Legittima difesa, i dubbi del Quirinale: in settimana la legge rischia la bocciatura
Non è stata ancora firmata e promulgata dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, la legge sulla
legittima difesa, approvata in via definitiva dal Senato il 28 marzo scorso. In settimana sono dunque attese le decisioni del Capo dello Stato, visto che, in base all’articolo 73 della Costituzione, ha un mese di tempo per promulgare il provvedimento, a meno che, con messaggio motivato, non ne chieda un nuovo esame al Parlamento.
Dal Quirinale, complici anche i giorni di festa, trapela poco o nulla su quelle che potrebbero essere le decisioni del Presidente della Repubblica, che si concederà ancora qualche ora di riposo, prima di rientrare al Colle e riprendere in mano il dossier, sul quale comunque è stata già avviata l’istruttoria. Come ha più volte ricordato lo stesso Mattarella, il Capo dello Stato può chiedere alle Camere di riesaminare il testo qualora ravvisi “evidenti profili di illegittimità costituzionale”, fermo restando che, in base all’articolo 74 della Costituzione, la legge va promulgata se riapprovata in modo identico. Finora una sola volta nel corso del suo mandato l’attuale Presidente della Repubblica ha rinviato al Parlamento una legge, quella sulle mine antiuomo il 27 ottobre 2017.
Può tuttavia accadere che il Capo dello Stato, per varie ragioni tecniche e politiche, decida di promulgare comunque una legge, accompagnando però la sua decisione con lettere ai presidenti delle Camere e del Consiglio, nelle quali si registrano rilievi che si ritiene debbano restare in ogni caso agli atti. Da ultimo è accaduto il 29 marzo scorso, quando Mattarella ha accompagnato la promulgazione della legge che istituisce la commissione parlamentare di inchiesta sulle banche, con una lettera ai presidenti del Senato, Elisabetta Casellati, e della Camera, Roberto Fico, per ricordare i limiti d’azione dell’organismo parlamentare rispetto all’attività creditizia.
In precedenza Mattarella, il 4 ottobre dello scorso anno, nell’emanare il decreto legge sicurezza, aveva scritto al
presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, avvertendo “l’obbligo di sottolineare che, in materia, come affermato nella Relazione di accompagnamento al decreto, restano ‘fermi gli obblighi costituzionali e internazionali dello Stato’, pur se non espressamente richiamati nel testo normativo, e, in particolare, quanto direttamente disposto dall’articolo 10 della Costituzione e quanto discende dagli impegni internazionali assunti dall’Italia.
Non sia mai che, per una volta, venga promulgata una legge che difenda Abele invece di Caino! D’altronde, come oramai da troppi anni, è stato eletto un presidente emanazione della sinistra ed allineato a sinistra, non in sintonia con la maggioranza dei cittadini italiani. Ci pensino bene i parlamentari eletti quando si dovrà eleggere un nuovo presidente…