanguardia, altro che preistoria. Si tratta di un trattamento farmacologico, accettato a certe condizioni – che io condivido – dal Consiglio d’Europa». Ad affermarlo è il ministro per la Pubblica amministrazione, Giulia Bongiorno, in un’intervista ad Avvenire. «Di certo il nome evoca ferocia, ma la castrazione chimica non ha niente a che vedere con la castrazione fisica. È un trattamento inibitorio della “libido”, che deve essere volontario e del tutto reversibile. Inoltre ci dovrà essere il consenso pieno e informato della persona che vi si sottopone. Una volta spiegate bene tutte queste cose, sono convinta che le incomprensioni con gli alleati potranno essere superate».
«La castrazione chimica è volontaria e reversibile»
«Con un disegno di legge organico che spieghi meglio il provvedimento si capirà bene che si tratta di una misura che – essendo volontaria e reversibile – è adeguata all’esigenza di prevenire la reiterazione di alcuni reati gravi, come la pedofilia», spiega la Bongiorno. Poi una precisazione: «La famiglia sta a cuore alla Lega, e già molto è stato fatto. Io credo che vada ancora di più aiutata la donna. Ad esempio, come Pubblica amministrazione, interverremo sulla conciliazione famiglia-lavoro. Stiamo facendo dei progetti in tal senso, soprattutto per il periodo delle chiusure delle scuole. La formula dello smart working (lavoro agile) va incentivata: è uno strumento importante, ma ad oggi poco utilizzato».