Delinquenti comunisti, Sergio Ramelli vivrà sempre nelle nostre battaglie
Non riusciranno mai a cancellare dalla nostra memoria il ricordo di Sergio Ramelli. Lui vive mentre loro si macerano nell’odio. Loro, uguali a quei delinquenti che lo aggredirono in gruppo, con viltà e chiavi inglesi in mano. Lo massacrarono, fini’ in coma e 47 giorni dopo Nostro Signore se lo portò in Paradiso.
E ieri i loro tardoemuli cercavano il bis. Con le loro urla sguaiate. Ai suoi ideali puliti – i nostri – gridavano allora che “uccidere un fascista non è reato”. Ora, come svillaneggiava un delirante comunicato della sinistra rifondarola, fanno anche peggio se possibile. E scrivono vergognosamente che “i morti sono stati vivi e che la loro fine, anche se tragica, non cancella scelte e militanza”. È la firma, 44 anni dopo, su un delitto spietato. Costoro fanno i rivoluzionari ma pretendono coccole dal potere, anche quello attuale. Che vergogna, prefetto di Milano per quel corteo vietato fino all’ultimo a chi voleva onorare Sergio, con tanto di manganellata a un manifestante. E che pena per la pagliacciata consentita invece ai cosiddetti antifascisti che hanno potuto sfilare con i loro toni truculenti.
Un prefetto che non capisce
C’è Salvini agli Interni, ma nemmeno lui riesce a garantire un corteo alla comunità che subì quell’infamia. Hanno dovuto forzare per ottenere un diritto sacrosanto. Eppure gli anni di piombo, le aggressioni, i pedinamenti – come ha significativamente ricordato ieri Fabio Rampelli – erano triste pane quotidiano per ciascuno di noi. Ma la prefettura di Milano ha finto di non capirlo.
Grazie a Ignazio La Russa per quel video a ricordo di Sergio Ramelli e per aver affermato una verità inequivocabile. Fu una aggressione vigliacca, altro che scontri tra estremisti. E saranno denunciati i giornalisti che hanno scritto questa infamia contro chi non si può più difendere. Saranno i quattro autori del libro “Sergio Ramelli una storia che fa ancora paura” ad agire anzitutto contro Il Corriere della Sera e anche contro Repubblica. Grazie a Guido Giraudo, Andrea Arbizzoni, Francesco Grillo, Paolo Severgnini.
Anche così si difende la memoria di Sergio. Denunciando la violazione dell’art. 656 del codice penale per la “pubblicazione e diffusione di notizie false, esagerate o tendenziose atte a turbare l’ordine pubblico” che si somma alla chiara diffamazione attuata con gli articoli dei due giornali citati e altri ancora. Una denuncia che peraltro appare necessaria stante l’assenza di una doverosa smentita e di un chiaro riconoscimento della figura immacolata di Ramelli.
Patetici antifa’
Noi, ancora oggi, non riusciamo a non indignarci per l’oltraggio continuo alla memoria di Sergio. Sembra di rivivere quegli anni, con i teppisti rossi che ci colpivano e i giornalisti che li proteggevano. Non ne avevano diritto allora e men che meno oggi. Ecco perché ieri sera c’era comunque tanta militanza a commemorare Sergio Ramelli. Perché nessuno riuscirà a farci dimenticare il suo volto pulito e il suo atroce martirio. Se 44 anni dopo, una comunità ne onora il sacrificio è perché Egli era molto più degno dei suoi carnefici. E fanno davvero pena quei ridicoli e patetici antifa’ che non si rendono conto – nei loro cervelletti malati – di quanto danno provocano alla democrazia italiana.
Criminali ieri, mentecatti infantili oggi. Quei pugni chiusi dateveli in testa e magari rinsavirete.
Sergio Ramelli ? PRESENTE sempre nei nostri cuori !!!
I sinistri sono ancora fermi alla guerra civile 1945/47, perchè non hanno pagato dazio ed è per questo che non ci potrà mai essere una pacificazione vera. I comunisti di oggi alzano il simulacro della Resistenza solo per fini politici, di potere e strumentali, ma ormai il cavallo è bolso…………”non il tira minga”…………….dei valori della Resistenza, loro, hanno fatto strame per 70 anni.
Si nasce tutti allo stesso modo ma è nella crescita che si cambia. Se sei sano, corretto, onesto e giusto diventi di destra. Se odi, sfrutti, approfitti, uccidi senza ragione, manifesti per destabilizzare, allora diventi di sinistra…. semplice equazione.